Più della metà dei ragazzi che hanno tra gli 11 e i 17 anni lo scorso anno sono stati vittima dei bulli. Non sempre con la stessa intensità né con la stessa violenza: in molti casi le aggressioni – verbali o fisiche – sono state sporadiche, cioè rare. Ma sono quasi venti su cento – il 19,8% – i ragazzi presi di mira almeno una volta al mese, nove su cento quelli a cui tocca subire le prepotenze ogni settimana. I dati sono sconfortanti perché dimostrano che il bullismo è ancora troppo diffuso. Sono frutto di un lavoro di indagine dell’Istat, l’istituto di ricerca: nel rapporto “Il bullismo in Italia: comportamenti offensivi e violenti tra i giovanissimi” si legge che le vittime sono soprattutto i più piccoli (che hanno tra gli 11 e i 13 anni) e le femmine. Tra gli studenti delle superiori i bulli imperversano soprattutto nei licei e soprattutto nel Nord Italia, dov’è costretto a subire prepotenze più o meno pesanti il 19,4% degli studenti. Le “azioni vessatorie” – come le definisce l’Istat – sono offese e derisioni, minacce, aggressioni con spintoni, calci e pugni. Si arriva anche alla diffamazione, alle storie e alle bugie messe in giro per screditare le vittime. Oppure, all’esclusione dal gruppo, all’isolamento della vittima. L’arma migliore per proteggersi? Denunciare sempre i prepotenti a un adulto. Il bullo è un vigliacco, avrà paura di chi è più grande di lui.