L'udienza generale. Il Papa dopo il suo viaggio: «Chiesa ancora eurocentrica»
Il Papa saluta i fedeli in piazza San Pietro durante l'udienza generale
Nell'udienza generale di oggi, mercoledì 18 settembre il Papa ha parlato del suo viaggio in Asia e Oceania, scattando una "fotografia per ognuno dei quattro Paesi visitati: Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est e Singapore. Soprattutto, però ha notato come l'esperienza fatta lungo i quasi 33mila chilometri del suo 45.mo itinerario internazionale, il più lungo del pontificato e ottavo di sempre nella storia dei viaggi papali contemporanei, gli abbia fatto toccare con mano una questione in particolare: e cioè che «nel pensare alla Chiesa siamo ancora troppo eurocentrici, o, come si dice, "occidentali"». In realtà, ha aggiunto, «la Chiesa è molto più grande di Roma e dell'Europa, direi molto più viva, in quei Paesi. L'ho sperimentato in maniera emozionante incontrando quelle Comunità, ascoltando le testimonianze di preti, suore, laici, specialmente catechisti. Chiese che non fanno proselitismo, ma che crescono per attrazione, come diceva saggiamente Benedetto XVI».
Il Papa è quindi passato a descrivere la situazione Paese per Paese. «In Indonesia, i cristiani sono circa il 10%, e i cattolici il 3% - ha ricordato -. Ma quella che ho incontrato è una Chiesa vivace, dinamica, capace di vivere e trasmettere il Vangelo in quel Paese che ha una cultura molto nobile, portata ad armonizzare le diversità, e nello stesso tempo conta la più numerosa presenza di musulmani al mondo. In quel contesto, ho avuto conferma di come la compassione sia la strada su cui i cristiani possono e devono camminare per testimoniare Cristo Salvatore e nello stesso tempo incontrare le grandi tradizioni religiose e culturali». Quindi Francesco ha proseguito: «Fede, fraternità, compassione: su queste parole il Vangelo entra ogni giorno, nel concreto, nella vita di quel popolo, accogliendola e donandole la grazia di Gesù morto e risorto. Queste parole sono come un ponte, come il sottopassaggio che collega la Cattedrale di Giacarta alla più grande Moschea dell'Asia. Lì ho visto che la fraternità è il futuro, è la risposta all'anti-civiltà, alle trame diaboliche dell'odio e della guerra. Anche del settarismo».
In Papua Nuova Guinea, ha notato invece il Pontefice, «ho visto un nuovo futuro, senza violenze tribali, senza dipendenze, senza colonialismi economici o ideologici; un futuro di fraternità e di cura del meraviglioso ambiente naturale. La Papua Nuova Guinea può essere un laboratorio di questo modello di sviluppo integrale, animato dal lievito del Vangelo».
A Timor Est, sono sempre le riflessioni del Papa, «la Chiesa ha condiviso con tutto il popolo il processo di indipendenza, orientandolo sempre alla pace e alla riconciliazione. Non si tratta di una ideologizzazione della fede, no, è la fede che si fa cultura e nello stesso tempo la illumina, la purifica, la eleva». «Per questo - ha spiegato - ho rilanciato il rapporto fecondo tra fede e cultura, su cui già aveva puntato nella sua visita San Giovanni Paolo II. Ma soprattutto io sono stato colpito dalla bellezza di quel popolo: un popolo provato ma gioioso, un popolo saggio nella sofferenza. Un popolo che non solo genera tanti bambini, ma insegna loro a sorridere. E questo è garanzia di futuro. Insomma, a Timor Orientale ho visto la giovinezza della Chiesa: famiglie, bambini, giovani, tanti seminaristi e aspiranti alla vita consacrata. Ho respirato aria di primavera». «I figli sono la ricchezza di ogni nazione, anche qui in Europa», ha aggiunto.
Per quanto riguarda Singapore, infine, si tratta di «un Paese molto diverso dagli altri tre: una città-Stato, modernissima, polo economico e finanziario dell’Asia e non solo. Lì i cristiani sono una minoranza - ha fatto notare il Pontefice -, ma formano comunque una Chiesa viva, impegnata a generare armonia e fraternità tra le diverse etnie, culture e religioni. Anche nella ricca Singapore ci sono i “piccoli”, che seguono il Vangelo e diventano sale e luce, testimoni di una speranza più grande di quella che possono garantire i guadagni economici».
In sostanza, ha concluso Francesco, «ringrazio il Signore, che mi ha concesso di fare da vecchio Papa quello che avrei voluto fare da giovane gesuita! Perché lì volevo andare missionario. E rinnovo la mia riconoscenza alle Autorità civili e alle Chiese locali, che mi hanno accolto con tanto entusiasmo. Dio benedica i popoli che ho incontrato e li guidi sulla via della pace e della fraternità».
All'inizio dell'udienza il Papa ha anche scherzato presentando due giovani prossimi alle nozze. «Oggi vorrei cominciare con una buona notizia: vorrei presentarvi due "suicidi". Questi due si sposeranno sabato prossimo». Si riferiva a due giovani, Monica Nowak e Arturo Lopez Ramirez, che avevano letto, lui in spagnolo lei in polacco, le letture che introducono la catechesi del Papa. «È bello vedere quando l'amore va avanti per formare una nuova famiglia, per questo ve li ho voluto presentare», ha commentato.
Il Papa ha anche rivolto un pensiero a «ragazzi, giovani e studenti che in questi giorni state tornando a scuola. Possa il Signore aiutarvi a preservare nella fede e a nutrirvi di scienza per un futuro migliore, in cui l'umanità possa godere di pace, fratellanza e tranquillità», ha detto nei saluti ai fedeli di lingua araba. Poi ancora un appello: «Preghiamo per la pace, non dimentichiamo che la guerra è un sconfitta. Non dimentichiamo la Palestina, Israele, la martoriata Ucraina, il Myanmar, i tanti posti dove ci sono guerre. Il Signore dia a tutti il cuore per far vincere la pace».
Infine il Papa ha ricordato le vittime delle alluvioni in Europa: «In questi giorni si sono abbattuti sull'Europa centro-orientale forti piogge torrenziali provocando vittime, dispersi e ingenti danni. In particolare Austria, Romania, Repubblica Ceca e Polonia devono far fronte ai tragici disagi provocati dalle inondazioni. Assicuro a tutti la mia vicinanza, pregando specialmente per quanti hanno perso la vita e per i loro familiari. Ringrazio e incoraggio le comunità cattoliche locali e gli altri organismi di volontariato per gli aiuti e il soccorso che stanno portando».
Un pensiero anche a «sabato prossimo 21 settembre, quando si celebrerà la giornata mondiale dell'Alzheimer. «Preghiamo affinché la scienza medica possa offrire presto prospettive di cura per questa malattia e perché si attivino sempre più opportuni interventi a sostegno dei malati e delle loro famiglie».