1943, bersaglio di Simone Weil la tendenza totalitaria insita nei partiti
Coloro che sono infastiditi e allarmati dagli eccessi ideologici e verbali della competizione politica, capiscono di che parlo. Nel 1943, quando l'Europa e il mondo erano precipitati nella catastrofe della guerra mondiale, Simone Weil, a 34 anni ma già alla fine della sua vita, scrisse uno dei suoi saggi più provocatori: Sulla soppressione dei partiti politici (da noi già presentato nei giorni scorsi).
È un testo poco noto e molto frainteso. Si accusa la Weil di volere una società dominata da un partito unico, l'esatto contrario delle sue intenzioni. Il suo bersaglio era invece proprio la tendenza "totalitaria" insita nell'idea di qualunque pensiero e verità "di partito". Invece che incrementare il pluralismo, le organizzazioni politiche permanenti impediscono in realtà ai singoli una vera libertà e indipendenza di pensiero.
Il meccanismo tristemente noto agisce anche oggi che la lotta fra democrazia, comunismo e fascismo, caratteristica del Novecento, è esaurita. Chiunque dica qualcosa in contrasto con lo spirito di corpo della propria parte politica è accusato di «fare il gioco dell'avversario».
Ma sarebbe bene allentare o abolire i legami di appartenenza. Una certa confusione fra destra e sinistra potrebbe favorire il rispetto della verità di fatto contro l'idolatria.