scaffale basso 15 febbraio
macina sogni e desideri sconfinati. Susan è la prima a decidere improvvisamente di andar via, lontano da quest’isola che considera noiosa, una terra morta e senza speranze. Andrà a Newcastle, là dove, nella sua fantasia, la città offre infinite occasioni di lavoro, di crescita e di divertimento. Una doccia fredda e un colpo al cuore per Kevin che ha una cotta per Susan anche se non gliel’ha mai detto. E comunque non sente così pressante e profondo il bisogno di andar via da quello che sarà anche un buco ma è il posto dove ha radici. La solitudine e la voce del cuore sono però ragioni più forti per seguire la scelta di Susan e raggiungerla, contro tutti e contro tutto, rincorrendo il suo stesso sogno. Impossibile dire di più della trama di Ombre sulla spiaggia (Rizzoli; 15 euro) di
Aidan Chambers, un grande della scrittura,
insignito nel 1999 del Carnegie Medal e nel 2002 del prestigiosissimo premio Hans Christian Andersen. Un racconto breve che ha il sapore delle storie vere dentro cui i ragazzi possono riconoscersi – reso ancor più vivace dalla traduzione di Beatrice Masini - e che riconferma il valore dell’andare lontano per
veder vicino. Illuminante la nota dell’autore, la storia di questo racconto - il primo scritto e pubblicato nel 1968
quando Chambers era insegnante di lettere e sognava di diventare autore – nato dal desiderio di scrivere una storia di vita quotidiana, ordinaria e straordinaria insieme, di persone come i suoi allievi, quindicenni refrattari alla lettura e con pochi entusiasmi. Un successo. Dai 14 anni
Che ci fa un pesce rosso accomodato tra i rami di un albero stilizzato? E’ la quarta di copertina a illuminare l’illustrazione e il titolo, Un pesce sull’albero,
di questo romanzo firmato dall’autrice americana ex insegnante, Lynda Mullaly Hunt: una frase attribuita, chissà se a ragione, ad Albert Einstein: "Ognuno di noi è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido". In questo caso il pesce è una ragazzina geniale ma con grandi difficoltà nella lettura e nella scrittura. Ally Nickerson è la tipica allieva che gli insegnanti non vedono nella sua complessità e non sapendo da che parte prenderla, preferiscono considerarla lavativa, disimpegnata, ribelle e strafottente. E in fin dei conti irrecuperabile. Si limitano a rifilarle note e a incitarla a impegnarsi, a fare di più, pensando che le sue prove negative siano esclusivamente questione di volontà. E poi ci sono i compagni, mai teneri con le sue incapacità, anzi, violenti e arroganti, crudeli e maliziosi salvo pochi. Convinta di essere odiata dal mondo intero, Ally diventa bersaglio di critiche feroci, violenze verbali, prepotenze ed esclusioni che metterebbero fuori gioco chiunque. Del resto chiunque in quelle condizioni si sentirebbe stupido e incurabile. Poi un giorno arriva il signor Daniels, un supplente attento alle personalità e alle capacità dei ragazzi, un giovane pieno di idee nuove su cosa significhi insegnare. Non travasare saperi da una mente all’altra ma suscitare riflessioni, fare domande, chiedere racconti e risposte sul proprio mondo interiore. E’ lui a scoprire le doti di Ally a capire che non è per nulla una ragazza limitata, ma al contrario una persona creativa e con un’intelligenza rara e brillante che procede con schemi diversi dalla media. Sarà lui a capire quale tortura siano le parole da leggere o scrivere per Ally, alle prese però con una dislessia che nessuno ha riconosciuto dietro la sua arte sottile di nascondere le difficoltà. Lui a ridarle fiducia nelle proprie risorse e nella propria capacità di imparare. Oltre che nella possibilità di essere aiutata. Un pesce sull’albero racconta la doppia faccia della scuola di ogni latitudine, quella spiccia e ripetitiva che esige la normalità e premia il conformismo e quella che guarda con attenzione a ogni singolo e cerca strategie adeguate alle differenti capacità di apprendimento.
E’ eloquente la dedica dell’autrice ai ragazzi che cercano “con ostinazione di affrontare le sfide della vita” e
“agli insegnanti che vedono il bambino prima dello studente, che ci ricordano che ciascuno di noi ha talenti particolari da donare al mondo, che incoraggiano a distinguersi anziché ad adattarsi”. Pubblica l’editore Uovonero (14 euro) nel consueto font ad alta leggibilità. Dai 12 anni
La normalità è una condizione tranquillizzante, ecco perché la preferiamo a ogni eccentricità e a ogni stranezza, situazioni di per sé destabilizzanti. Nel paese del bambino protagonista del nostro racconto, la gente si è così assuefatta alla normalità da non farsi sorprendere più da nulla, da non farsi mai prendere da un’emozione, da una sorpresa o da un turbamento. La vita lì trascorre piatta e piena di routine, finché non accade un fatto davvero strano, incredibile: una sera improvvisamente dal lago sale una nebbia mai vista prima, così fitta ma così fitta da rappresentare una spessa coltre che nasconde tutto. Un muro spesso, man mano più scuro e fetido. Non solo, di punto in bianco anche il calendario dà i numeri, anzi i numeri li perde proprio. Mentre i mesi e i giorni spariscono nel nulla pure gli orologi si fermano. Il problema è che senza queste coordinate la vita di tutti si sballa e il tempo diventa difficile da ristabilire. Il muro di nebbia impedisce alla gente di muoversi, pena la possibilità di perdersi, e la confusione sui giorni della settimana manda in tilt scuole e fabbriche; la vita quotidiana diventa caotica e le persone aggressive. Situazione tragicomica quella proposta da
Andrea Vitali nel suo nuovo romanzo Nel mio paese è successo un fatto strano (Salani; 13,90 euro). Una storia paradossale, arguta e venata di humor per raccontare con lo sguardo stupito e ingenuo di un bambino l’apatia del nostro tempo. Dai 14 anni