Santa Marta. Il Papa: cristiano significa accettare la via di Gesù , fino alla croce
“La gente chi dice che io sia?”, “Voi che cosa dite?”. Sono le domande contenute nel brano del Vangelo della liturgia di oggi ed è da queste domande che Papa Francesco prende spunto per la sua riflessione. Il Vangelo, afferma, ci insegna le tappe, già percorse dagli apostoli, per sapere chi è Gesù. Sono tre: conoscere, confessare, accettare la strada che Dio ha scelto per Lui. (Adriana Masotti - Vatican News)
Confessare Gesù grazie allo Spirito Santo
Conoscere Gesù è ciò che “facciamo tutti noi quando - osserva il Papa - prendiamo il Vangelo, cerchiamo di conoscere Gesù, quando portiamo i bambini al catechismo (…) quando li portiamo a Messa”, ma è solo il primo passo, il secondo è confessare Gesù.
E questo noi, da soli, non possiamo farlo. Nella versione di Matteo Gesù dice a Pietro: "Questo non viene da te. Te lo ha rivelato il Padre”. Possiamo confessare Gesù soltanto con la forza di Dio, con la forza dello Spirito Santo. Nessuno può dire Gesù è il Signore e confessarlo senza lo Spirito Santo, dice Paolo. Noi non possiamo confessare Gesù senza lo Spirito. Perciò la comunità cristiana deve cercare sempre la forza dello Spirito Santo per confessare Gesù, per dire che Lui è Dio, che Lui è il Figlio di Dio.
Accettare la strada di Gesù, fino alla croce
Ma qual è lo scopo della vita di Gesù, perché è venuto? Rispondere a questa domanda significa compiere la terza tappa sulla via della conoscenza di Lui. E il Papa ricorda che Gesù cominciò ad insegnare ai suoi apostoli che doveva soffrire, venire ucciso e poi risorgere.
Confessare Gesù è confessare la sua morte, la sua resurrezione; non è confessare: “Tu sei Dio” e fermarci lì, no: “Tu sei venuto per noi e sei morto per me. Tu sei risorto. Tu ci dai la vita, Tu ci hai promesso lo Spirito Santo per guidarci”. Confessare Gesù significa accettare la strada che il Padre ha scelto per Lui: l’umiliazione. Paolo, scrivendo ai Filippesi, dice: “Dio inviò suo Figlio, il quale annientò se stesso, si fece servo, umiliò se stesso, fino alla morte, morte di croce”. Se non accettiamo la strada di Gesù, la strada dell’umiliazione che Lui ha scelto per la redenzione, non solo non siamo cristiani: meriteremo quello che Gesù ha detto a Pietro: “Va’ dietro a me, Satana!”.
Chi non segue la via dell'umiliazione non è un cristiano
Papa Francesco fa notare che Satana sa bene che Gesù è il Figlio di Dio, ma che Gesù rifiuta la sua “confessione” come allontana da sé Pietro quando respinge la via scelta da Gesù. “Confessare Gesù - afferma infatti Papa Francesco - è accettare la strada dell’umiltà e dell’umiliazione. E quando la Chiesa non va per questa strada, sbaglia, diventa mondana”.
E quando noi vediamo tanti cristiani buoni, con buona volontà, ma che confondono la religione con un concetto sociale di bontà, di amicizia, quando noi vediamo tanti chierici che dicono di seguire Gesù, ma cercano gli onori, le vie fastose, le vie della mondanità, non cercano Gesù: cercano se stessi. Non sono cristiani; dicono di essere cristiani, ma di nome, perché non accettano la via di Gesù, dell’umiliazione. E quando leggiamo nella storia della Chiesa di tanti vescovi che hanno vissuto così e anche di tanti papi mondani che non hanno conosciuto la strada dell’umiliazione, non l’hanno accettata, dobbiamo imparare che quella non è la strada.
La coerenza cristiana nella vita e nel ministero
Il Papa conclude con l’invito a chiedere “la grazia della coerenza cristiana” per “non usare il cristianesimo per arrampicarsi”, la grazia di seguire Gesù nella sua stessa via, fino all'umiliazione.