Papa

Udienza al Cuamm. Francesco: l’Africa non va sfruttata ma promossa

Redazione Internet sabato 19 novembre 2022

Un grazie per l’impegno ad essere “con l’Africa”, che “non va sfruttata, va promossa” e l’invito a seguire pionieri coraggiosi come l’anziana suora incontrata in Centrafrica nel 2015 e che ancora, in Congo, fa nascere i bambini come ostetrica, e a valorizzare il “capitale intellettuale” dei giovani africani, che vogliono vivere “un futuro da protagonisti” nei Paesi d’origine. E’ un discorso appassionato, espressione del suo amore per il continente africano, nel quale ha annunciato che si recherà nel Sud Sudan, ad inizio 2023, quello che Papa Francesco rivolge a più di 7 mila medici e volontari del Cuamm. Ricevuti in Aula Paolo VI per i 70 anni di vita, caduti in piena pandemia, della comunità missionaria nata a Padova come “collegio per ospitare giovani studenti di medicina africani”.

Dopo il saluto del vescovo della città veneta, monsignor Claudio Cipolla, il Papa sottolinea che quello dei Medici con l’Africa – Cuamm è “l’atteggiamento più buono”... Perché c’è nell’immaginario, nell’inconscio collettivo quell’atteggiamento brutto: l’Africa va sfruttata. E contro quello, il vostro “no, essere con l’Africa”. Così, essere con Africa è essere per Africa.

Francesco definisce così quello del Cuamm, oggi guidato da don Dante Carraro “un cammino di condivisione e di servizio” che dal 1950 “ha attraversato quasi tutto il continente africano per portare assistenza medica, sempre in un’ottica di sviluppo e prediligendo la formazione del personale locale”. E sottolinea la necessità di aiutare a sviluppare il “capitale intellettuale” valido del continente.Un mese fa, più o meno, ho avuto un incontro con studenti universitari di tutta l’Africa, via zoom. Sono rimasto meravigliato della capacità intellettuale di questi giovani e di queste giovani. Per favore, che non si perdano; aiutarli a progredire, ad andare avanti perché l’Africa non va sfruttata, va promossa.

Il Pontefice ricorda che il primo impegno dei Medici con l’Africa è dare ai fratelli bisognosi “il pane quotidiano” come chiediamo a Dio nel “Padre nostro”. E questo “pane” è anche la salute. La salute è un bene primario, come il pane, come l’acqua, come la casa, come il lavoro. Voi vi impegnate perché non manchi il pane quotidiano a tanti fratelli e sorelle che oggi, nel XXI secolo, non hanno accesso a un’assistenza sanitaria normale, di base. È vergognoso: l’umanità non è capace di risolvere questo, ma è capace di portare avanti l’industria delle armi che distruggono tutto. Si spendono miliardi per le armi, o si bruciano altre enormi risorse nell’industria dell’effimero e dell’evasione.

Purtroppo nel mondo, commenta Papa Francesco, “troppi uomini e donne, di questo pane, ricevono solo le briciole”, perché sono nati in certi luoghi del mondo. E pensa “a tante mamme, che non possono avere un parto sicuro e a volte perdono la vita; o a tanti bambini, che si spengono già nella prima infanzia”. Quindi ricorda Paesi africani “particolarmente cari”, come la Repubblica Centrafricana, dove è stato nel 2015 per aprire la Porta Santa, a Bangui, e il Sud Sudan “dove, a Dio piacendo mi recherò all’inizio del prossimo anno”. Paesi “poverissimi e fragili, che il mondo considera importanti solo per le risorse da sfruttare e che invece il Signore considera suoi prediletti, nei quali vi manda ad essere buoni samaritani, testimoni del suo Vangelo”.

Non abbiate timore ad affrontare sfide difficili, a intervenire in luoghi remoti e segnati dalla violenza, dove le popolazioni non hanno la possibilità di curarsi. Siate con loro! Dovessero occorrere anni di fatiche, dovessero susseguirsi delusioni e fallimenti per ottenere dei risultati, non scoraggiatevi. Perseverate con il servizio ostinato e il dialogo aperto a tutti come strumenti per la pace e il superamento dei conflitti.

