Papa

L'udienza. Il Papa: santa Caterina protegga l'Italia e l'Europa

Redazione Internet mercoledì 29 aprile 2020

Papa Francesco nella biblioteca privata del Palazzo apostolico per l'udienza generale in streaming

“Chiedo a Santa Caterina che protegga l’Italia durante questa pandemia, e protegga tutta l’Europa perché rimanga unita”. È la preghiera, a braccio, del Papa, pronunciata durante i saluti ai fedeli italiani collegati via streaming al termine dell'udienza generale di oggi, trasmessa dalla biblioteca privata del Palazzo apostolico.

Oggi celebriamo la festa di Santa Caterina da Siena, compatrona d’Italia”, ha esordito Francesco: “Questa grande figura di donna attinse dalla comunione con Gesù il coraggio dell’azione e quella inesauribile speranza che la sostenne nelle ore più difficili, anche quando tutto sembrava perduto, e le permise di influire sugli altri, anche ai più alti livelli civili ed ecclesiastici, con la forza della sua fede”. “Il suo esempio aiuti ciascuno a saper unire, con coerenza cristiana, un intenso amore alla Chiesa ad una efficace sollecitudine in favore della comunità civile, specialmente in questo tempo di prova”, l’auspicio di Francesco, che anche nel saluto ai fedeli di lingua francese si è riferito all’emergenza sanitaria in atto, affidando “alla misericordia di Dio le persone colpite dalla disoccupazione a causa dell’attuale pandemia. Possa il Signore essere la Provvidenza di tutti i bisognosi e incoraggiarci ad aiutarli!”. Salutando, infine, i fedeli polacchi, il Papa ha ricordato che domani inizieremo il mese mariano, il mese di maggio: “Rimanendo nelle case a causa della pandemia, sfruttiamo questo tempo per riscoprire la bellezza di pregare il Rosario e la tradizione delle funzioni mariane. In famiglia, oppure individualmente, in ogni momento fissate con lo sguardo il Volto di Cristo e il cuore di Maria”.

La catechesi sull'ultima delle Beatitudini

“La sola testimonianza cristiana, che fa tanto bene a tanta gente perché la segue, dà fastidio a coloro che hanno una mentalità mondana. La vivono come un rimprovero” ha detto, a braccio, il Papa, nella catechesi dedicata all’ultima beatitudine: “Beati i perseguitati della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli”.

Vivere nel dono è un fastidio per il mondo

“Quando appare la santità ed emerge la vita dei figli di Dio – ha spiegato Francesco – in quella bellezza c’è qualcosa di scomodo che chiama ad una presa di posizione: o lasciarsi mettere in discussione e aprirsi al bene o rifiutare quella luce e indurire il cuore, anche fino all’opposizione e all’accanimento”. “Il mondo, con i suoi idoli, i suoi compromessi e le sue priorità, non può approvare questo tipo di esistenza”, ha affermato il Papa: “Le strutture di peccato, spesso prodotte dalla mentalità umana, così estranee come sono allo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, non possono che rifiutare la povertà o la mitezza o la purezza e dichiarare la vita secondo il Vangelo come un errore e un problema, quindi come qualcosa da emarginare”. “Così pensa il mondo: questi sono idealistici, o fanatici, così pensano loro”, ha aggiunto a braccio: “Se il mondo vive in funzione del denaro, chiunque dimostri che la vita può compiersi nel dono e nella rinuncia diventa un fastidio per il sistema dell’avidità. Questa parola, fastidio, è la parola chiave”.

L’ultima beatitudine, ha esordito Francesco, “annuncia la stessa felicità della prima: il regno dei Cieli è dei perseguitati così come è dei poveri in spirito; comprendiamo così di essere arrivati al termine di un percorso unitario dipanato negli annunci precedenti”. “La povertà in spirito, il pianto, la mitezza, la sete di santità, la misericordia, la purificazione del cuore e le opere di pace possono condurre alla persecuzione a causa di Cristo, ma questa persecuzione alla fine è causa di gioia e di grande ricompensa nei cieli”, ha assicurato Francesco, secondo il quale “il sentiero delle Beatitudini è un cammino pasquale che conduce da una vita secondo il mondo a quella secondo Dio, da un’esistenza guidata dalla carne – cioè dall’egoismo – a quella guidata dallo Spirito”.

Oggi più martiri che nei primi secoli

“È curioso, attira l’attenzione vedere come nelle persecuzioni dei martiri cresce l’ostilità fino all’accanimento” ha detto il Papa. “Basta vedere le persecuzioni del secolo scorso, delle dittature europee, come si arriva all’accanimento contro i cristiani, contro la testimonianza cristiana e conto l’eroicità dei cristiani”, ha proseguito a braccio, sottolineando che nello stesso tempo “il dramma della persecuzione è anche il luogo della liberazione dalla sudditanza al successo, alla vanagloria e ai compromessi del mondo”. “È doloroso ricordare che, in questo momento, ci sono molti cristiani che patiscono persecuzioni in varie zone del mondo, e dobbiamo sperare e pregare che quanto prima la loro tribolazione sia fermata”, l’appello del Papa. “Sono tanti, i martiri di oggi sono di più dei martiri dei primi secoli”, l’aggiunta a braccio: “Esprimiamo a questi fratelli e sorelle la nostra vicinanza: siamo un unico corpo, e questi cristiani sono le membra sanguinanti del corpo di Cristo che è la Chiesa”.

Il cristiano rifiuta i compromessi con il mondo

“Non sempre il disprezzo degli uomini è sinonimo di persecuzione: c’è anche un disprezzo che è colpa nostra, quando perdiamo il sapore di Cristo e del Vangelo” è il monito del Papa. Il “sentiero umile” delle Beatitudini, ha detto, è quello “che porta ad essere di Cristo e non del mondo”. “Accogliere il suo Spirito ci può portare ad avere tanto amore nel cuore da offrire la vita per il mondo senza fare compromessi con i suoi inganni e accettandone il rifiuto”, ha spiegato Francesco. “I compromessi con il mondo sono il pericolo”, ha proseguito a braccio: “Il cristiano sempre è tentato di fare compromessi con il mondo, con lo spirito del mondo”. “Rifiutare i compromessi e andare sulla strada di Gesù Cristo”, la ricetta del Papa: “Questa è la vita del Regno dei cieli, la più grande gioia, la vera letizia”.

“E poi nelle persecuzioni sempre c’è la presenza di Gesù che ci accompagna, ci consola, e la forza dello Spirito Santo che ci aiuta ad andare avanti”, ha detto Francesco ancora una volta fuori testo: “Non scoraggiamoci quando una vita coerente col Vangelo attira le persecuzioni della gente: c’è lo Spirito che ci sostiene per questa strada”. Il “percorso” citato è quello di san Paolo: “Quando pensava di essere un giusto era di fatto un persecutore, ma quando scoprì di essere un persecutore, divenne un uomo d’amore, che affrontava lietamente le sofferenze della persecuzione che subiva. L’esclusione e la persecuzione, se Dio ce ne accorda la grazia, ci fanno somigliare a Cristo crocifisso e, associandoci alla sua passione, sono la manifestazione della vita nuova. Questa vita è la stessa di Cristo, che per noi uomini e per la nostra salvezza fu disprezzato e reietto dagli uomini”.