Giacarta. Il Papa in moschea: «Nessuno ceda a integralismo e violenza»
Il Papa accompagnato dall'Imam saluta alcuni partecipanti all'incontro interreligioso nella moschea di Giacarta
Si fa silenzio sotto la tenda a strisce bianche e rosse (i colori dell’Indonesia), mentre il Papa e il grande imam della moschea di Istiqlal firmano la Dichiarazione congiunta per “promuovere l’armonia religiosa per il bene dell’umanità”. No alla guerra, specie quella che si ammanta di motivazioni religiose. Lotta comune contro il cambiamento climatico. Dialogo interreligioso. Questi in sintesi i contenuti. E i presenti, tra i quali dieci leader religiosi, colgono l’importanza di un momento solenne che si inserisce nella visita di Francesco al luogo di culto islamico più grande dell’Asia, capace di contenere fino a 250mila persone. Questa visita, condita anche da gesti di affetto reciproco, è un’altra prova di quel “rispetto reciproco, armonica convivenza tra le religioni e le diverse sensibilità spirituali”, per cui il Pontefice ha intrapreso questo viaggio nel sud est asiatico e poi anche in Oceania.
Francesco e Nasaruddin Umar, entrambi in vesti e copricapo bianchi, seduti l’uno accanto all’altro, si candidano così a diventare una delle immagini simbolo dell’intero itinerario apostolico, il più lungo del Pontificato. Così come risuonano fondamentali gli auspici pronunciati dal Papa nel suo discorso: “L’esperienza religiosa sia punto di riferimento di una società fraterna e pacifica e mai motivo di chiusura e di scontro”. E ancora: “Che nessuno ceda al fascino dell’integralismo e della violenza, che tutti siano invece affascinati dal sogno di una società e di un’umanità libera, fraterna e pacifica”.
Parole tanto più significative, poiché giungono in un momento di passaggio istituzionale molto delicato per l’Indonesia, il Paese con più musulmani al mondo. La Costituzione garantisce la tolleranza religiosa, ma il fondamentalismo cova sotto la cenere e ci sono timori di un ritorno all’indietro, a una stagione autoritaria, che sembrava essersi chiusa definitivamente nel 1998. Perciò la mano tesa di Francesco alla comunità musulmana locale assume un’importanza strategica anche per prevenire tentazioni intolleranti nei confronti dei cristiani. Emblematico un passaggio del suo discorso: “L’Indonesia è un grande Paese, un mosaico di culture, di etnie e tradizioni religiose, una ricchissima diversità, che si rispecchia anche nella varietà dell’ecosistema e dell’ambiente circostante. E se è vero che ospitate la più grande miniera d’oro del mondo, sappiate che il tesoro più prezioso è la volontà che le differenze non diventino motivo di conflitto ma si armonizzino nella concordia e nel rispetto reciproco”.
Un gesto di affetto dell'imam nei confronti del Papa - ANSA/ALESSANDRO DI MEO
I momenti della visita
La visita, iniziata intorno alle 9,00 ora locale (quando in Italia erano le 4,00), ha avuto diversi momenti. Innanzitutto la sosta davanti al “Tunnel dell’amicizia”, che collega la moschea alla Cattedrale (i due luoghi di culto sorgano infatti l’uno di fronte all’altro in Merdeka Square e sono divisi solo da una strada di grande comunicazione). Qui il Papa ha pronunciato un breve saluto. Quindi il benvenuto dell’imam, infine la firma della Dichiarazione congiunta e il discorso del Vescovo di Roma. “Questo ‘Tunnel dell’Amicizia’ vuole essere un luogo di dialogo e di incontro”, ha detto il Pontefice nel primo dei diversi momenti. Di solito il tunnel evoca l’idea del buio, ma qui c’è luce. “Vorrei dirvi, però, che siete voi la luce che lo rischiara, con la vostra amicizia, la concordia che coltivate, il sostenervi a vicenda, e con il vostro camminare insieme che vi conduce, alla fine della strada, verso la piena luce”. Con questa luce, ha aggiunto il Papa, “si può riconoscere, in chi ha camminato accanto a noi, un fratello, una sorella, con cui condividere la vita e sostenersi reciprocamente. Ai tanti segnali di minaccia, ai tempi bui, contrapponiamo il segno della fratellanza che, accogliendo l’altro e rispettandone l’identità, lo sollecita a un cammino comune, fatto in amicizia, e che porta verso la luce”. Di qui un nuovo auspicio: “Che si possa vivere in armonia e in pace, consapevoli della necessità di un mondo più fraterno”. E “che le nostre comunità possano essere sempre più aperte al dialogo interreligioso e siano un simbolo della coesistenza pacifica che caratterizza l’Indonesia”.
Il discorso del Papa
Concetti ripresi anche nel discorso. Dopo aver ricordato che a progettare la moschea fu un architetto cristiano, ulteriore prova che i “luoghi di culto, sono spazi di dialogo”, Francesco ha sottolineato: “Promuovere l'armonia religiosa per il bene dell'umanità' è l'ispirazione che siamo chiamati a seguire e che dà anche il titolo alla Dichiarazione congiunta preparata per questa occasione. In essa assumiamo con responsabilità le gravi e talvolta drammatiche crisi che minacciano il futuro dell'umanità, in particolare le guerre e i conflitti, purtroppo alimentati anche dalle strumentalizzazioni religiose, ma anche la crisi ambientale, diventata un ostacolo per la crescita e la convivenza dei popoli. E davanti a questo scenario, è importante che i valori comuni a tutte le tradizioni religiose siano promossi e rafforzati, aiutando la società a 'sconfiggere la cultura della violenza e dell'indifferenza' e a promuovere la riconciliazione e la pace".
