Udienza. Il Papa: la Shoah non va dimenticata. Vanno dissipate le radici dell'odio
“Il ricordo dello sterminio di milioni di persone non può essere né dimenticato né negato”. Lo ha detto il Papa, durante i saluti in lingua italiana che come di consueto concludono l’appuntamento del mercoledì con i fedeli. Citando la Giornata internazionale di Commemorazione in Memoria delle Vittime dell’Olocausto, in programma dopodomani, Francesco ha affermato: “Non può esserci un impegno comune per la fraternità senza prima aver estirpato le radici di odio e di violenza che hanno alimentato l’orrore dell’Olocausto”.
“Un cristiano triste è un triste cristiano” così si è espresso a braccio, il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi in Aula Paolo VI, dedicata ancora una volta allo zelo apostolico e al centro della quale c’è stata la figura di Gesù “maestro” dell’annuncio. “Non si può parlare di Gesù senza gioia, perché la fede è una stupenda storia d’amore da condividere”, ha esordito Francesco: “Testimoniare Gesù, fare qualcosa per gli altri nel suo nome, è dire tra le righe della vita di aver ricevuto un dono così bello che nessuna parola basta a esprimerlo”. “Invece, quando manca la gioia, il Vangelo non passa, perché esso – lo dice la parola stessa – è buon annuncio, annuncio di gioia”, il monito del Papa: “Un cristiano triste può parlare di cose bellissime ma è tutto vano se l’annuncio che trasmette non è lieto. Diceva un pensatore: un cristiano triste è un triste cristiano”.
“Chi annuncia Dio non può fare proselitismo, non può far pressione sugli altri, ma alleggerirli: non imporre pesi, ma sollevare da essi; portare pace, non sensi di colpa” ha proseguito il Papa. “Certo, seguire Gesù comporta un’ascesi, comporta dei sacrifici”, ha ammesso Francesco: “d’altronde, se ogni cosa bella ne richiede, quanto più la realtà decisiva della vita! Però chi testimonia Cristo mostra la bellezza della meta, più che la fatica del cammino”. “Ci sarà capitato di raccontare a qualcuno un bel viaggio che abbiamo fatto”, l’esempio scelto dal Papa: “avremo parlato della bellezza dei luoghi, di quanto visto e vissuto, non del tempo per arrivarci e delle code in aeroporto! Così ogni annuncio degno del Redentore deve comunicare liberazione. Quella di Gesù”.
“La vita dipende dall’amore, dall’amore del Padre, che si prende cura di noi, suoi figli amati”. A ricordarlo è stato ancora Francesco. “Che bello condividere con gli altri questa luce!”, ha esclamato il Pontefice, che poi ha chiesto a braccio ai presenti: “Avete pensato voi che la vita di ognuno di noi, la tua vita, la nostra vita, è un gesto di amore, è un invito all’amore? Questo è meraviglioso. Tante volte dimentichiamo questo davanti alle difficoltà, alle brutte notizie, anche davanti alla mondanità, al modo di vivere mondano”. “Gesù dice di essere venuto a portare ai ciechi la vista”, ha sottolineato il Papa: “Colpisce che in tutta la Bibbia, prima di Cristo, non compaia mai la guarigione di un cieco. Era infatti un segno promesso che sarebbe giunto con il Messia. Ma qui non si tratta solo della vista fisica, bensì di una luce che fa vedere la vita in modo nuovo”. “C’è un venire alla luce, una rinascita che avviene solo con Gesù”, la tesi di Francesco: “Se ci pensiamo, così è iniziata per noi la vita cristiana: con il battesimo, che anticamente era chiamato proprio illuminazione. E quale luce ci dona Gesù? Ci porta la luce della figliolanza: lui è il Figlio amato del Padre, vivente per sempre; con lui anche noi siamo figli di Dio amati per sempre, nonostante i nostri sbagli e difetti. Allora la vita non è più un cieco avanzare verso il nulla, non è questione di sorte o fortuna, non è qualcosa che dipende dal caso o dagli astri, e nemmeno dalla salute e dalle finanze”.
“Nei nostri pensieri e nelle nostre preghiere non manchi la martoriata Ucraina, così tanto afflitta”. E’ l’ennesimo appello per la pace in Ucraina, pronunciato dal Papa al termine dell’udienza di oggi, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana. “Stamattina ho avuto un incontro con i capi delle diverse confessioni di fede che sono in Ucraina, tutti uniti”, ha rivelato Francesco a proposito dell’incontro con il Consiglio panucraino svoltosi prima dell’udienza generale: “mi hanno raccontato il dolore quel popolo”. “Non dimentichiamo mai, ogni giorno, di pregare per la pace definitiva in Ucraina”, l’appello finale.