All’anagrafe era Henryk Goldszmit ma si faceva chiamare Janusz Korczak, come l’eroe di un romanzo storico dell’Ottocento. Per i suoi ragazzi, però, è sempre stato Pan Doktor, il signor Dottore. Ebreo polacco, pediatra, scrittore e poeta ma per tutta la vita direttore della Casa dell’Orfano di Varsavia, aveva capito che per far star bene i bambini non bastavano le medicine. Che gli adulti dovevano prendersi cura con grande rispetto della loro educazione. E lui fu un educatore coraggioso, pieno di idee nuove che si scontrarono però con la follia del nazismo. Chi era il dottor Korczak e quale è stata la storia della comunità di bambini da lui voluta, organizzata come una vera Repubblica, con un Parlamento, Leggi e Tribunali, lo scopriamo tra le pagine di questo grande albo illustrato da Maurizio A.C. Quarello con i testi di Irène Cohen-Janca: L’ultimo viaggio (Orecchio Acerbo; 16,90 euro). È lui in copertina, in testa al corteo dei bambini dell’orfanotrofio fino ad allora vissuti in una bella casa, costretti il 29 novembre 1940 ad attraversare Varsavia con carri, materassi, viveri e carbone per trasferirsi nel ghetto: una città-prigione nella città, circondata da mura e sorvegliata dai soldati, creata dai nazisti per rinchiudervi gli ebrei. Ad altri trasferimenti furono obbligati i bambini, in luoghi sempre più malsani e tristi, dove patirono fame e privazioni. Fino al 5 agosto 1942 quando in 192 con il loro dottore furono deportati, senza ritorno, nel lager di Treblinka. Dai 10 anni.