C'è chi ha cantato una sola estate, e ci sono ex ragazzi del pallone che hanno avuto solo quei «15 minuti di celebrità» che democraticameente Andy Warhol aveva pronosticato per tutti. Quindi anche per Francesco Paolo, che un sabato di aprile del '96, quando il "Paul Newman" della panchina Bruno Giorgi lo schierò – al posto di Dario Silva – negli ultimi quindici minuti, o anche meno, di un Cagliari-Vicenza. Ma di cognome Francesco Paolo fa Tribuna: e lì sarebbe ritornato a sedersi appena consumato il suo quarto d'ora di gloria. Nomen omen di un altro Francesco, Palo, attaccante del Napoli primi anni '80 che al debutto in A segnò pure il gol-vittoria al Como, e poi svenne. Tu chiamale se vuoi emozioni, quelle di gente nata e cresciuta con la tv in bianco e nero, le partite alla radio e la prima volta allo stadio da spettatore sulle spalle di papà, al San Paolo. Un tempo se debuttavi in Serie A e andavi in gol, come lo scugnizzo dal caschetto scuro, alla Nino D'Angelo, stramazzavi al suolo per l'emozione mentre, incosciente, il popolo dei masanielli decretava il trionfo. Tutto questo è accaduto una sola volta a Franceschiello che poi è tornato in panca, fermo al Palo. E quella storia, come il collega, Tribuna l'ha raccontata cento, mille volte nei bar sport della Campania o nei locali d'Italia dove ora va in gol vendendo le mozzarelle di Battipaglia, talmente buone che sono come quel suo unico gol: le assaggi e poi svieni.