L'udienza. Il Papa: Gesù prega per noi anche se siamo in peccato mortale
Il saluto ai fedeli nel cortile di San Damaso
La preghiera di Cristo non abbandona mai nessuno, ci ricorda "per nome e per cognome" anche nel momento più difficile, anche nel peccato, anche se la nostra preghiera si riduce a un balbettio. Lo ha sottolineato papa Francesco nella catechesi sulla preghiera all'udienza del mercoledì, che si è svolta nel cortile di San Damaso in Vaticano.
"Le grandi svolte della missione di Gesù sono sempre precedute dalla preghiera intensa, prolungata", ha ricordato il Pontefice. Una cosa che è avvenuta anche quando si trattò di scegliere i dodici apostoli. "A giudicare da come si comporteranno poi quegli uomini, sembrerebbe che la scelta non sia stata delle migliori. Nel momento delle difficoltà sono fuggiti", ha commentato Francesco, "ma è proprio questo, specialmente la presenza di Giuda, il futuro traditore, a dimostrare che quei nomi erano scritti nel disegno di Dio".
Da ciò "ricaviamo che Gesù non solo vuole che preghiamo come Lui prega, ma ci assicura che, se anche i nostri tentativi di preghiera fossero del tutto vani e inefficaci, noi possiamo sempre contare sulla sua preghiera", ha proseguito.
La preghiera di Gesù per ogni essere umano non cessa mai ed è costante, ha aggiunto il Papa, anche nei momenti in cui non sembra possibile. Qui Francesco ha chiesto a tutti di fare questo esercizio: "Ricordarsi di questo". E chiedersi "Se sono in peccato mortale c'è l'amore di Gesù?". Per poi rispondersi di sì. Ugualmente "ognuno pensi: Gesù sta pregando per me in questo momento? Sì". Infatti "l'amore di Gesù e la sua preghiera non cessano" persino nel momento della lontananza. Anzi, è in quel momento che "si fanno più intensi".
"Anche se le nostre preghiere fossero solo balbettii, se fossero compromesse da una fede vacillante, non dobbiamo mai smettere di confidare in Lui. Sorrette dalla preghiera di Gesù, le nostre timide preghiere si appoggiano su ali d'aquila e salgono fino al Cielo", ha concluso il Papa.