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A Cannes i dilemmi del mondo sociale

Goffredo Fofi venerdì 19 maggio 2017

Aver fatto in passato il critico di cinema mi ha permesso di vedere in anteprima i film italiani che verranno presentati al carnevale di Cannes – un gonfio incontro commercial-corporativo-spettacolare, come è ormai di tutti i festival o quasi. Non ne parlerò da critico, però, non sarebbe corretto e saranno altri a farlo. I due film che ho visto e che, questo posso dirlo, mi sono entrambi piaciuti e mi hanno entrambi commosso, parlano di periferie ed emarginazione, ma anche dei “buoni” che cercano di metter rimedio ai disastri della società, provocati da “cattivi” che non si vedono, finanzieri, politici, amministratori, “padroni”. Altri due film italiani, pur sempre nelle sezioni minori, saranno a Cannes, ma ho molti motivi per dubitarne. Li vedrò, e ne dirò a suo tempo, ammesso che ne valga la pena. I film di Roberto De Paolis (Cuori puri) e Leonardo Di Costanzo (L'intrusa) parlano di quell'Italia a rischio, di giovani e meno giovani coinvolti nella marcescenza di una società allo sbando quale è la nostra, afflitta da una classe dirigente tanto ipocrita quanto incapace e, fondamentalmente, intimamente corrotta. Parlano anche, non troppo sullo sfondo, di “operatori sociali” ma mentre nel primo ci si trova di fronte a un ambiente cattolico, nel secondo essi sono o appaiono come sostanzialmente laici e però molto più minoritari di quanto non appaiono i “volontari” del primo. I dilemmi degli operatori sono scavati più nel secondo che nel primo (ne sono il fulcro) ma la “morale” che muove gli operatori è bensì sostanzialmente cristiana, e anche cattolica pur se non viene esplicitata; nel primo si parla esplicitamente di mondo cattolico, e si dimostra, mi pare, come esso sia il solo a reagire ai dilemmi del tempo, di fronte a una sinistra che non c'è più, a un mondo “laico” o “liberale”, di centro o di destra, che ha dimostrato negli ultimi decenni, dagli anni ottanta in avanti, tutta la sua aridità, e in sostanza la sua scelta decisa della parte in cui collocarsi, al cui servizio mettersi. Si attende, ci si augura un film che oltre a dimostrare la vitalità del mondo cattolico in rapporto al fallimento pieno della sinistra e del centro e della destra (in sostanza tutti dentro un'unica proposta di civiltà e di società) come un dato di fatto, entri nel vivo delle contraddizioni non solo degli operatori (o “attivisti” come li si chiama altrove) ma anche affronti e racconti il mondo cattolico di oggi, per esempio la vita delle parrocchie, per esempio la normalità delle situazioni e dei problemi, per esempio la collocazione – e di conseguenza le responsabilità – dei cattolici nei gangli “normali” delle attività sociali e amministrative non solo assistenziali, e non solo la loro presenza sulle frontiere più delicate e complesse.