Focsiv. Migrazioni, il Papa: in tanti muoiono mentre si discute del loro destino
L'udienza alla Focsiv
"Noi stiamo vivendo una civilta' dello scontro. Le guerre sono un grande scontro e oggi nessuno dubita che stiamo vivendo la terza guerra mondiale: in un secolo, uno scontro dietro l'altro, uno dietro l'altro... E non impariamo mai, a livello mondiale, ma anche a livello personale". Così papa Francesco parlando durante l'udienza alla Focsiv, la Federazione degli Organismi Cristiani di Servizio Internazionale e Volontariato, in occasione del 50esimo di Fondazione.
Il Papa chiede di sostenere "un reale sviluppo" di quei Paesi da dove partono tante persone in cerca di una vita migliore. "Pensiamo a quanti giovani - si legge nel discorso che il Pontefice ha consegnato ai volontari della Focsiv ricevuti in Vaticano - sono oggi costretti a lasciare la propria terra alla ricerca di un'esistenza dignitosa; a quanti uomini, donne e bambini affrontano viaggi disumani e violenze di ogni tipo, pur di cercare un domani migliore; a quanti continuano a morire sulle rotte della disperazione, mentre si discute sul loro destino o ci si gira dall'altra parte! Le migrazioni forzate, per fuggire a guerre, fame, persecuzioni o mutamenti climatici, sono uno dei grandi mali di questa epoca, che potremo affrontare alla radice solo assicurando un reale sviluppo in ogni Paese. E voi, volontari della Focsiv, siete impegnati anche su questo versante".
La Federazione degli Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontari celebra i 50 anni di attività nel mondo. QUI IL TESTO DEL DISCORSO
Il Papa dopo aver consegnato il discorso ha parlato a braccio. Ecco la trascrizione.
Grazie tante per questa visita, grazie tante a Lei, per le sue parole. Questo è il discorso che io devo leggere adesso, ma è meglio che voi lo leggiate a casa, e che in questo momento vi dica qualche cosa che mi venga dal cuore, d’accordo? Io lo do alla Presidente, lei si incarica di farlo conoscere.
Il volontariato è una delle tre cose che ho trovato in Italia come una caratteristica vostra, non l’ho trovato così altrove. Le altre cose sono gli oratori parrocchiali, al nord soprattutto, e poi le associazioni di aiuto economico, bancario, perché la gente prenda lì il mutuo e vada avanti, un aiuto di tipo economico. Tre cose tipicamente italiane.
Prendo la prima:
Il volontariato. È una delle cose più belle. Perché ognuno con la propria libertà sceglie di fare questo cammino che è un cammino di uscita verso l’altro, uscita con la mano tesa, un cammino di uscita per preoccuparsi degli altri. Si deve fare un’azione. Io posso rimanere a casa seduto, tranquillo, guardando la tv o facendo altre cose… No, io mi prendo questa fatica di uscire. Il volontariato è la fatica di uscire per aiutare altri, è così. Non c’è un volontariato da scrivania e non c’è un volontariato da televisione, no. Il volontariato è sempre in uscita, il cuore aperto, la mano tesa, le gambe pronte per andare. Uscire per incontrare e uscire per dare. Queste due parole voglio riprenderle.
Uscire per incontrare. Noi stiamo vivendo una civiltà dello scontro. Le guerre sono un grande scontro e oggi nessuno dubita che stiamo vivendo la terza guerra mondiale: in un secolo, uno scontro dietro l’altro, uno dietro l’altro… E non impariamo mai, a livello mondiale, ma anche a livello personale. Quante volte si prendono decisioni in base allo scontro: “Tu chi sei?” – “No, io non so chi sono, ma sono contro questo e contro questo”. La propria identità è essere-contro, scontrarsi. Invece la strada che voi proponete, che voi vivete, e che è una vera proposta cristiana è l’incontro per risolvere, per risanare lo scontro. Noi stiamo vivendo la civiltà dello scontro. È più facile dire “io sono contro questo, contro quello, contro quell’altro”, che dire “io sono con”. Ci costa più fatica questo. E voi uscite per trovare gente, per trovare uomini e donne che hanno bisogno di aiuto, hanno bisogno della mano tesa, per camminare insieme, con, non contro.Questo è il vostro volontariato, e lo fate senza stipendio; sì forse vi danno qualcosa per il bus, il biglietto, ma niente di più. Senza stipendio, non per guadagnarti la vita, ma per vocazione. Ed è un investimento del vostro tempo che rende feconda la vita degli altri. Continuate su questa strada del volontariato, è una delle ricchezze della vostra cultura italiana.Se ci sono dei problemi – sempre ci saranno dei problemi, dappertutto – i problemi non vanno risolti come fa lo struzzo mettendo la testa sotto terra, i problemi si risolvono camminando, andando, litigando… Sì, litigando, fa bene! A volte fa bene una bella litigata… E capirsi bene ma come fratelli, litigando come fratelli, i buoni fratelli sanno litigare bene. Io ricordo una volta – una cosa famigliare – noi siamo in cinque e mio fratello, il secondo, si è arrabbiato con la terza, entrambi già sposati, grandi e si sono detti (cose) di tutti i colori! Io lì che li ascoltavo, pensavo: “Dio mio, questi non se le mandano a dire!”. “Tu hai fatto… tu sei una cretina… tu sei questo, quell’altro…”. Di tutto. Poi si sono fermati. E mio fratello ha detto: “Io me ne vado perché ho da fare… Ciao bella!”. Un bacio ed è finita. I fratelli sanno discutere ma senza arrivare a distruggere l’essenziale che è il legame fraterno. Noi dobbiamo fare questo, cercare la verità, ci sono punti di vista diversi, si discute, bene, ma quello non si tocca, quello rimane sempre, la fratellanza. E il volontariato è un inno alla fratellanza, è un inno ad andare avanti così. Per questo, continuate ad andare avanti così, ad aiutare in questo senso, aiutare dando una mano alla gente.Questo volevo dirvi prima di dare la benedizione e di salutarvi. Sono contentissimo di questo che voi fate. Continuate, e che si uniscano a voi altre persone per fare questo bel lavoro di umanità. Grazie!