Come Maria, impariamo a ricevere e custodire la Parola di Dio. E’ quanto
affermato da Papa Francesco nella Messa alla Casa Santa Marta, nell’odierna
memoria del Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria. Il Papa ha sottolineato
che Maria leggeva la vita con la Parola di Dio e questo significa proprio
custodire. Alla Messa, ha preso parte un gruppo di collaboratori di
Caritas
Internationalis, accompagnati dal segretario generale, Michel Roy. Stupore e custodia: Papa Francesco ha svolto la sua omelia partendo
da questo binomio. L’occasione l’ha offerta il Vangelo odierno, che narra dello
stupore dei dottori nel Tempio nell’ascoltare Gesù e del custodire di Maria, nel
suo cuore, la Parola di Dio. Lo stupore, ha osservato il Papa, “è più della
gioia: è un momento nel quale la Parola di Dio viene, è seminata nel nostro
cuore”. Ma, ha avvertito, “non si può vivere sempre nello stupore”, questo
infatti va portato “nella vita con la custodia”. Ed è proprio quello che fa
Maria, di cui si dice che è “meravigliata” e che custodisce la “Parola di
Dio”:
“Custodire la Parola di Dio: cosa vuol dire questo? Io ricevo la
Parola e poi prendo una bottiglia, metto la Parola nella bottiglia e la
custodisco? No. Custodire la Parola di Dio vuol dire che il nostro cuore si
apre, si è aperto a quella Parola come la Terra si apre per ricevere i semi. La
Parola di Dio è un seme e viene seminata. E Gesù ci ha detto che cosa succede
con il seme: alcuni cadono lungo il cammino e vengono gli uccelli e li mangiano;
questa Parola non è custodita, questi cuori non sanno
riceverla”.Altri, ha proseguito, cadono in una terra con tante
pietre e il seme muore. E Gesù dice che costoro “non sanno custodire la Parola
di Dio perché non sono costanti: quando viene una tribolazione si dimenticano”.
La Parola di Dio, ha detto ancora, cade in una terra non preparata, non
custodita, dove sono le spine. E cosa sono le spine? Gesù, ha sottolineato,
parla dell’“attaccamento alle ricchezze, i vizi”. Ecco allora che “custodire la
Parola di Dio significa sempre meditare cosa dica a noi questa Parola con quello
che succede nella vita”. E questo “Maria lo faceva”, “meditava e faceva la
comparazione”. Questo, “è un lavoro spirituale grande”:
“Giovanni
Paolo II diceva che Maria aveva, con questo lavoro, una particolare fatica nel
suo cuore: aveva il cuore affaticato. Ma questo non è un affanno, è una
fatica, è un lavoro. Custodire la
Parola di Dio si fa con questo lavoro: il lavoro di cercare cosa significhi
questo in questo momento, cosa mi voglia dire il Signore in questo momento,
questa situazione in confronto con la Parola di Dio come si capisce. E’ leggere
la vita con la Parola di Dio e questo significa
custodire”. Ma anche ricordare. “La memoria –
ha detto il Papa – è una custodia della Parola di Dio. Ci aiuta a custodirla, a
ricordare tutto quello che il Signore ha fatto nella mia vita”. Ci ricorda, ha
detto ancora, “tutte le meraviglie della salvezza nel suo popolo e nel mio
cuore. La memoria custodisce la Parola di Dio”. Il Papa ha quindi concluso
l’omelia invitando tutti a pensare “a come custodiamo la Parola di Dio, come
conserviamo questo stupore, perché gli uccelli non la mangino, i vizi non la
soffochino”:
“Ci farà bene domandarci: 'Con le cose che accadono nella
vita, io mi faccio la domanda: cosa mi dice il Signore con la sua Parola, in
questo momento?'. Questo si chiama custodire la Parola di
Dio, perché la Parola di Dio è proprio il messaggio che il Signore ci
dà in ogni momento. Custodirla con questo: custodirla con la nostra memoria. E
anche custodirla con la nostra speranza. Chiediamo al Signore la grazia di
ricevere la Parola di Dio e custodirla, e anche la grazia
di avere un cuore affaticato in questa custodia. Così
sia”.