L'importante è partecipare Gibilterra esulta per la sconfitta
Si può perdere una partita 6-1 ed essere contenti lo stesso? Certo, se si impara che la cosa più bella è divertirsi, non vincere a tutti i costi. Oppure se si gioca in una squadra così debole da non segnare quasi mai agli avversari: quando accade, quindi, bisogna fare una festa doppia. È il caso di Gibilterra (quella del famoso stretto di Gibilterra, appunto), un minuscolo territorio sulla costa meridionale (cioè a sud) della Spagna, proprio nel punto dove si incontrano il mar Mediterraneo e l'oceano Atlantico. Anche se è un territorio del Regno Unito, ha una sua nazionale di calcio. Ovviamente non molto forte, perché a Gibilterra vivono circa 30mila persone, come quelle di una piccola città. Quasi tutti i giocatori convocati dall'allenatore non sono calciatori professionisti, ma fanno altri lavori. Lee Casciaro, per esempio, è un poliziotto. Per divertirsi, gioca a pallone: gli piace fare l'attaccante, ma a marzo probabilmente anche lui pensava che sarebbe stato impossibile segnare un gol alla Scozia. Invece c'è riuscito, tirando di destro dopo una bella azione in velocità di tutta la squadra. La cosa più difficile è stata liberarsi dagli abbracci dei compagni: anche loro scoppiavano di gioia. Una scena che è capitata di nuovo il 7 luglio: non in nazionale ma nel piccolo club del Lincoln Fc. Grazie a un gol di Lee, per la prima volta una squadra di Gibilterra ha vinto una partita in Champions League. Purtroppo, il Lincoln è stato eliminato nel turno successivo da una società danese dal nome impronunciabile (volete provarci? Ecco qua: si chiama “Midtjylland”, chi riesce a dirlo senza mangiarsi la lingua è davvero bravo). Ma per il poliziotto Lee Casciaro e per i suoi amici è stata una grande gioia lo stesso.
Come per Davide Gualtieri che nel 1993, quando era un calciatore del San Marino, riuscì a segnare, dopo appena 8 secondi dall'inizio della partita, un gol all'Inghilterra. Approfittò subito di un retropassaggio sbagliato di un difensore, e si buttò sul pallone, battendo il portiere Seaman, che giocava nell'Arsenal. Poi il San Marino perse 7-1, ma era scontato: in pochi erano davvero professionisti, molti giocavano solo per divertirsi e non avevano gambe e fiato per reggere 90 minuti contro i campioni inglesi. In compenso, sapevano fare chi il barista, chi l'artigiano, chi lo studente. Davide ha aperto un negozio per riparare i computer. Ancora oggi, ogni tanto gli fa visita qualcuno con una maglia della Nazionale di San Marino, chiedendogli di autografarla. Lui un po' si vergogna, perché non è un fenomeno come Messi o Cristiano Ronaldo, però poi sorride e firma, ricordando quella sconfitta per 7-1 che però vale più una vittoria.