Papa

La Giornata. Santificazione del clero, lettera del Dicastero ai preti di tutto il mondo

Gianni Cardinale venerdì 7 giugno 2024

L'udienza alla plenaria del Dicastero per il clero

Papa Francesco invita a stare attenti a non pensare al diaconato permanente «come a un presbiterato di seconda classe». «Lo vediamo – spiega - quando alcuni di loro sono all’altare e sembra vogliano concelebrare». Invece il servizio dei diaconi deve essere «in favore degli orfani, delle vedove, delle opere sociali, in Caritas, nell’amministrazione dei sacramenti aiutando i parroci». Quindi bisogna fare «in modo che i diaconi non si sentano preti di seconda classe». Il che «sarebbe un rischio, in questo momento». Queste precisazioni del Pontefice appaiono in una nuova versione, pubblicata oggi dai media vaticani, del suo discorso al Dicastero per il clero pronunciato ieri. In pratica si tratta di una aggiunta alla versione diffusa ieri dagli stessi media vaticani.

Un'altra aggiunta al discorso riguarda la Ratio fundamentalis Institutionis Sacerdotalis emanata dal Dicastero nel 2016. «La Ratio fundamentalis – ha puntualizzato Francesco - è stata fatta: non bisogna farne un’altra. Andiamo avanti con questa».

La Giornata istituita nel 1985 da Giovanni Paolo II

Intanto oggi la Congregazione per il clero, in occasione della Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, ha pubblicato la lettera ai preti di tutto il mondo per la Giornata della Santificazione sacerdotale 2024. Giornata istituita da Giovanni Paolo II nel 1995.

«Molto si è detto e si è scritto – è scritto nella lettera firmata dai vertici del Dicastero - a proposito dell’importanza della dimensione umana e della maturità affettiva nella vita del prete; siamo anche consapevoli dei tanti segnali di fragilità che si manifestano in questo ambito. In ogni contesto ecclesiale e sociale molte sono le osservazioni circa la carenza di educazione ai sentimenti e alle emozioni, come anche la presenza di analfabetismo emotivo e anaffettività; qualcuno parla di una globalizzazione dell’indifferenza, di cinismo crescente, insieme a narcisismo e autoreferenzialità».

«Per altro – viene spiegato nella lettera - tutti sappiamo per esperienza come, invece, è fonte di gioia vera poter vivere pienamente la nostra umanità e le nostre relazioni profumandole di amore, gratuità, bellezza, verità, bontà e autenticità, spiritualità, arte, musica e poesia, tutti frutti dell’opera dello Spirito del Risorto che soffia dove vuole e sempre suscita stupore, meraviglia e gusto, una carica di fiducia e speranza».

La richiesta del dono di nuove vocazioni

«Il nostro umanissimo cuore», scrive il Dicastero ai sacerdoti, è «il luogo dove Cristo vuole continuare a venire, dimorare, abitare, palpitare fino a lasciarsi trafiggere d’amore e per amore, a imitazione sua». Ecco quindi che la Solennità del Sacro Cuore di Cristo è «un’occasione preziosa per fare memoria nello stesso tempo della miseria e piccolezza del nostro cuore, ma più ancora della misericordia infinita e rigenerante del Cuore di Dio manifestatosi nel Cuore di Gesù». Infatti è al Sacro Cuore che bisogna «attingere la carità e la generosità del Pastore che ha l’odore delle pecore e si mette in gioco per chiamare e amare ciascuna col suo nome, specie quelle smarrite, ferite o errabonde perché tutte possano pascolare libere e felici nel campo di Dio».

Infine l’implorazione al Signore del «dono di tante vocazioni al sacerdozio ministeriale e alla vita consacrata per il Regno, di vite donate che sappiano essere trasparenza della santità di Dio, testimoni gioiosi dell’amore del Padre e del Cuore di Cristo ricco di misericordia per ogni creatura».