In volo verso Panama. Il Papa: i muri per fermare migranti? «La paura ci rende pazzi»
Papa Francesco è in volo verso Panama dove resterà fino al 28 gennaio, in occasione della XXXIV Giornata Mondiale della Gioventù. La confessione con i giovani detenuti del carcere minorile di Pacora e l'incontro con i malati di Aids ospitati dalla Casa Hogar del Buon Samaritano sono i momenti più intimi e più attesi dei cinque giorni in Centro America.
Nel volo di andata verso Panama papa Francesco ha fatto alcune considerazioni sui suoi viaggi futuri - parlando di Giappone a novembre e Iraq, anche se i vescovi locali lo sconsigliano perché non è sicuro il Paese - e ha concentrato la sua attenzione su un tema a lui caro, le migrazioni. In particolare ha commentato con un giornalista il fatto che i muri per fermare i migranti a Tijuana, al confine tra Messico e Stati Uniti, arrivino fin dentro l'oceano: «È la paura che ci rende pazzi». E ha poi ha aggiunto: «Leggete l'editoriale dell'Osservatore Romano che si intitola I muri della paura».
Quando è stato il suo turno, una giornalista spagnola ha poi interpellato il Papa sul disegno di Makkox che racconta la tragedia del bambino del Mali, forse di 10 anni annegato nel grande naufragio del 2015. Sognava una vita migliore e quando è stato trovato il suo corpo senza vita aveva nella giacchetta, all'interno della tasca la sua pagella cucita con cura: aveva ottimi voti e sperava che quel documento scolastico gli servisse da lasciapassare per essere accolto in Europa. Il Papa vedendo il disegno si è fatto serio e ha chiesto ai suoi collaboratori di conservarlo perché possa mostrarlo nella conferenza stampa sul volo di ritorno che lo riporterà a Roma lunedì 28 gennaio.
Salutando i giornalisti in aereo il Papa ha voluto presentare «il nuovo direttore ad interim della Sala Stampa, il dottor Alessandro Gisotti», sottolineando però che quasi tutti i colleghi a bordo lo conoscevano già, per il suo incarico alla Radio Vaticana. E poi nel rivolgersi al collega dell'agenzia giapponese Kyoda ha affermato «Andrò in Giappone a novembre, preparati!». Francesco ha successivamente risposto anche a una domanda su un possibile viaggio in Iraq su invito dei vescovi caldei. «Vorrei andarci ma sono loro ad avermi detto che non è il momento giusto. Ho l'impressione che stiano discutendo tra loro, per questo ho mandato il segretario di Stato. Andrò quando sarà possibile».
Un pensiero del Papa è stato per il giornalista russo Alexei Bukalov recentemente scomparso. "È il primo volo in cui manca un collega a cui volevo molto bene. Sono sicuro che a tutti noi mancherà e vi invito a pregare per lui".
PRIMA DEL VOLO L'INCONTRO CON I PROFUGHI ACCOLTI AL CENTRO ARRUPE
Prima di raggiungere in auto l'aeroporto di Fiumicino, papa Francesco aveva salutato a Casa Santa Marta 8 giovani profughi di diverse nazioni accolti al Centro Pedro Arrupe di Roma, dove il Centro Astalli dà ospitalità a famiglie e minori stranieri non accompagnati.
Tagikistan, Egitto, Salvador, Venezuela sono i Paesi di origine dei giovani «che hanno aspettato il Pontefice, per stringergli la mano, parlagli di loro e delle loro famiglie lontane». I ragazzi hanno tra i 13 e i 17 anni, molti di loro frequentano le scuole medie e superiori di Roma, altri stanno facendo le loro prima esperienze lavorative e formative nella ristorazione e nell'industria meccanica. «Un momento coinvolgente in cui papa Francesco - si legge in una nota del Centro Astalli - si è messo generosamente all'ascolto dei ragazzi», viene sottolineato. Non sono mancate le foto da mandare nei Paesi di origine per i loro genitori "che condivideranno la gioia dei loro figli lasciati partire prima di quanto avessero mai immaginato". I ragazzi hanno invitato Papa Francesco a visitare la loro casa, il Centro Pedro Arrupe.
Il Centro Astalli che porta il nome del fondatore del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati ha espresso «profonda gratitudine al Santo Padre, per la sua attenzione costante ai rifugiati, e in particolare oggi per aver donato un ricordo indelebile ai minori stranieri non accompagnati che privati troppo presto della loro infanzia, cercano di trovare la loro strada in Italia, tra non poche difficoltà. Buon viaggio Papa Francesco!».
IL DECOLLO DEL VOLO PAPALE DA ROMA
Scortato da vetture della Security della Santa Sede e della Polizia, il Pontefice, come di consueto a bordo della Ford Fiesta del Vaticano, ha varcato intorno alle 9.20 una delle porte carrabili dello scalo romano per raggiungere subito dopo la piazzola di parcheggio riservata all'aereo Alitalia, un Airbus A330.
Apparso sorridente, con la borsa nera tenuta nella mano sinistra, si è prima tolto dal capo la papalina, poi, appoggiandosi con la destra sul corrimano della scaletta dell'aereo, papa Francesco ha quindi raggiunto il portellone di ingresso del velivolo. Da qui Bergoglio, come ha già fatto anche in altre occasioni, prima di entrare all'interno, ha salutato le due hostess ed il comandante del volo che lo stavano aspettando, quindi si è voltato verso le autorità presenti per salutarle, sorridendo e con un cenno della mano.
«Serenità e concorde impegno per il bene comune». Di questo ha bisogno l'Italia e questo auspica papa Francesco per il nostro paese, nel momento in cui si accinge a partire per Panama in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, «animato dal vivo desiderio di incontrare i giovani provenienti da tutto il mondo», come spiega nel messaggio indirizzato al presidente Mattarella, e a tutti gli italiani, con un «affettuoso e cordiale saluto». E anche su Twitter papa Francesco ha ricordato la sua partenza per la Giornata Mondiale della Gioventù a Panama. «Vi chiedo di pregare per questo evento molto bello e importante nel cammino della Chiesa».
L'arrivo all'aeroporto internazionale Tocumen di Panama è previsto alle 16.30 (22.30 in Italia). Da qui, si trasferirà in Nunziatura Apostolica dopo l'accoglienza ufficiale.