La famiglia, la salute, l'istruzione, il lavoro: pochissime altre cose sono così importanti nella vita. La nostra Costituzione, infatti, tratta di questi argomenti in numerosi articoli, dal 29 al 47. La Repubblica «riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio». Insomma: il papà, la mamma, i figli. Nel matrimonio la mamma e il papà sono «uguali», nel senso che hanno i medesimi diritti e doveri, reciproci e verso i figli. Anzi, «è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli», anche quando il papà e la mamma non sono sposati. E se non possono pensarci loro, qualcun altro dovrà avere cura dei figlioli: il concetto è che nessuno deve essere lasciato solo. La famiglia è un valore importante, tanto che i cittadini dovrebbero essere aiutati (anche economicamente) a formarne una e poi a mantenerla, specialmente se si hanno tanti figli. Anche stare bene è un «fondamentale diritto» e ai poveri sono garantite «cure gratuite», però nessuno può essere costretto a curarsi in un certo modo, a meno che lo preveda una legge particolare. Torna quindi il concetto di libertà, che vale anche per l'insegnamento. Lo Stato si occupa di regolare l'istruzione e di costruire scuole per tutti, però anche «enti e privati hanno il diritto» di farlo. «Per almeno 8 anni» tutti i cittadini devono studiare. Ricordate, poi, l'articolo 1? «L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro». Ecco, nell'articolo 35 e seguenti si piega che il lavoro è «tutelato» dallo Stato «in tutte le sue forme e applicazioni». Non solo: è stabilito che ognuno ha diritto a uno stipendio «sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un'esistenza libera e dignitosa». La dignità umana si vede anche nel non lavorare troppo: per questo «la durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge» ed esistono il «riposo settimanale» e le ferie pagate. La donna che lavora ha gli stessi diritti e doveri dell'uomo, ma deve poter fare anche la mamma. I ragazzi, poi, non possono lavorare se non dall'età stabilita dalla legge (16 anni). Chi invece, per malattia o infortunio, non è in grado di lavorare e non ha soldi per mantenersi, ha diritto a essere assistito dallo Stato. E quando si è lavorato per un certo numero di anni, o si è compiuta una certa età, si va in pensione. Quando i lavoratori pensano che i loro diritti non vengano rispettati, possono scioperare, cioè non andare al lavoro per protesta. Per essere più forti si possono riunire in associazioni che si chiamano sindacati e hanno perfino diritto di collaborare alla gestione delle aziende. Se poi uno vuole "mettersi in proprio", cioè aprire un'azienda tutta sua, può farlo perché «l'iniziativa economica privata è libera», così come la proprietà privata «è riconosciuta e garantita dalla legge». La Costituzione, infine, riconosce un particolare valore alla cooperazione tra lavoratori e al risparmio di quanto si guadagna, che può essere impiegato per acquistare beni importanti come la casa.