Inativi digitali forse sorrideranno nel vedere gomitoli di lana stesi da un computer all'altro per spiegare internet. La stessa reazione l'avranno nel sentire paragonare l'email a un piccione viaggiatore. Ma per i più anziani, o per quella parte di italiani che ancora non “naviga” (si dice sia addirittura il 40%), è un modo per apprendere i primi rudimenti del mondo del web. Ridendoci pure sopra. Non per lo stesso motivo dei giovani, ma per il fatto che a fare lezione è il capitano Tommasi (Simone Montedoro) e soprattutto che gli alunni sono il maresciallo Cecchini (Nino Frassica) e Pippo il sagrestano (Francesco Scali). È insomma, come si dice in gergo, lo “spin off” di Don Matteo, ovvero una serie, Complimenti per la connessione, derivata dalla celeberrima fiction del prete detective prodotta dalla Lux Vide: venti appuntamenti di sei minuti dall'11 luglio subito dopo il Tg1 della sera per spiegare cosa sono i social network, lo streaming, cos'è un hashtag, cosa significa taggare e come difendersi dalla posta spam. Anche il set è lo stesso: l'immaginaria caserma dei carabinieri a Spoleto dove a gennaio riprenderanno pure le riprese della fortunata serie con Terence Hill giunta all'undicesima edizione. L'espediente di Complimenti per la connessione è duplice: da una parte il maresciallo Cecchini che deve preparare il concorso per la promozione; dall'altra Pippo che vuole entrare nell'Arma per liberarsi dalle grinfie di Natalina. Don Matteo aleggia al telefono. Dei sei minuti della sit com, la metà se ne vanno con gli sketch di Frassica e Scali, mentre l'altra metà è presa dalla breve e didascalica lezione di Montedoro seguita da animazioni e grafici esplicativi. Della serie cosa si può fare con uno smartphone oltre a telefonare e a farsi un selfie. Tante funzioni pari a quelle di un coltellino svizzero. Siamo insomma di fronte al primo progetto di inclusione digitale prodotto da Luca Bernabei con RaiFiction, gli sceneggiatori Fabio Morici, Marco Diotallevi e lo stesso Nino Frassica, la regia di Valerio Bergesio. L'obiettivo è ridurre il “digital divide” (altro termine da lezione). Intanto, tra un sorriso e l'altro si impara qualcosa nella speranza che un Paese più connesso sia realmente un Paese migliore. Anche se poi dovremmo imparare ogni tanto a disconnetterci per connetterci con la realtà. E allora venti lezioni non basteranno.