Papa

L'udienza. Il Papa invoca la pace e parla della libertà dello Spirito Santo

Mimmo Muolo mercoledì 5 giugno 2024

Il Papa saluta i fedeli prima dell'udienza generale

Con una invocazione per la pace, il Papa ha concluso l'udienza generale che si è svolta in piazza San Pietro, e durante la quale ha anche annunciato un documento sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù, che sarà pubblicato a settembre. «Credo che ci farà molto bene meditare su vari aspetti dell'amore del Signore, che possano illuminare il cammino del rinnovamento ecclesiale, ma anche che dicano qualcosa di significativo a un mondo che sembra aver perso il cuore». «Chiediamo al Signore, per intercessione della sua Madre, la pace nella martoriata Ucraina, in Palestina, in Israele e nel Myanmar. Preghiamo che il Signore ci dia la pace e che il mondo non soffra tanto per le guerre», ha invocato Francesco.

Argomento della catechesi è stato invece il nome con cui nella Bibbia viene indicato lo Spirito Santo. «Quello con cui lo hanno conosciuto i primi destinatari della rivelazione - ha ricordato il Pontefice - è Ruach, che significa soffio, vento, respiro». «Fu proprio osservando il vento e le sue manifestazioni, che gli scrittori biblici furono guidati da Dio a scoprire un 'vento' di natura diversa. Non a caso a Pentecoste lo Spirito Santo discese sugli Apostoli accompagnato dal 'fragore di un vento impetuoso'», ha ricordato. Secondo il Pontefice, «l'immagine del vento serve anzitutto a esprimere la potenza dello Spirito divino». Il vento infatti «è una forza travolgente e indomabile. È capace perfino di smuovere gli oceani». Ma «accanto alla potenza, Gesù metterà in luce un'altra caratteristica del vento, quella della sua libertà», poiché «il vento soffia dove vuole» ed è «l'unica cosa che non si può assolutamente imbrigliare, non si può 'imbottigliare' o inscatolare», ha evidenziato papa Francesco.

Perciò, «pretendere di rinchiudere lo Spirito Santo in concetti, definizioni, tesi o trattati, come ha tentato di fare a volte il razionalismo moderno, significa perderlo, vanificarlo, o ridurlo allo spirito umano puro e semplice». Secondo il Papa, «esiste però una tentazione analoga anche in campo ecclesiastico, ed è quella di voler racchiudere lo Spirito Santo in canoni, istituzioni, definizioni. Lo Spirito crea e anima le istituzioni, ma non può essere Lui stesso 'istituzionalizzato', cosificato. Il vento soffia 'dove vuole', così lo Spirito distribuisce i suoi doni 'come vuole'». Anche San Paolo ha spiegato che «dove c'è lo Spirito del Signore, c'è libertà». Ma «questa è una libertà tutta speciale, assai diversa da ciò che comunemente si intende. Non è libertà di fare quello che si vuole, ma libertà di fare liberamente quello che Dio vuole! Non libertà di fare il bene o il male, ma libertà di fare il bene e farlo liberamente, cioè per attrazione, non per costrizione». In altre parole, «libertà dei figli, non degli schiavi».

«Paolo - ha detto ancora il Papa - è ben consapevole dell'abuso e del fraintendimento che si può fare di questa libertà». In effetti «è una libertà che si esprime in ciò che sembra il suo opposto, il servizio, ma è la vera libertà - ha rimarcato -. Conosciamo bene quand'è che questa libertà diventa un 'pretesto per la carne'. Paolo fa un elenco sempre attuale: 'Fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere' (Gal 5,19- 21). Ma lo è anche la libertà che permette ai ricchi di sfruttare i poveri, è una libertà brutta, ai forti di sfruttare i deboli, e a tutti di sfruttare impunemente l'ambiente, e questa è una libertà brutta, non è la libertà dello Spirito».Infine, parlando ai pellegrini polacchi Francesco ha aggiunto: «In questi giorni state commemorando l'anniversario del primo viaggio apostolico di San Giovanni Paolo II in patria e la sua preghiera allo Spirito Santo di scendere e rinnovare la faccia della terra, della vostra terra - ed essa è stata rinnovata. Avete riacquistato la libertà».