Per il Giappone è la tragedia peggiore degli ultimi sessant'anni. Il fortissimo terremoto di 9 gradi Richter e lo tsunami da questo provocato hanno straziato il Nord-Est del Paese. L'onda, alta dieci metri, è penetrata all'interno per oltre duemila chilometri: non si era mai visto niente di simile. Le province - o prefetture come dicono i giapponesi - di Iwata, Miyagi e Fukushima sono le più colpite. Città come Sendai, Otsuchi, Rikuzentakata sono state sommerse dal fango. La melma ha sepolto edifici, campi e monumenti, sfigurando il paesaggio: in pochi minuti, una della nazioni più industrializzate e progredite del mondo si è trasformata in una terra desolata. I soccorritori – centomila militari aiutati dai volontari – scavano senza sosta alla ricerca di sopravvissuti. All'appello mancano ancora oltre ottomila dispersi, mentre il bilancio della vittime ha superato quota quattromila. Come se non bastasse, poi, l'onda anomala ha danneggiato la centrale nucleare di Fukushima. La paura delle radiazioni è forte: queste sono un prodotto dell'energia atomica che, però, normalmente resta intrappolato in appositi contenitori. Il timore che si diffondano all'esterno e contaminino l'aria e la terra terrorizza i cittadini. Oltretutto nel Paese scarseggia l'energia: il governo ha dovuto razionare elettricità, riscaldamento e benzina. Auto e treni, dunque, vanno a rilento, molti sono bloccati. Nonostante l'enormità della tragedia, i giapponesi stanno dando prova di grande coraggio e senso civico. I cittadini collaborano alle ricerche dei superstiti, nelle zone colpite non ci sono caos e saccheggi. Nessuno dei negozianti ha aumentato i prezzi del cibo e medicinali - cosa molto comune in queste situazioni - nonostante la forte richiesta. Gli sfollati, oltre 550mila, si radunano in modo ordinato nei centri di accoglienza e aspettano pazienti e speranzosi.