L'udienza. Il Papa: anche oggi c'è la schiavitù e le donne non hanno stesse opportunità
“Anche oggi c’è una schiavitù delle donne”, che “non hanno le stesse opportunità degli uomini”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, commentando in Aula Paolo VI, durante l’udienza di oggi, il brano della Lettera ai Galati dedicato all’uguaglianza.
A proposito della seconda uguaglianza citata da san Paolo, quella tra liberi e schiavi, Francesco ha spiegato che “apre prospettive sconvolgenti”: “Per la società antica – ha ricordato – era vitale la distinzione tra schiavi e cittadini liberi. Questi godevano per legge di tutti i diritti, mentre agli schiavi non era riconosciuta nemmeno la dignità umana”. “Questo succede anche oggi”, il commento a braccio: “Tanta gente nel mondo, milioni, che non hanno diritto a mangiare, non hanno diritto all’educazione, non hanno diritto al lavoro: sono i nuovi schiavi, sono coloro che sono alle periferie, che sono sfruttati da tutti. Anche oggi c’è la schiavitù. E noi neghiamo a questa gente la dignità umana: sono schiavi”. Allo stesso modo, ha proseguito il Papa, “l’uguaglianza in Cristo supera la differenza sociale tra i due sessi, stabilendo un’uguaglianza tra uomo e donna allora rivoluzionaria e che c’è bisogno di riaffermare anche oggi”. “C’è bisogno di riaffermarla”, ha rimarcato Francesco a braccio: “Quante volte noi sentiamo espressioni che disprezzano le donne, quante volte abbiamo sentito ‘cose di donne’… Ma uomini e donne hanno la stessa dignità, e c’è nella storia anche oggi una schiavitù delle donne. Le donne non hanno le stesse opportunità degli uomini. Invece, come dice San Paolo, siamo uguali in Cristo Gesù”. IL TESTO DELL'UDIENZA
Non devono esserci differenze tra i cristiani
“Le differenze e i contrasti che creano separazione non dovrebbero avere dimora presso i credenti in Cristo” ha proseguito Francesco, che nella parte finale dell’udienza ha citato il monito contenuto nella Lettera dell'apostolo Giacomo: “State attenti con le differenze, perché voi non siete giusti. Quando a Messa entra uno che porta un anello d’oro, è ben vestito, lo fanno sedere al primo posto. Quando entra un povero, che ha a malapena qualcosa per coprirsi, gli dicono: ‘accomodati lì al fondo’”.
“Queste differenze le facciano noi tante volte, in modo inconscio”, il grido d’allarme di Francesco: “Siamo uguali. La nostra vocazione è piuttosto quella di rendere concreta ed evidente la chiamata all’unità di tutto il genere umano. Tutto quello che esaspera le differenze tra le persone, causando spesso discriminazioni, tutto questo, davanti a Dio, non ha più consistenza, grazie alla salvezza realizzata in Cristo. Ciò che conta è la fede che opera seguendo il cammino dell’unità indicato dallo Spirito Santo. E la nostra responsabilità è camminare decisamente su questa strada della uguaglianza, ma sostenuta, realizzata dalla redenzione di Gesù”.
“Paolo afferma la profonda unità che esiste tra tutti i battezzati, a qualsiasi condizione appartengano – siamo uomini e donne, uguali – perché ciascuno di loro, in Cristo, è una creatura nuova”, ha ricordato il Papa: “Ogni distinzione diventa secondaria rispetto alla dignità di essere figli di Dio, il quale con il suo amore realizza una vera e sostanziale uguaglianza. Tutti, tramite redenzione di Cristo e battesimo che abbiamo ricevuto, siamo uguali: figli e figlie di Dio, uguali. Siamo dunque chiamati in modo più positivo a vivere una nuova vita che trova nella figliolanza con Dio la sua espressione fondante. Uguali perché figli di Dio, e figli di Dio perché ci ha redenti Cristo e siamo entrati in questa dignità tramite il battesimo. È decisivo anche per tutti noi oggi riscoprire la bellezza di essere figli di Dio, di essere fratelli e sorelle tra di noi perché inseriti in Cristo che ci ha redenti”.
“E non dimenticatevi, quando tornate a casa: quando sono stato battezzato?”, l’invito finale: “Domandare quando viene questa data, e festeggiare anche”.
Il saluto agli studenti per il nuovo anno scolastico
Al momento dei saluti, al termine dell'udienza, il Papa si è rivolto agli studenti: "Il mio pensiero va in modo particolare a quanti riprenderanno la scuola nelle prossime settimane. Cari giovani, che quest'anno accademico sia per tutti voi occasione di crescita culturale e di approfondimento dei legami di amicizia. Su voi e sulle vostre famiglie invoco la sapienza e la gioia di Cristo. Dio vi benedica!".
Un pensiero per l'Etiopia travagliata dal conflitto interno
Il pensiero di Francesco è andato anche all'Etiopia, travagliata dal conflitto interno: "Il prossimo 11 settembre in Etiopia si celebrerà il Capodanno. Rivolgo al popolo etiope il mio più cordiale e affettuoso saluto, in modo particolare a quanti soffrono a motivo del conflitto in atto e della grave situazione umanitaria da esso causata. Sia questo un tempo di fraternità e solidarietà in cui dare ascolto al comune desiderio di pace".