Popotus

La solidarietà arriva di corsa

venerdì 25 settembre 2015
​Questa è la storia di Peter, che divenne campione due volte: la prima in pista, la seconda salendo sul podio. La prima da atleta, la seconda da uomo.Peter Norman è stato il più grande velocista australiano di tutti i tempi. Correva i 100 e i 200 metri. Corse anche la finale dei 200 metri alle Olimpiadi del Messico. Era il 16 ottobre 1968 e per divenire campione due volte gli ci vollero pochi secondi: poco più di 20 in pista, anche meno nel sottopassaggio che portava dagli spogliatoi al podio. Ma che anno era quel 1968? Scoppiava la rivolta studentesca a Parigi e poi in tutta Europa. Negli Stati Uniti cresceva la protesta contro la guerra nel Vietnam, soprattutto dopo la scoperta del massacro di My Lai, un villaggio distrutto dai soldati americani. Il 4 aprile era stato assassinato Martin Luther King, che si batteva per la parità di diritti tra bianchi e neri. Il 5 giugno sparavano a Robert Kennedy, che altrimenti sarebbe divenuto presidente e alla parità di diritti credeva. Intanto i carri armati sovietici entravano a Praga, in Cecoslovacchia, per stroncare la richiesta di libertà e democrazia. La protesta toccava anche lo sport. Nel 1967 nasce l’Olympic Program for Human Rights (Ophr), il Programma olimpico per i diritti umani. Gli atleti neri sono invitati a protestare per ricordare al mondo che, a un secolo dall’abolizione della schiavitù, ancora non c’è uguaglianza.Ed eccoci alla finale dei 200. Vince l’americano Tommie Smith, terzo è il compagno John Carlos, secondo è Peter Norman, che nel sottopassaggio assiste ai preparativi: i due atleti neri sono scalzi, segno di povertà; hanno un guanto nero che alzeranno al cielo e una coccarda dell’Ophr. Norman dice: “Siamo tutti uguali, sono con voi, datemi una coccarda”. E la indossa.Smith e Carlos non correranno mai più: espulsi. Saranno minacciati e finiranno in miseria. Ma neanche Norman correrà mai più per l’Australia. Al suo funerale, il 3 ottobre 2006, arrivano in Australia anche Smith e Carlos. Perché Norman aveva la pelle bianca, poteva dire “non sono affari miei” e invece fu solidale con i neri pagando di persona. Campione due volte: da atleta e da uomo.