Udienza. Il Papa: don Roberto, martire e testimone di carità verso i più poveri
"Desidero ricordare in questo momento don Roberto Malgesini, sacerdote della diocesi di Como che ieri (martedì 15, ndr) mattina è stato ucciso da una persona bisognosa che lui stesso aiutava, una persona malata di testa". Così si è espresso il Papa al termine dell'udienza generale. "Mi unisco al dolore e alla preghiera dei suoi famigliari e della comunità comasca - ha proseguito il Pontefice -, e come ha detto il suo vescovo, rendo lode a Dio per la testimonianza, cioè per il martirio, di questo testimone della carità verso i più poveri".
"Preghiamo in silenzio per don Roberto Malgesini - ha concluso - e per i tutti i preti, suore, laici, laiche che lavorano con le persone bisognose e scartate dalla società".
Nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata dal Cortile di San Damaso davanti a circa 500 fedeli, il Papa ha usato il termine spagnolo "cuidarores" per indicare coloro che si prendono cura degli ammalati. “Per uscire da una pandemia, occorre curarsi e curarci a vicenda”, ha esordito: “E bisogna sostenere chi si prende cura dei più deboli, dei malati e degli anziani”. I “cuidarores” svolgono “un ruolo essenziale nella società di oggi, anche se spesso non ricevono il riconoscimento e la rimunerazione che meritano”.
“C’è l’abitudine di lasciare da parte gli anziani, di abbandonarli, è brutto questo”, ha aggiunto a braccio. “Il prendersi cura è una regola d’oro del nostro essere umani, e porta con sé salute e speranza”, ha spiegato Francesco. “Prendersi cura di chi è malato, di chi è lasciato da parte, è una cura umana, e anche cristiana”, ha proseguito a braccio. “Tutte le forme di vita sono interconnesse, e la nostra salute dipende da quella degli ecosistemi che Dio ha creato e di cui ci ha incaricato di prenderci cura”, ha affermato il Papa sulla scorta della Laudato sì: “Abusarne, invece, è un peccato grave che danneggia e che fa male, e che fa ammalare”.
“Il migliore antidoto contro questo uso improprio della nostra casa comune è la contemplazione”, la tesi di Francesco: “Quando non si impara a fermarsi ad ammirare e apprezzare il bello, non è strano che ogni cosa si trasformi in oggetto di uso e abuso senza scrupoli, anche in un oggetto usa e getta”. “Ma come mai, non c’è un vaccino per questo, per la cura casa comune?”, si è chiesto il Papa ancora una volta fuori testo: “Qual è l’antidoto per non prendersi cura della casa comune? La contemplazione”.
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“Qualcuno può dire: ‘ma io me la cavo così’. Ma il problema non è come tu te la caverai oggi – questo lo diceva un teologo tedesco protestante – il problema è quale sarà l’eredità, la vita della generazione futura”. Così il Papa, al termine dell’udienza di oggi, ha sintetizzato il dovere di prendersi cura del creato. “Pensiamo ai figli, ai nipoti”, l’invito ai circa 500 presenti nel Cortile di San Damaso: “Cosa lasceremo noi se sfruttiamo il creato? Custodiamo questo cammino, diventando custodi del creato, della vita, della speranza. Affinché possano goderne le generazioni future”.
“Penso in modo speciale ai popoli indigeni, verso i quali abbiamo tutti un debito di riconoscenza, anche di penitenza, per riparare il male che abbiamo fatto loro”, l’esempio scelto dal Papa: “Ma penso anche a quei movimenti, associazioni, gruppi popolari, che si impegnano per tutelare il proprio territorio con i suoi valori naturali e culturali. Non sempre queste realtà sociali sono apprezzate, a volte sono persino ostacolate, perché non producono soldi, ma in realtà contribuiscono a una rivoluzione pacifica, potremmo chiamarla la ‘rivoluzione della cura’”.
“Contemplare per curare, contemplare per custodire: noi, il creato, i nostri figli, nostri nipoti, il futuro”, l’invito finale: “Contemplare per curare e per custodire e per lasciare un’eredità alla futura generazione. E questo non è da delegare ad alcuni, è il compito di ogni essere umano. Ognuno di noi può e deve diventare un custode della casa comune, capace di lodare Dio per le sue creature, di contemplarle e di proteggerle”.
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Il Papa era arrivato alle 9.15 circa nel Cortile di San Damaso, e sceso dall’auto aveva cominciato il percorso a piedi lungo le transenne che raccolgono i circa 500 fedeli presenti all’udienza generale, mantenendo il distanziamento sociale previsto dall'emergenza sanitaria in corso.
Osservatore Romano
Il primo dono che ha ricevuto Francesco da un’anziana signora è stata una rosa rossa a gambo lungo, poi il tradizionale scambio dello zucchetto, ripetuto per ben due volte lungo il tragitto.”W il Papa”, il coro che si è alzato dalla folla, corredato da un applauso.
Francesco ha indugiato a lungo a conversare con alcuni ragazzi, e ha salutato a distanza con un bacio una schiera di bambini seduti su una transenna e sostenuti dalle amorevoli braccia dei loro genitori. Non sono mancate le firme su libri e biglietti e la benedizione di rosari e di alcune fotografie.
Osservatore Romano
Fermandosi davanti ad una coppia di mezza età, probabilmente arrivata alle nozze d’argento, il Papa ha benedetto le loro fedi nuziali con un gesto della mano. Tra i gruppi di persone che hanno reclamato Francesco a gran voce, anche alcuni fedeli di lingua spagnola con uno striscione eloquente: “Venimos de la periferia”. Anche oggi, come mercoledì scorso, il pre-udienza si è prolungato più del solito, superando la mezz’ora di tempo.