Si chiamano “novel food”, nuovi cibi, e d’ora in avanti potranno essere utilizzati come ingredienti anche in Europa: ieri, a Strasburgo, il Parlamento europeo ha approvato le nuove regole tese a facilitare l'immissione sul mercato di insetti, alghe, microfunghi e alimenti costruiti in laboratorio con nanomateriali. Presto, quindi, potremmo trovarli sugli scaffali dei supermercati anche in Italia. A noi occidentali gli insetti non fanno venire l'acquolina in bocca: secondo una ricerca della Coldiretti, l’associazione che riunisce gli agricoltori, sono appena otto su cento gli italiani che li assaggerebbero. Eppure. sono tante le tradizioni culinarie - soprattutto in Asia e in Africa - che li prevedono nel menù. Essiccati o in umido, affumicati o fritti a certe latitudini larve, bruchi e cavallette si trasformano in manicaretti gradevoli al palato e utili all'organismo. I gusti sono gusti e ben vengano gli insetti in tavola se possono aiutare a colmare le carenze alimentari di certe zone del mondo: fin dal 2008, la Fao - l'organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di agricoltura e alimentazione - punta sugli insetti e ha mobilitato fior di scienziati per verificare le potenzialità dell'idea. Un’idea che sta prendendo piede: con nove miliardi di persone da nutrire nel 2050 è impossibile ignorare la ricchissima fonte di proteine rappresentata da larve, locuste e grilli. Le specie di insetti commestibili sono ricche di proteine e povere di grassi. Contengono anche qualche vitamina. E se per produrre un grammo di carne bovina ne occorrono otto di nutrimento, ne bastano soltanto due per un grammo di carne di insetto. Non solo: mentre la mucca e il vitello vanno sfamati prima che siano loro a sfamare noi, dissetati e alloggiati per mesi se non per anni perché diventino produttivi, allevare un insetto è molto meno dispendioso: in tre settimane un baco da seta aumenta il proprio peso di migliaia di volte. Insomma, la questione degli insetti a tavola è in discussione da tempo, a fronte della crescita demografica mondiale. A inizio ottobre l’Efsa ha pubblicato un parere in cui si afferma che l’uso di insetti (soprattutto grilli, mosche, larve, bachi da seta) come fonte di cibo alternativa può portare a notevoli benefici ambientali, economici e di sicurezza alimentare, visto che il loro allevamento provoca inferiori emissioni di gas serra e ammoniaca rispetto al bestiame, e una più elevata efficienza sul fronte delle proteine.Le polemiche sulla decisione del Parlamento europeo non mancano ma, contrariamente a quel che si potrebbe credere, non riguardano gli insetti: sotto accusa sono anzitutto le nanoparticelle (additivi artificiali di misura microscopica ad esempio per fluidificare le salse, rendere la cioccolata più croccante o prolungare la conservazione di piatti pronti) consentire in una percentuale particolarmente alta.