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giovedì 17 settembre 2015
​"Cittadino” è una parola che deriva dal latino “civis”, con la quale si indicava chi apparteneva alla “civitas”, ovvero alla città. Si potrebbe pensare, perciò, che per cittadino s’intenda soltanto chi abita in una città e non, per esempio, in un piccolo centro. Il significato più ampio (e più importante) del termine “cittadino”, invece, è un altro, anche se ha la stessa radice: nell’antichità, infatti, la “civitas”, la città, era l’equivalente dello Stato contemporaneo. Insomma, se parliamo della nostra Italia, si è cittadini di Milano, di Roma, di Napoli, di Bari eccetera. Ma si è soprattutto cittadini italiani. Tutto qui? Niente affatto. Per capire quanto sia complessa e sfaccettata questa materia, la cittadinanza, è sufficiente pensare che per secoli ne hanno ragionato (e ne ragionano tuttora) filosofi, statisti, economisti, sociologi e perfino santi. Essere cittadino significa avere diritti e doveri, libertà e responsabilità, che per essere esercitati richiedono consapevolezza. Vuol dire che, per essere buoni cittadini, occorre conoscere che cosa si può fare oppure no, che cosa si deve fare oppure no. E, soprattutto, bisogna sapere a quali campanelli suonare per fare una cosa o un’altra: dove pagare le tasse, dove chiedere il servizio scuolabus, dove denunciare un torto subito, dove fare le analisi del sangue o le vaccinazioni, dove ritirare la carta d’identità. I campanelli da suonare sono quelli dei vari uffici pubblici. Facciamo qualche esempio, per intenderci meglio: il Comune, l’Azienda sanitaria locale, il Tribunale, la Questura... Considerati tutti insieme si chiamano “burocrazia”. Strana parola, eh? È l’unione di un termine francese (“bureau”, ufficio) e di uno greco (“kratos”, potere). Forse ne avrete già sentito parlare dai grandi, quasi sempre male. Già, perché avere a che fare con gli uffici pubblici – compilare moduli, presentare domande, preparare documenti, acquistare marche da bollo – può essere una seccatura. Eppure la burocrazia è necessaria per l’organizzazione di uno Stato, per il suo buon funzionamento. Certo, sarebbe bene che fosse semplice e comprensibile a tutti i cittadini, i quali dovrebbero sentirsi rassicurati e non preoccupati dai rapporti con gli uffici pubblici. Diciamo che, nella realtà italiana, esistono esempi positivi e negativi. Perché, come in ogni attività umana, è la buona volontà (sia da parte dell’impiegato, sia da parte dell’utente) a fare la differenza. Senza dimenticare che anche l’impiegato statale, comunale o regionale è, a sua volta, un cittadino-utente.