Papa

Santa Marta. «Il cristiano sa abbassarsi per annunciare il Signore»

Alessandro Gisotti, per Radio Vaticana martedì 24 giugno 2014

Un cristiano non annuncia se stesso, ma il Signore. È quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta, nella solennità della Natività di San Giovanni Battista. Il Papa si è soffermato sulle vocazioni del “più grande tra i profeti”: preparare, discernere, diminuire. Il servizio di Alessandro Gisotti di Radio Vaticana. Preparare la venuta del Signore, discernere chi sia il Signore, diminuire perché il Signore cresca. Papa Francesco ha indicato in questi tre verbi le vocazioni di Giovanni il Battista, modello sempre attuale per un cristiano. Giovanni, ha detto il Papa, preparava la strada a Gesù “senza prendere niente per sé. Era un uomo importante: “la gente lo cercava, lo seguiva perché le parole di Giovanni erano forti”. Le sue parole, ha proseguito, arrivavano “al cuore”. E lì, ha osservato, ha avuto forse “la tentazione di credere che fosse importante, ma non è caduto”. Quando, infatti, si avvicinarono i dottori a chiedergli se fosse il Messia, Giovanni ha risposto: “Sono voce: soltanto voce”, ma “sono venuto a preparare la strada al Signore”. Ecco la prima vocazione del Battista, ha evidenziato il Papa: “Preparare il popolo, preparare il cuore del popolo per l’incontro con il Signore”. Ma chi è il Signore?: “E questa è la seconda vocazione di Giovanni: discernere, fra tanta gente buona, chi fosse il Signore. E lo Spirito gli ha rivelato questo e lui ha avuto il coraggio di dire: ‘E’ questo. Questo è l’Agnello di Dio, quello che toglie i peccati del mondo’. I discepoli guardarono quest’uomo che passava e lo lasciarono andare. Il giorno dopo, è accaduto lo stesso: ‘E’ quello! E’ più degno di me’. I discepoli sono andati dietro di Lui. Nella preparazione, Giovanni diceva: ‘Dietro di me viene uno…’. Nel discernimento, che sa discernere e segnare il Signore, dice: ‘Davanti a me… è questo!’”. La terza vocazione di Giovanni, ha proseguito, è diminuire. Da quel momento, annota il Pontefice, “la sua vita incominciò ad abbassarsi, a diminuire perché crescesse il Signore, fino ad annientare se stesso”: “Lui deve crescere, io invece diminuire”, “dietro di me, davanti a me, lontano da me”: “E questa è stata la tappa più difficile di Giovanni, perché il Signore aveva uno stile che lui non aveva immaginato, a tal punto che nel carcere – perché era in carcere, in quel tempo – ha sofferto non solo il buio della cella, ma il buio nel suo cuore: ‘Ma, sarà questo? Non avrò sbagliato? Perché il Messia ha uno stile tanto alla mano... Non si capisce…’. E siccome era uomo di Dio, chiede ai suoi discepoli di andare da Lui a domandare: ‘Ma, sei Tu davvero, o dobbiamo aspettare un altro?’. “L’umiliazione di Giovanni – ha constatato – è doppia: l’umiliazione della sua morte, come prezzo di un capriccio”, ma anche l’umiliazione “del buio dell’anima”. Giovanni che ha saputo “aspettare” Gesù, che ha saputo “discernere”, “adesso vede Gesù lontano”. “Quella promessa – ha ribadito il Papa – si è allontanata. E finisce solo. Nel buio, nell’umiliazione”. Resta solo “perché si è annientato tanto perché il Signore crescesse”. Giovanni, ha detto ancora, vede il Signore che è “lontano” e lui “umiliato, ma con il cuore in pace”: “Tre vocazioni in un uomo: preparare, discernere, lasciare crescere il Signore e diminuire se stesso. Anche è bello pensare la vocazione del cristiano così. Un cristiano non annunzia se stesso, annunzia un altro, prepara il cammino a un altro: al Signore. Un cristiano deve sapere discernere, deve conoscere come discernere la verità da quello che sembra verità e non c’è: uomo di discernimento. E un cristiano dev’essere un uomo che sappia abbassarsi perché il Signore cresca, nel cuore e nell’anima degli altri”.