Carcere. Papa Francesco a San Vittore: tutto quello che c'è da sapere
L’entrata dal portone di legno massiccio di piazza Filangeri, 2. Il passaggio lungo il primo raggio, come a San Vittore vengono chiamati i corridoi che conducono al cuore del carcere, la “Rotonda”. La soste con le mamme-detenute e i loro bimbi, l’incontro con i rappresentanti di volontari e operatori. La visita al “sesto raggio”, dove si trovano i detenuti “protetti”, cioè quanti – per la natura del crimine di cui sono accusati – non possono stare in mezzo agli altri. La riunione con un centinaio di reclusi alla Rotonda e il pranzo, al “terzo raggio”, su una maxi-tavola da cento posti. Sono molti i momenti toccanti della tappa di Francesco a San Vittore. Bergoglio starà nel carcere ben tre ore, il tempo più lungo della maratona ambrosiana. E vedrà il maggior numero possibile di detenuti. Questi ultimi saranno i protagonisti della visita.
Il primo Papa a San Vittore
Mai un Papa aveva varcato la soglia di San Vittore. Eppure, nei suoi 137 anni di storia, il penitenziario ha ospitato e ricevuto molti personaggi illustri. A cominciare dall’anarchico Gaetano Bresci, il “regicida”: Bresci assassinò Umberto I, il sovrano che aveva voluto la costruzione di San Vittore. Durante l’occupazione nazista, Ss e Gestapo utilizzarono il sesto raggio come centro di tortura e reclusione di quanti erano destinati ad Auschwitz. Come Liliana Segre. Nella struttura furono detenuti anche Indro Montanelli e Mike Buongiorno. Nel 1979, l’arcivescovo Carlo Maria Martini scelse il carcere per la prima visita dopo il suo arrivo a Milano. All’epoca, gran parte dei detenuti era formata dai brigatisti a cui il pastore garantì assistenza e aiuto spirituale. Proprio in omaggio al suo impegno, le Br consegnarono le armi all’arcivescovo.
Il pranzo al terzo raggio
Uno dei momenti clou della visita bergogliana sarà il pranzo con i reclusi. Saranno gli allievi della Libera scuola di cucina, coordinati dallo chef Stefano Isella, prepareranno, dalle 8 del mattino, a preparare il menù. Non solo i commensali del Pontefice potranno, però, gustarlo: tutti gli 860 detenuti di San Vittore consumeranno domani lo stesso pasto. Le pietanze scelte saranno tipicamente ambrosiane: risotto e cotoletta alla milanese con contorno di patate. Per concludere, una panna cotta. Un menù volutamente semplice. “L’importante non è che cosa si mangia. Ma è farlo insieme. Per i reclusi è un fatto straordinario poter preparare con le proprie mani quanto consumerà il Papa. E poi sedere a tavola con lui”, afferma Marina De Berti, coordinatrice della Libera scuola.
Tre latine accanto a Francesco
Alla mensa siederanno cento detenuti, scelti in modo da rappresentare la pluralità di fedi e culture all’interno del carcere, dove il 67 per cento della popolazione è straniera. I posti più vicini a Francesco sono stati riservati all'ecuadoriana Dalia, l’argentina Monica e la cilena Gemma, in modo da poter chiacchierare con lui nella sua lingua madre. Le ragazze, allieve della Libera scuola, dovranno anche servire in tavola.
La siesta in carcere
Dopo il pranzo, il Papa avrà circa una mezz’ora per riposare, prima di proseguire con gli appuntamenti di Monza e San Siro. Invece, però, di farlo in curia, Francesco ha chiesto di restare a San Vittore: la “siesta” si svolgerà nell’ufficio del cappellano, al terzo raggio. Un inedito. Per trovare un precedente, si deve risalire ai primi tempi della storia della cristianità, quando i Pontefici venivano imprigionati durante le persecuzioni.