Udienza. Il Papa: la vocazione dell'Europa è creare ponti e accogliere
Papa Francesco, durante l'udienza di oggi, ha ripercorso le tappe del suo viaggio in Ungheria, invitando a "costruire ponti di pace tra popoli diversi" e lanciando un nuovo appello a pregare in particolare per l'Ucraina
“Superare il rischio del disfattismo e la paura del domani, ricordando che Cristo è il nostro futuro”. È uno degli insegnamenti dei santi, citati dal Papa nella catechesi dell’udienza di oggi, in cui ha ripercorso le tappe del suo recente viaggio in Ungheria, per visitare “un popolo coraggioso e ricco di memoria”.
“Mi sono recato pellegrino presso un popolo la cui storia – come disse San Giovanni Paolo II – è stata segnata da molti santi ed eroi, attorniati da schiere di gente umile e laboriosa”, ha esordito Francesco: “È proprio vero: ho visto tanta gente semplice e laboriosa custodire con fierezza il legame con le proprie radici. E tra queste radici, come hanno evidenziato le testimonianze durante gli incontri con la Chiesa locale e con i giovani, ci sono anzitutto i santi: santi che hanno dato la vita per il popolo, santi che hanno testimoniato il Vangelo dell’amore, santi che sono stati luci nei momenti di buio; tanti santi del passato che oggi esortano a superare il rischio del disfattismo e la paura del domani, ricordando che Cristo è il nostro futuro”.
“Le solide radici cristiane del popolo ungherese sono state però messe alla prova”, il riferimento alla storia del popolo magiaro: “La loro fede è stata provata al fuoco. Durante la persecuzione ateista del ‘900, infatti, i cristiani sono stati colpiti violentemente, con vescovi, preti, religiosi e laici uccisi o privati della libertà. Ma mentre si tentava di tagliare l’albero della fede, le radici sono rimaste intatte: è restata salda una Chiesa nascosta, ma viva, forte, con la forza del Vangelo”. “In Ungheria quest’oppressione comunista era stata preceduta da quella nazista, con la tragica deportazione di tanta popolazione ebraica”, ha ricordato il Papa: “Ma in quell’atroce genocidio tanti si distinsero per la resistenza e la capacità di proteggere le vittime, e questo fu possibile perché le radici del vivere insieme erano salde”.
“Anche oggi, la libertà è minacciata. Come? Soprattutto con i guanti bianchi, da un consumismo che anestetizza, per cui ci si accontenta di un po’ di benessere materiale e, dimentichi del passato, si galleggia in un presente fatto a misura d’individuo”. È il monito del Papa, durante la catechesi dell’udienza di oggi, dedicata al recente viaggio in Ungheria. “Questa è la persecuzione pericolosa della mondanità”, ha aggiunto a braccio: “La porta avanti il consumismo”. “Ma quando l’unica cosa che conta è pensare a sé e fare quel che pare e piace, le radici soffocano”, il grido d’allarme di Francesco: “È un problema che riguarda l’Europa intera, dove il dedicarsi agli altri, il sentirsi comunità, la bellezza di sognare insieme e di creare famiglie numerose sono in crisi, l’Europa intera è in crisi”. Di qui l’importanza di riflettere “sull’importanza di custodire le radici, perché solo andando in profondità i rami cresceranno verso l’alto e produrranno frutti”. “Chiediamoci, anche come popolo”, l’invito del Papa: “Quali sono le radici più importanti della mia vita? Dove sono radicato? Ne faccio memoria, me ne prendo cura?”.
Francesco: «Tanti auguri Edith!»
E a proposito dell'oppressione perpetrata dal nazismo nel Paese, il pensiero del Papa va alla poetessa ungherese Edith Bruck, a cui lo lega un forte legame di amicizia e a braccio ha affermato: "Noi a Roma abbiamo una brava poetessa ungherese che ha passato tutte queste prove e racconta ai giovani il bisogno di lottare per un ideale, per non essere vinti per le persecuzioni, dallo scoraggiamento. Questa poetessa oggi fa 92 anni, tanti auguri Edith!".
ANSA
“Costruire ponti di pace tra popoli diversi”. È questa, per il Papa, “la vocazione dell’Europa, chiamata, quale pontiere di pace, a includere le differenze e ad accogliere chi bussa alle sue porte”. “Bello, in questo senso, il ponte umanitario creato per tanti rifugiati dalla vicina Ucraina, che ho potuto incontrare, ammirando anche la grande rete di carità della Chiesa ungherese”, l’omaggio durante la catechesi dell’udienza di oggi, dedicata alle tappe del viaggio in Ungheria che si è appena concluso. “Il Paese è poi molto impegnato nel costruire ponti per il domani”, ha sottolineato Francesco: “È grande la sua attenzione per la cura ecologica – e questa è una cosa molto bella dell’Ungheria – e per un futuro sostenibile, e si lavora per edificare ponti tra le generazioni, tra gli anziani e i giovani, sfida oggi irrinunciabile per tutti”. Per il Papa, inoltre, “ci sono ponti che la Chiesa, come emerso nell’apposito incontro, è chiamata a tendere verso l’uomo d’oggi, perché l’annuncio di Cristo non può consistere solo nella ripetizione del passato, ma ha sempre bisogno di essere aggiornato, così da aiutare le donne e gli uomini del nostro tempo a riscoprire Gesù”. Citando la Messa a Budapest, Francesco ha sottolineato “la bellezza di creare ponti tra i credenti: domenica a Messa erano presenti cristiani di vari riti e Paesi, e di diverse confessioni, che in Ungheria lavorano bene insieme. Costruire ponti, ponti di armonia, ponti di unità”. “Mi ha colpito, in questa visita, l’importanza della musica, che è un tratto caratteristico della cultura ungherese”, ha concluso il Papa.
All’udienza generale di oggi di papa Francesco era presente anche il metropolita Antonij di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, che era tra le persone ammesse al baciamano al termine dell’appuntamento del mercoledì in piazza San Pietro e ha offerto al Papa un piccolo dono. Ieri, secondo quanto riportato dal sito del Patriarcato di Mosca, il metropolita Antonij ha incontrato a Roma, dopo essere arrivato in Italia il 1° maggio scorso, l’arcivescovo Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese orientali. - Reuters
IL VIDEO DELLA CATECHESI