Il Pontefice è poi tornato sull’immagine del tunnel, che andando in profondità ci stimola a cogliere ciò che scorre nell'intimo della nostra vita, il desiderio di pienezza che abita il profondo del nostro cuore”. In pratica, “la radice comune a tutte le sensibilità religiose è una sola: la ricerca dell'incontro con il divino, la sete di infinito che l'Altissimo ha posto nel nostro cuore, la ricerca di una gioia più grande e di una vita più forte di ogni morte, che anima il viaggio della nostra vita e ci spinge a uscire dal nostro io per andare incontro a Dio”. In tal modo “noi ci scopriamo tutti fratelli, tutti pellegrini, tutti in cammino verso Dio, al di là di ciò che ci differenzia”. “Vi incoraggio – ha concluso papa Bergoglio - a proseguire su questa strada: che tutti, tutti insieme, ciascuno coltivando la propria spiritualità e praticando la propria religione, possiamo camminare alla ricerca di Dio e contribuire a costruire società aperte, fondate sul rispetto reciproco e sull’amore vicendevole, capaci di isolare le rigidità, i fondamentalismi e gli estremismi, che sono sempre pericolosi e mai giustificabili”.
Il benvenuto dell'Imam
Nel suo saluto di benvenuto, il grande imam ha detto: “La vostra presenza nella più grande moschea dell’Asia, la terza più grande al mondo dopo la Mecca e Medina, è un grande onore per tutti i cittadini indonesiani. Siamo pieni di gioia che Lei esprima apprezzamento per la nostra nazione e comunità visitando questo luogo sacro e di vanto. Se Dio vuole, il messaggio e gli ideali espressi da Vostra Santità, Papa Francesco, saranno messi in pratica e portati a compimento da tutti noi”.
Il Papa e l'Imam firmano la dichiarazione congiunta - ANSA
La Dichiarazione congiunta
Nel testo della Dichiarazione, che ricalca quella di Abu Dhabi, si fa riferimento ai maggiori problemi del momento. In particolare la “disumanizzazione” caratterizzata “da violenze e conflitti diffusi”. “È particolarmente preoccupante – si legge nel testo - che la religione sia spesso strumentalizzata in questo senso, causando sofferenze a molti, soprattutto donne, bambini e anziani. Il ruolo della religione, tuttavia, dovrebbe includere la promozione e la salvaguardia della dignità di ogni vita umana”. La Dichiarazione fa poi riferimento all’abuso del creato, “che è la nostra casa comune, da parte dell’uomo”. Ciò che “ha contribuito al cambiamento climatico, comportando conseguenze distruttive come i disastri naturali, il riscaldamento globale e condizioni meteorologiche imprevedibili. L’attuale crisi ambientale è diventata un ostacolo alla convivenza armoniosa dei popoli”. Perciò il documento auspica che i responsabili religiosi “collaborino nel far fronte alle crisi suddette, identificandone le cause e adottando azioni appropriate” e che “il dialogo interreligioso venga riconosciuto come uno strumento efficace per risolvere i conflitti locali, regionali e internazionali, soprattutto quelli provocati dall’abuso della religione”.
Alla firma erano presenti Gus Yahya Staquf dell'organizzazione musulmana Nadhatul Ulama; Abdul Mu'ti dell'organizzazione musulmana Muhammadiya; il reverendo Jack Manuputty per le Chiese cristiane; Wisnu Bawa Tenaya per l'induismo; Philip Wijaya per i buddisti Permabudhi; Bante Dhammasubbo per i buddisti Walubi; Budi Tanuwibowo per i confuciani; Engkus Kuswara per gli altri credenti.
Il Papa durante l'incontro con gli assistiti delle realtà caritative - ANSA
L'incontro con gli assistiti dalla Caritas
Mikail Andrew Nathaniel ha 18 anni e un lieve disturbo dello spettro autistico, ma ha partecipato alle Paralimpiadi nel nuoto. Il Papa gli dice bravo e chiede per lui un applauso. Andrew è uno dei due ragazzi (l'altra si chiama Mimi Lusli, cieca dall'età di 17 anni) che hanno fatto la loro testimonianza davanti al Pontefice, durante l'Incontro con gli assistiti dalle realtà caritative nella sede della Conferenza Episcopale Indonesiana, seguito alla visita alla Moschea Istiqlal. In un breve saluto, Francesco ha invitato tutti a "diventare insieme campioni dell’amore nelle grandi olimpiadi della vita". "Tutti abbiamo bisogno gli uni degli altri e questo non è un male - ha aggiunto -: ci aiuta, infatti, a capire sempre meglio che l’amore è la cosa più importante della nostra esistenza, ad accorgerci di quante persone buone ci sono attorno a noi. Ci ricorda poi di quanto il Signore ci vuole bene a tutti, al di là di qualsiasi limite e difficoltà. Ciascuno di noi è unico ai suoi occhi".
Il Papa è stato salutato al suo arrivo dal presidente della Conferenza episcopale, mons. Antonius Franciskus Subianto Bunyamin. Al termine dell'incontro, prima di rientrare in nunziatura, Francesco ha firmato la placca in marmo della Sede della Conferenza episcopale.