L'udienza. Il Papa: troppa la sofferenza in Ucraina e Terra Santa. Poi guarda alla Cina
Papa Francesco circondato dai ragazzi durante l'udienza generale di questa mattina in piazza San Pietro
Cina, Ucraina e Medio Oriente. Papa Francesco abbraccia il mondo durante l’udienza generale di questa mattina in piazza San Pietro gremita di 10mila pellegrini. Lo fa al termine dell’appuntamento quando annuncia una novità: dalla prossima settimana, prima di Avvento, per la prima volta, ci sarà la traduzione in cinese della catechesi. Un modo per far giungere la parola del Pontefice anche ai fedeli di quello che Francesco ha sempre definito «un nobile Paese». Poi il monito per le sofferenze in due terre segnate dalla guerra. La prima che ricorda è l’Ucraina dove la popolazione vivrà «un brutto inverno», dice il Papa, per le interruzioni di corrente e la paralisi della rete elettrica a causa dei bombardamenti russi. Migliaia di persone senza luce e riscaldamento. «Non dimentichiamo il martoriato popolo ucraino. Soffre tanto…», ribadisce. E rivolgendosi agli studenti del College Saint Michel des Batignolles di Parigi, hanno tra i 12 e i 13 anni e si stanno preparando alla Cresima, dice: «Voi bambini, ragazzi, pensate ai bambini e ragazzi ucraini che soffrono questo tempo senza riscaldamento con un inverno molto duro. Pregate per i bambini ucraini, lo farete? Tutti voi, non dimenticate». Quindi la Terra Santa. Papa Bergoglio chiede preghiere mentre si aprono spiragli dopo l’annuncio di una tregua in Libano. «Preghiamo anche per la pace in Terra Santa, Nazareth, Palestina, Israele, che ci sia la pace, che ci sia la pace… La gente soffre tanto. Preghiamo per la pace, tutti insieme».
Catechesi del mercoledì dedicata alla gioia. E alla gioia evangelica che è «contagiosa». «La parola “Vangelo” significa lieta notizia – afferma Francesco –. Perciò non si può comunicare con musi lunghi e volto scuro, ma con la gioia di chi ha trovato il tesoro nascosto e la perla preziosa». L’udienza è l’ultima prima dell’inizio dell’Avvento. Il Papa cita san Filippo Neri, passato alla storia come il santo della gioia. «Aveva un tale amore per Dio che a volte sembrava che il cuore gli scoppiasse nel petto. La sua gioia era, nel senso più pieno, un frutto dello Spirito». Raccomandava ai giovani di non avere scrupoli o malinconie. «Il santo partecipò al Giubileo del 1575, che egli arricchì con la pratica, mantenuta in seguito, della visita alle Sette Chiese. Fu, a suo tempo, un vero evangelizzatore mediante la gioia». A braccio Francesco aggiunge un tratto distintivo di Filippo Neri che lo conformava a Gesù: «Perdonava tutto». Da qui nuovamente ricorda un filo conduttore del suo magistero: «Dio perdona tutto, perdona sempre e questo è la gioia».
Papa Francesco attraversa piazza San Pietro per l'udienza generale di questa mattina - Reuters
La catechesi sulla gioia arriva dopo quella della scorsa settimana sui doni dello Spirito ed è inserita nel ciclo di catechesi “Lo Spirito e la Sposa. Lo Spirito Santo guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza”. «A differenza dei carismi, che lo Spirito dà a chi vuole e quando vuole per il bene della Chiesa – sottolinea Francesco –, i frutti dello Spirito sono il risultato di una collaborazione tra la grazia e la libertà. Questi frutti esprimono sempre la creatività della persona, nella quale “la fede opera per mezzo della carità” (Gal 5,6), talvolta in modo sorprendente e gioioso. Non tutti nella Chiesa possono essere apostoli, profeti, evangelisti; ma tutti indistintamente possono e debbono essere caritatevoli, pazienti, umili, operatori di pace, e non di guerre, e così via». Francesco richiama più volte l’Esortazione apostolica Evangelii gaudium. «La gioia, frutto dello Spirito, ha in comune con ogni altra gioia umana un certo sentimento di pienezza e di appagamento, che fa desiderare che duri per sempre – afferma il Papa –. Sappiamo per esperienza, però, che questo non avviene, perché tutto quaggiù passa in fretta: giovinezza, salute, forze, benessere, amicizie, amori». Invece la gioia evangelica, «a differenza di ogni altra gioia, può rinnovarsi ogni giorno e diventare contagiosa». E Francesco indica la duplice caratteristica della gioia frutto dello Spirito: «Non solo essa non va soggetta all’inevitabile usura del tempo, ma si moltiplica condividendola con altri». Quindi, a braccio, sottolinea che è «l'inquietudine del cuore» quella che porta a cercare la pace.