Il Papa sottolinea quindi che l’essere con l’Africa del Cuamm è anche “collaborazione che le Chiese locali e con le istituzioni dei Paesi in cui operate, sempre in un’ottica di condivisione e di promozione delle popolazioni africane”, e lo incoraggia “a continuare a lavorare insieme con le congregazioni religiose missionarie, impegnate generosamente nel settore sanitario in Africa”. Unendo le forze e “sostenendo l’innovazione sociale ispirata dal Vangelo, esplorando anche nuove forme di finanziamento dei servizi sanitari rivolti ai più poveri”.

Guardando alla pandemia del Covid, “la guerra e la grave crisi internazionale” che stanno mettendo tutti a dura prova, Francesco ricorda anche le condizioni di siccità, vista anche in Kenya, che diventa anche “una tragedia mentale”. Drammi che in Africa hanno “conseguenze drammatiche”, perché “le popolazioni sono già molto povere e mancano sistemi di protezione sociale”.

L’Africa sta tornando indietro e la povertà si sta aggravando. I prezzi delle derrate alimentari stanno salendo ovunque portando fame e malnutrizione; i trasporti sanitari sono bloccati per il costo eccessivo del carburante; i farmaci e il materiale sanitario scarseggiano ovunque. È una “guerra” nascosta, che nessuno racconta e sembra non esistere e impatta invece in modo durissimo, specie sui più poveri.

Il Pontefice chiede quindi che il Signore, aiuti l’Africa e chi si impegna per gli africani, ad attraversare con coraggio questa “notte”, guardando a “quei piccoli germogli di speranza che già intravediamo e di cui voi stessi siete testimoni”. Vi ringrazio perché vi fate voce di ciò che sta vivendo l’Africa; perché portate a galla le sofferenze nascoste e silenziose dei poveri che incontrate nel vostro impegno quotidiano. E vi esorto a continuare a dare voce all’Africa, a quello che non si vede, alle sue fatiche e alle sue speranze, per smuovere la coscienza di un mondo a volte concentrato troppo su sé stesso e poco sull’altro. Il Signore ascolta il grido del suo popolo oppresso e ci chiede di essere artigiani di un nuovo futuro, umili e tenaci, con i più poveri.

Infine, l’invito ad avere “un’attenzione speciale per i giovani” africani: a favorirne l’inserimento lavorativo, perché sono desiderosi “di vivere il proprio futuro da protagonista soprattutto nei Paesi di origine”. E Papa Francesco ricorda la commozione nell’incontro via Zoom con i giovani africani, la loro “intelligenza e inquietudini”.

Aiutateli ad andare avanti: sono un tesoro, sono intelligentissimi, ma che non sentano che i loro progetti non possono andare avanti per le condizioni geografiche, sociali, economiche che li bloccano – o culturali, tante volte. Le nuove generazioni, prosegue, possono creare “nuovi ponti tra l’Italia e l’Africa”. E questo accade “quando i giovani si incontrano, si confrontano e si aprono al mondo senza paure e senza pregiudizi”.

In questa avventura voi potete coinvolgere le università, in modo tale che i percorsi di formazione, ricerca e innovazione, previsti per i giovani italiani, siano rivolti anche alla gioventù africana. È in questo scambio che si costruiscono dirigenti capaci di guidare processi di sviluppo umano integrale.

Il Papa conclude con l’immagine dell’incontro a Bangui, nel 2015, con la piccola suora da più di 50 anni in Africa nella Repubblica democratica del Congo, che come ostetrica ha fatto più di 2 mila parti, e ha adottato legalmente un’orfana, da “suora coraggiosa”. Ancora vive, ancora vive, lì nella Repubblica democratica del Congo, ancora con la canoa ogni sabato va a fare la spesa a Bangui e torna. Ancora continua a fare l’ostetrica. Una vita nascosta per dare la vita. Voglio lasciare soltanto questa fotografia. Pensiamo a tanti e tante che come questa suora hanno speso la vita in Africa per aiutare a crescere gli africani. Andate avanti, siate coraggiosi con questi pionieri che noi abbiamo davanti a noi.