Ci sono bambini piccoli, oggi, che ancora non sanno camminare ma già sono abilissimi a strisciare il dito sullo schermo del telefonino della mamma per fare scorrere le foto. Per loro, che hanno avuto questi telefonini attorno davvero “da sempre”, è normale, anzi, di più: è naturale. Com’è naturale, per chi è un po’ più grande, che un messaggio appena spedito arrivi in meno di un secondo a un amico lontano o che la foto della festa di compleanno caricata su Facebook sia vista da centinaia di persone nel giro di pochi secondi. È tutto così naturale che per chi oggi ha meno di vent’anni è difficile rendersi conto di come le tecnologie che usiamo con tanta frequenza non esistessero fino a pochi anni fa. Che il nonno di ottant’anni non sia capace di usare il telefonino come il nipote di tre anni allora ci sembra un fatto inconcepibile, qualcosa che non riusciamo proprio a spiegarci. È il problema del “digital divide”, espressione inglese che si legge digital divàid e significa “divario digitale”. Il digital divide è la distanza che esiste tra chi può usare le nuove tecnologie e chi non può farlo. Questa distanza può esistere per motivi diversi: per l’età, ad esempio, perché qualcuno è troppo vecchio per imparare a usare le novità; oppure per l’origine geografica, per chi arriva da Paesi in cui telefonini e computer non sono ancora così diffusi; o anche per problemi economici, perché comunque le tecnologie costano. Per chi è abbastanza giovane da potersi considerare un membro della generazione dei “nativi digitali”, quelli per cui usare le nuove tecnologie è qualcosa di naturale, come camminare o vestirsi, è importante capire che quel “divario digitale” esiste. Soltanto se lo conosciamo possiamo provare a ridurlo, insegnando a parenti e amici “primitivi digitali” a usare bene le nuove tecnologie. Grazie ai loro dubbi e alle loro domande potremo interrogarci anche noi su che cosa sono e a che cosa servono questi apparecchi che ci circondano da sempre. Forse scopriremo che non tutto quello che ci sembra così naturalmente necessario ci occorre davvero mentre ci accorgeremo di avere incredibilmente ignorato molte delle cose buone che le nuove tecnologie ci permettono di fare.