Papa

Auschwitz. Il Papa al Centro Wiesenthal: se perdiamo la memoria annientiamo il futuro

lunedì 20 gennaio 2020

Papa Francesco ad Auschwitz nel 2016

"Preoccupa l'aumento, in tante parti del mondo, di un'indifferenza egoista, per cui interessa solo quello che fa comodo a sé stessi: la vita va bene se va bene a me e quando qualcosa non va, si scatenano rabbia e cattiveria". Lo ha detto papa Francesco che, ricevendo in udienza una delegazione del "Simon Wiesenthal Center", a 75 anni dalla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, ha spiegato: "Così si preparano terreni fertili ai particolarismi e ai populismi, che vediamo attorno a noi. Su questi terreni cresce rapido l'odio". (IL TESTO DEL DISCORSO)

"Ancora recentemente abbiamo assistito a barbare recrudescenze di antisemitismo", il riferimento all'attualità: "Non mi stanco di condannare fermamente ogni forma di antisemitismo", ha ribadito Francesco, secondo il quale "per affrontare il problema alla radice, dobbiamo impegnarci anche a dissodare il terreno su cui cresce l'odio, seminandovi pace. È infatti attraverso l'integrazione, la ricerca e la comprensione dell'altro che tuteliamo maggiormente noi stessi".

"Reintegrare chi è emarginato, tendere la mano a chi è lontano, sostenere chi è scartato perché non ha mezzi e denaro, aiutare chi è vittima di intolleranza e discriminazione", gli imperativi esigenti del Papa, che ha citato la Dichiarazione Nostra aetate per sottolineare che "noi, ebrei e cristiani, abbiamo un ricco patrimonio spirituale comune che dovremmo scoprire sempre più per metterlo al servizio di tutti". "Siamo chiamati proprio noi, per primi, a questo servizio", l'appello di Francesco: "Non a prendere le distanze ed escludere, ma a farci vicini e includere; non ad assecondare soluzioni di forza, ma a avviare percorsi di prossimità".

"Oggi, assorbiti nel vortice delle cose, fatichiamo a fermarci, a guardarci dentro, a fare silenzio per ascoltare il grido dell'umanità sofferente". Ha proseguito il Papa, che ha fatto notare che "il consumismo odierno è anche verbale: quante parole inutili, quanto tempo sprecato a contestare e accusare, quante offese urlate, senza curarsi di quel che si dice".

"Il silenzio, invece, aiuta a custodire la memoria", dice Francesco a 75 anni dalla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau: "Se perdiamo la memoria, annientiamo il futuro. L'anniversario dell'indicibile crudeltà che l'umanità scoprì 77 anni fa sia un richiamo a fermarci, a stare in silenzio e fare memoria. Ci serve, per non diventare indifferenti".