La famiglia è cambiata, è vero: si è allargata e complicata. Speriamo però che quella incattivita raccontata da Gabriele Muccino in A casa tutti bene, dapprima al cinema e ora in tv, sia un'eccezione, o quantomeno che i toni del racconto siano forzati come si conviene alla messa in scena di un dramma. Il film è disponibile su Amazon Prime Video, mentre da lunedì sono in onda su Sky Serie i primi due episodi degli otto previsti di A casa tutti bene - La serie. La storia, in entrambi i casi, è quella di una famiglia proprietaria di un noto e redditizio ristorante. Al centro ci sono padre, madre e tre figli. Attorno ruotano coniugi, ex coniugi, compagni, amanti, figli di varie relazioni e un altro ramo familiare. Sia nel film che nella serie tv si ritrovano inizialmente tutti insieme per festeggiare un anniversario. Dopo di che i diversi sviluppi tra cinema e televisione (con gli stessi personaggi, ma con attori diversi) portano ugualmente a violenti scontri tra parenti che evidenziano la farsa della famiglia perfetta. In realtà tutti (o quasi) si odiano. Nessuno è felice: vorrebbe esserlo, ma la famiglia diventa un ostacolo alla felicità individuale. Nel film, che al momento appare più duro della versione televisiva, ci sono alla fine anche dei piccoli segnali di speranza. La serie tv non sappiamo come andrà a finire, anche perché le situazioni e gli intrecci sono diversi, ci sono segreti da scoprire che tengono viva l'attesa e l'attenzione. Resta invariato il quadro familiare fatto di tradimenti, separazioni, figli contesi, sotterfugi, debiti e bugie, che Muccino ha la capacità (gli va riconosciuta) di rendere (purtroppo) appetibile al telespettatore, complice un buon cast di attori, ambientazioni suggestive e un uso sapiente della musica, a partire dalla sigla di Jovanotti.