Udienza generale. Papa Francesco: questo mondo ha bisogno di benedizione
“Noi possiamo solo benedire questo Dio che ci benedice, dobbiamo benedire tutto in lui”. Così il Papa ha concluso a braccio l’udienza generale di oggi, trasmessa in diretta streaming e dedicata alla preghiera di benedizione. “Questa è la radice della mitezza cristiana”, ha spiegato Francesco: “La capacità di sentirsi benedetti e la capacità di benedire. Se tutti noi facessimo così, non esisterebbero le guerre”.
“Questo mondo ha bisogno di benedizione – ha esclamato – e noi possiamo dare la benedizione e ricevere la benedizione. Il Padre ci ama. E a noi resta solo la gioia di benedirlo e di ringraziarlo, e di imparare da Lui a non maledire, ma benedire”. Infine, sempre fuori testo, “una parola per la gente che è abituata a maledire, che sempre ha in bocca, anche in cuore, una parola brutta, una maledizione. Ognuno di noi può pensare: io ho questa abitudine di maledire così? E chiedere al Signore la grazia di cambiare questa abitudine, perché noi abbiamo un cuore benedetto, e da un cuore benedetto non può uscire la benedizione. Il Signore sempre ci insegni a mai maledire, ma a benedire”.
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"Per Dio siamo più importanti noi di tutti i peccati che possiamo fare". L’esempio delle madri nelle carceri
“Mi viene in mente che tante volte ho visto la gente fare la coda per entrare in carcere, e tante mamme lì che facevano la coda per vedere il loro figlio carcerato”. E' uno dei passaggi a braccio del Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, dedicata alla preghiera di benedizione. ”Non smettono di amare il figlio”, ha proseguito ancora fuori testo: “Sanno che la gente che passa dirà: ‘Ah, questa è a mamma del carcerato, ha non hanno vergogna di questo. Cioè, hanno vergogna e vanno avanti. Per loro è più importante il figlio che la vergogna”. “Per Dio siamo più importanti noi di tutti i peccati che possiamo fare”, ha commentato Francesco sempre a braccio: “lui è padre, lui è madre, lui è amore puro, e non smetterà mai di benedirci”. “Un’esperienza forte è quella di leggere questi testi biblici di benedizione in un carcere, o in una comunità di recupero”, ha testimoniato il Papa: “Far sentire a quelle persone che rimangono benedette nonostante i loro gravi errori, che il Padre celeste continua a volere il loro bene e a sperare che si aprano finalmente al bene. Se perfino i loro parenti più stretti li hanno abbandonati – e tanti li lasciano, non sono come le madri che fanno la coda per vederli in carcere – perché ormai li giudicano irrecuperabili, per Dio sono sempre figli”. “Dio non può cancellare in noi l’immagine di figli”, ha ribadito a braccio Francesco: “ognuno di noi è figlio, è figlia”. “A volte si vedono accadere dei miracoli”, la tesi del Papa: “uomini e donne che rinascono, perché trovano questa benedizione che li ha accolti come figli. Perché la grazia di Dio cambia la vita: ci prende come siamo, ma non ci lascia mai come siamo”.
“Dio non ha sbagliato con la creazione e neppure con la creazione dell’uomo. La speranza del mondo risiede completamente nella benedizione di Dio: lui continua a volerci-bene, lui per primo, come dice il poeta Péguy, continua a sperare il nostro bene”. Così ha spiegato il Papa, nella catechesi dedicata alla preghiera di benedizione. “La grande benedizione di Dio è Gesù Cristo, è il grande dono di Dio, è suo figlio, è un bene per tutta l’umanità, una benedizione che ci ha salvato tutti”, ha sottolineato Francesco: “Lui è la Parola eterna con la quale il Padre ci ha benedetto mentre eravamo ancora peccatori, dice S. Paolo”. “Non c’è peccato che possa cancellare completamente l’immagine del Cristo presente in ciascuno di noi”, ha affermato il Papa: “Nessun peccato può cancellare quell’immagine che Dio ha dato a noi, quell’immagine di Cristo. La può deturpare, ma non sottrarla alla misericordia di Dio. Un peccatore può rimanere nei suoi errori per tanto tempo, ma Dio pazienta fino all’ultimo, sperando che alla fine quel cuore si apra e cambi”. “Dio è come un buon padre e come una buona madre”, l’immagine scelta da Francesco: “non smettono mai di amare il loro figlio, per quanto possa sbagliare. Sempre”.
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Il Papa ha ricordato nella preghiera la strage di sabato scorso in Nigeria, con oltre 140 vittime tra cui molti bambiniAl termine dell’udienza, prima dei saluti ai fedeli di lingua italiana collegati in streaming, il Papa ha ricordato nella preghiera la strage di sabato scorso in Nigeria – con oltre 140 vittime tra cui molti bambini – e le quattro missionarie uccise in Salvador, rapite e assassinate 40 anni fa. “Vorrei continuare la preghiera per la Nigeria, purtroppo angora insanguinata da una strage terroristica”, le parole del Papa: “Nel Nord del Paese sono stati uccisi più di cento contadini che stavano lavorando”. “Dio converta i cuori di chi commette simili orrori, che offendono gravemente il suo nome”, l’appello.
Poi la menzione delle quattro missionarie “rapite, violentate e assassinate da gruppo paramilitari”. “Prestavano il loro servizio in Salvador nel contesto della guerra civile”, ha ricordato il Santo Padre: “Portavano cibi e medicinali agli sfollati e aiutavano le famiglie più povere. Queste donne vissero loro fede con grande generosità: sono un esempio per tutti a diventare fedeli discepoli missionari”.
Salutando i fedeli di lingua italiana, il Papa ha auspicato: “Il tempo liturgico dell’Avvento, iniziato domenica scorsa, sia per ciascuno di voi un momento di particolare grazia”.
IL VIDEO DELLA CATECHESI