Intervista a La Stampa. Papa Francesco: sovranismo e populismi mi spaventano
Il Papa all'udienza dell'8 agosto (Ansa/Vatican Media)
"L'Europa non può e non deve sciogliersi. È un'unità storica e culturale oltre che geografica. Il sogno dei Padri Fondatori ha avuto consistenza perché è stata un'attuazione di questa unità. Ora non si deve perdere questo patrimonio". Sono le parole di Papa Francesco in un'intervista a La Stampa, nella quale precisa che l'Europa "si è indebolita con gli anni, anche a causa di alcuni problemi di amministrazione, di dissidi interni. Ma bisogna salvarla. Dopo le elezioni, spero che inizi un processo di rilancio e che vada avanti senza interruzioni".
Il pontefice parla anche del sovranismo, che considera "un atteggiamento di isolamento. Sono preoccupato perché si sentono discorsi che assomigliano a quelli di Hitler nel 1934. "Prima noi. Noi… noi…": sono pensieri che fanno paura. Il sovranismo è chiusura. Un Paese deve essere sovrano, ma non chiuso. La sovranità va difesa, ma vanno protetti e promossi anche i rapporti con gli altri paesi, con la Comunità europea. Il sovranismo è un'esagerazione che finisce male sempre: porta alle guerre". Lo "stesso discorso" vale anche per i populismi. "All'inizio faticavo a comprenderlo - spiega - perché studiando Teologia ho approfondito il popolarismo, cioè la cultura del popolo: ma una cosa è che il popolo si esprima, un'altra è imporre al popolo l'atteggiamento populista. Il popolo è sovrano (ha un modo di pensare, di esprimersi e di sentire, di valutare), invece i populismi ci portano a sovranismi: quel suffisso, 'ismi', non fa mai bene".
Il Papa è poi tornato sul fenomeno delle migrazioni: "Innanzitutto, mai tralasciare il diritto più importante di tutti: quello alla vita". Parte della soluzione, secondo il Pontefice, è investire in Medio Oriente e Africa "per aiutare a risolvere i loro problemi e fermare così i flussi migratori". Ma, attenzione, bisogna "ricevere", perché "le porte vanno aperte, non chiuse".
Infine, un passaggio sulla possibilità di ordinare dei "viri probati", di cui si parlerà nel prossimo Sinodo sull'Amazzonia: uomini anziani e sposati che possano contribuire ad affrontare il problema della carenza del clero. Il tema, spiega il Papa, non figura tra i principali: "è semplicemente un numero dell'Instrumentum Laboris. L'importante saranno i ministeri dell'evangelizzazione e i diversi modi di evangelizzare".