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L'udienza. Il Papa ricorda l'attentato a Wojtyla. "Preghiamo la Madonna di Fatima"

Redazione Internet mercoledì 12 maggio 2021

Papa Francesco è arrivato intorno alle 9, a piedi, nel Cortile di San Damaso, dove sono riprese le udienze del mercoledì in presenza, grazie all’allentamento delle misure restrittive imposte dall’emergenza Coronavirus.

Francesco è apparso particolarmente sorridente e rilassato, e si è fermato a più riprese a conversare con i fedeli che hanno trovato posto dietro le transenne. “Viva il Papa!”, il saluto festoso dei partecipanti all’udienza, tutti muniti di mascherina. Tra di essi, anche alcuni giovani sacerdoti e un gruppo di suore. C’è anche chi ha chiesto un autografo al Papa per il suo libro “Ritorniamo a sognare”, e alcuni giovani che hanno chiesto di essere benedetti. Un gruppo di suore ha offerto al Santo Padre tre rose bianche a gambo lungo, che lui ha accettato volentieri scambiando qualche battuta con loro. Al posto dello zucchetto, un sacerdote indiano gli ha offerto un copricapo rosso a fantasia, che il Papa ha indossato per un momento restituendolo poi al suo interlocutore.

Poi l’ormai tradizionale scambio dello zucchetto, con alcuni fedeli che hanno trovato posto dal lato opposto delle transenne. Infine un colloquio dai toni spiritosi con una donna anziana e uno scambio con un gruppo di giovani. Non sono mancati, tra i partecipanti, anche i bambini molto piccoli, che Francesco ha salutato e accarezzato. Il momento “a tu per tu” con i fedeli è durato circa un quarto d’ora, prima che il Papa prendesse posto nella sua postazione al centro del cortile, per introdurre l’udienza.

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Sono contento di riprendere questo incontro faccia a faccia, perché vi dicono una cosa: non è bello parlare davanti al niente, o a una camera, non è bello!”. Così il Papa ha salutato, a braccio, i fedeli riuniti nel Cortile di San Damaso per la ripresa delle udienze in presenza, sia pure con tutte le cautele imposte dall’emergenza sanitaria purtroppo ancora in atto. “E adesso dopo tanti mesi siamo qui, grazie al coraggio monsignor Sapienza”, ha proseguito Francesco : “È bravo monsignor Sapienza, ha detto: ‘La possiamo fare lì’”.

“Trovare la gente, trovare voi, ognuno con la propria storia”, le parole del Papa: “Gente che viene da tutte le parti, dall’Italia, dagli Stati Uniti, dalla Colombia, e quella piccola équipe di calcio di quattro fratellini svizzeri, manca la sorellina, speriamo che arrivi…”. “Vedere ognuno di voi mi fa piacere”, ha rivelato ancora Francesco: “Siamo tutti fratelli nel Signore, e guardarci ci aiuta a pregare l’uno per l’altro. Gente che è lontana ma si fa vicina, gente che lavora…Grazie per la vostra presenza, la vostra vsita! Portate il messaggio del Papa a tutti, e il messaggio del Papa è che io prego per tutti e chiedo di pregare per me. Uniti nella preghiera!”.

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Francesco: "Pregare non è una passeggiata, per questo noi scappiamo dalla preghiera. Succede anche a me"

Pregare non è una cosa facile. E per questo noi scappiamo dalla preghiera”. Lo ha detto il Papa, nella catechesi di oggi, svoltasi nel Cortile di San Damaso e dedicata alla preghiera come combattimento spirituale. “Ogni volta che vogliamo farlo, subito ci vengono in mente tante altre attività, che in quel momento appaiono più importanti e più urgenti”, l’analisi di Francesco, che ha rivelato: “Questo succede a me anche. Noi fuggiamo dalla preghiera, non so perché ma è così. Quasi sempre, dopo aver rimandato la preghiera, ci accorgiamo che quelle cose non erano affatto essenziali, e che magari abbiamo sprecato del tempo. Il Nemico ci inganna così”. “La preghiera cristiana, come tutta la vita cristiana, non è una passeggiata”, ha spiegato Francesco: “Nessuno dei grandi oranti che incontriamo nella Bibbia e nella storia della Chiesa ha avuto una preghiera comoda”. “Si può pregare come i pappagalli, ma questa non è preghiera”, ha aggiunto a braccio: “La preghiera certamente dona una grande pace, ma attraverso un combattimento interiore, a volte duro, che può accompagnare periodi anche lunghi della vita”. “Tutti gli uomini e le donne di Dio riferiscono non solamente la gioia della preghiera, ma anche il fastidio e la fatica che essa può procurare”, ha ricordato il Papa: “in qualche momento è una dura lotta tenere fede ai tempi e ai modi della preghiera. Qualche santo l’ha portata avanti per anni senza provarne alcun gusto, senza percepirne l’utilità. Il silenzio, la preghiera, la concentrazione sono esercizi difficili, e qualche volta la natura umana si ribella. Preferiremmo stare in qualsiasi altra parte del mondo, ma non lì, su quella panca della chiesa a pregare”.

Il Papa: a 40 anni dall'attentato a Wojtyla, affidiamoci alla Madonna di Fatima

“Domani ricorre la memoria liturgica della Beata Maria Vergine di Fatima e il 40°anniversario dell’attentato a San Giovanni Paolo II”. Lo ha ricordato il Papa, salutando al termine dell’udienza i pellegrini polacchi. “Egli stesso sottolineava con convinzione che doveva la vita alla Signora di Fatima”, ha proseguito: “Questo evento ci rende consapevoli che la nostra vita e la storia del mondo sono nelle mani di Dio”. “Al Cuore Immacolato di Maria affidiamo la Chiesa, noi stessi e tutto il mondo”, le parole di Francesco: “Chiediamo nella preghiera la pace, la fine della pandemia, lo spirito di penitenza e la nostra conversione. Vi benedico di cuore”. Anche poco prima, salutando i fedeli di lingua portoghese, il Santo padre aveva detto: “Domani ricordiamo con grande venerazione la Madonna di Fatima! Mettiamoci con fiducia sotto la Sua protezione materna, specialmente quando troviamo difficoltà nella nostra vita di preghiera”.