L'udienza. Papa: in Africa per portare il Vangelo, la giustizia e la pace
"Ieri sera sono rientrato dal Viaggio apostolico in Mozambico, Madagascar e Mauritius. Ringrazio Dio che mi ha concesso di compiere questo itinerario come pellegrino di pace e di speranza, e rinnovo l'espressione della mia gratitudine alle rispettive Autorità di questi Stati, come pure agli Episcopati, che mi hanno invitato e accolto con tanto affetto e tanta premura". Lo ha detto papa Francesco nell'udienza generale, in cui ha ripercorso i momenti del suo trentunesimo viaggio apostolico, appena concluso.
"La speranza del mondo è Cristo, e il suo Vangelo è il più potente lievito di fraternità, di libertà, di giustizia e di pace per tutti i popoli - ha sottolineato Francesco -. Con la mia visita, sulle orme di santi evangelizzatori, ho cercato di portare questo lievito, il lievito di Gesù, alle popolazioni mozambicane, malgasce e mauriziane".
In Mozambico, ha ricordato il Papa, "sono andato a spargere semi di speranza, pace e riconciliazione in una terra che ha sofferto tanto nel recente passato a causa di un lungo conflitto armato, e che nella scorsa primavera è stata colpita da due cicloni che hanno causato danni molto gravi". "La Chiesa continua ad accompagnare il processo di pace, che ha fatto un passo avanti anche il primo agosto scorso con un nuovo Accordo tra le parti", ha proseguito, aggiungendo 'a bracciò: "E qui vorrei soffermarmi per
ringraziare la Comunità di Sant'Egidio, che ha lavorato tanto in questo processo di pace". "Ho incoraggiato in tal senso le
Autorità del Paese, esortandole a lavorare insieme per il bene comune", ha detto ancora.
Secondo Francesco, un "segno forte" della "presenza evangelica" in Mozambico è l'Ospedale di Zimpeto, alla periferia della capitale, realizzato con l'impegno della Comunità di Sant'Egidio. "In quell'ospedale ho visto che la cosa più importante sogno gli ammalati - ha sottolineato -. E sono di diverse religioni, La stessa direttrice, una ricercatrice, è musulmana. E l'ospedale è della Comunità di Sant'Egidio, ma è per il popolo, tutti uniti".
In Madagascar, poi, "un Paese ricco di bellezze e risorse naturali, ma segnato da tanta povertà", il Papa ha auspicato "che, animato dal suo tradizionale spirito di solidarietà, il popolo malgascio possa superare le avversità e costruire un futuro di sviluppo coniugando il rispetto dell'ambiente e la giustizia sociale". Ha ricordato, quale "segno profetico in questa direzione", la "Città dell'amicizia" - Akamasoa da lui visitata, "fondata da un missionario, lazzarista, padre Pedro Opeka: là si cerca di unire lavoro, dignità, cura dei più poveri, istruzione per i bambini. Tutto animato dal Vangelo". E in quel luogo, "presso la cava di granito, ho elevato a Dio la Preghiera per i lavoratori".
Lunedì, infine, la visita alla Repubblica di Mauritius, "nota meta turistica, ma che ho scelto come luogo di integrazione tra diverse etnie e culture". "Lì è forte il dialogo interreligioso e anche l'amicizia fra i capi delle diverse tradizioni religiose - ha osservato Francesco 'a bracciò -. A noi sembra una cosa strana, ma loro vivono così l'amicizia, in modo naturale. Quando sono entrato nell'Episcopio, ho trovato un grande mazzo di fiori, bellissimo: è stato inviato dal Grande Imam, in segno di fratellanza". E, "nell'incontro con le Autorità di Mauritius, ho manifestato l'apprezzamento per l'impegno di armonizzare le differenze in un progetto comune, e ho incoraggiato a portare avanti anche nell'oggi la capacità di accoglienza, come pure lo sforzo di mantenere e sviluppare la vita democratica".
"Rendiamo grazie a Dio - ha concluso il Papa - e chiediamogli che i semi gettati in questo viaggio apostolico portino frutti
abbondanti per i popoli di Mozambico, Madagascar e Mauritius".