Popotus

Basta una lettera e il risultato migliora

martedì 27 ottobre 2015
​Care bambine, cari bambini,vi racconto una piccola storia. Nel compito di matematica Martina aveva preso 5 perché, come a volte capita agli studenti, l’emozione, quella mattina della verifica, l’aveva tradita e aveva pasticciato non poco con i numeri. Valeria invece aveva ricevuto dalla maestra un bel 10 e tutta eccitata si volse raggiante verso il banco posto alle sue spalle e quasi gridò: «Martina, Martina hai visto, ho preso dieci, come sono felice! E tu quanto hai preso?». Martina fece finta di non sentire ma alle insistenze di Valeria sbottò: «Non te lo dico, che cosa ti importa?». Claudio, il compagno di banco di Martina intervenne: «Io lo so perché non lo vuol dire, ho visto il suo voto, ha preso 5». Martina, al colmo della tensione, proruppe in un pianto sommesso, silenzioso; avrebbe voluto gridare tutto il suo dispiacere, la sua delusione; si sentiva incapace perché i suoi compagni avevano capito quelle cose e lei invece aveva sbagliato quasi tutto. Diceva a se stessa «ora penseranno che sono stupida e forse lo sono davvero». Ma non osava neppure singhiozzare per paura di attirare l’attenzione dei compagni mentre le lacrime scendevano sulle guance e finivano dritte dritte sul foglio in fondo al quale, con un forte segno rosso, campeggiava, gigantesco e inquietante quel numero 5. Qualche anno fa avevo una classe in cui succedevano proprio le cose della storia di Martina, Valeria e Claudio. Erano sempre li a confrontare i voti e a tremare per la paura di prenderne di brutti. Verso la fine dell’anno scolastico dissi loro: «A partire da settembre, chi vorrà, potrà ricevere sulla verifica, al posto del voto, una lettera personale in cui scriverò qualcosa del genere: Caro Mario, hai saputo fare questo e quest’altro ma non ci siamo ancora su queste altre cose. Non ti preoccupare perché te le spiegherò di nuovo. Comunque sei migliorato e continuerai a migliorare se lavorerai di più sulla tua concentrazione che a volte è un po’ scarsa, etc...» All’inizio del nuovo anno scolastico ecco la grande decisione: metà della classe aveva scelto la valutazione sotto forma di lettera e metà il voto tradizionale. Si dice sempre, lo dicono spesso gli insegnanti e a volte anche i genitori, che senza voto i bambini non sono invogliati a studiare. Così alla fine dell’anno scolastico studiai, alunno per alunno, i progressi fatti. Che grande sorpresa! I bambini che avevano ricevuto la lettera erano migliorati più di quelli che avevano ricevuto il voto! Come mai? Avevano forse meno paura di affrontare le prove? Si preoccupavano più di imparare e meno di fare a gara tra loro? Le conclusioni, care bambine e cari bambini, le lascio a voi; provate a scrivermele se ne avete voglia, vorrei sapere cosa ne pensate. Vi dico solo che da allora tutti gli anni propongo ai miei allievi la stessa cosa e i risultati sono sempre gli stessi: chi lavora per sé e non per il voto, impara di più.