La
libertà cristiana sta nella “docilità alla Parola di Dio”. E’ quanto affermato
da Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Pontefice ha
sottolineato che dobbiamo essere sempre pronti ad accogliere la “novità” del
Vangelo e le “sorprese di Dio”. Il servizio di
Alessandro Gisotti:“La Parola di Dio è viva ed efficace, discerne i sentimenti ed i
pensieri del cuore”. Papa Francesco è partito da questa considerazione per
svolgere la sua omelia. E ha subito sottolineato che per accogliere davvero la
Parola di Dio dobbiamo avere un atteggiamento di “docilità”. “La Parola di Dio –
ha osservato – è viva e perciò viene e dice quello che vuole dire: non quello
che io aspetto che dica o quello che io spero che dica”. E’ una Parola “libera”.
Ed è anche “sorpresa, perché il nostro Dio è il Dio delle sorprese”. E’
“novità”:
“Il Vangelo è novità. La Rivelazione è novità. Il nostro Dio
è un Dio che sempre fa le cose nuove e chiede da noi questa docilità alla sua
novità. Nel Vangelo, Gesù è chiaro in questo, è molto chiaro: vino nuovo in otri
nuovi. Il vino lo porta Dio, ma dev’essere ricevuto con questa apertura alla
novità. E questo si chiama docilità. Noi possiamo domandarci: io sono docile
alla Parola di Dio o faccio sempre quello che io credo che sia la Parola di Dio?
O faccio passare la Parola di Dio per un alambicco e alla fine è un’altra cosa
rispetto a quello che Dio vuole fare?”. Se io faccio questo, ha
soggiunto, “finisco come il pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, e lo
strappo diventa peggiore”. E ha evidenziato che “quello di adeguarsi alla Parola
di Dio per poter riceverla” è “tutto un atteggiamento ascetico”:
“Quando io voglio prendere l’elettricità dalla fonte elettrica, se
l’apparecchio che io ho non va, cerco un adattatore. Noi dobbiamo sempre cercare
di adattarci, di adeguarci a questa novità della Parola di Dio, essere aperti
alla novità. Saul, proprio l’eletto di Dio, unto di Dio, aveva dimenticato che
Dio è sorpresa e novità. Aveva dimenticato, si era chiuso nei suoi pensieri, nei
suoi schemi, e così ha ragionato umanamente”. Il Papa si è
soffermato sulla Prima Lettura. Ha così rammentato che, al tempo di Saul, quando
uno vinceva una battaglia prendeva il bottino e con parte di esso si compiva il
sacrificio. “Questi animali tanto belli – afferma dunque Saul – saranno per il
Signore”. Ma, ha rilevato il Papa, “ha ragionato con il suo pensiero, con il suo
cuore, chiuso nelle abitudini”, mentre “il nostro Dio, non è un Dio delle
abitudini: è un Dio delle sorprese”. Saul “non ha obbedito alla Parola di Dio,
non è stato docile alla Parola di Dio”. E Samuele gli rimprovera proprio questo,
“gli fa sentire che non ha obbedito, non è stato servo, è stato signore, lui. Si
è impadronito della Parola di Dio”. “La ribellione, non obbedire alla Parola di
Dio – ha affermato ancora il Papa – è peccato di divinazione”. Ed ha aggiunto:
“L’ostinazione, la non docilità a fare quello che tu vuoi e non quello che vuole
Dio, è peccato di idolatria”. E questo, ha proseguito, “ci fa pensare” su “cosa
è la libertà cristiana, cosa è l’obbedienza cristiana”:
“La libertà
cristiana e l’obbedienza cristiana sono docilità alla Parola di Dio, è avere
quel coraggio di diventare otri nuovi, per questo vino nuovo che viene
continuamente. Questo coraggio di discernere sempre: discernere, dico, non
relativizzare. Discernere sempre cosa fa lo Spirito nel mio cuore, cosa vuole lo
Spirito nel mio cuore, dove mi porta lo Spirito nel mio cuore. E obbedire.
Discernere e obbedire. Chiediamo oggi la grazia della docilità alla Parola di
Dio, a questa Parola che è viva ed efficace, che discerne i sentimenti e i
pensieri del cuore”.