Intervista. Papa Francesco: «Non ho intenzione di dimettermi, al momento no»
Semmai dovesse rinunciare al pontificato, cosa che al momento non ha alcuna intenzione di fare, Francesco non si farebbe chiamare "Papa emerito" né vestirebbe la talare bianca, non vivrebbe in Vaticano né tornerebbe nella natia Argentina: sarebbe un semplice "vescovo emerito di Roma" e vorrebbe trovare una chiesa nella capitale dove poter continuare a confessare i fedeli e visitare i malati. Una vita da pastore, insomma, quella che lui ha sempre prediletto.
"Sono il vescovo di Roma, in questo caso il vescovo emerito di Roma", spiega Bergoglio nell'intervista di due ore in spagnolo con le giornaliste messicane Maria Antonieta Collins e Valentina Alazraki andata in onda integralmente sull'emittente TelevisaUnivision.
"Non ho intenzione di dimettermi. Al momento no", ribadisce l'85enne Pontefice, ripetendo però che "la porta è aperta" dopo che Benedetto XVI nel 2013 è stato il primo Papa in 600 anni a rinunciare.
Certo, confessa che "gli fa un po' male il ginocchio", che si sente un po' "sminuito" anche se ora può camminare, ma che "mai", in ogni caso, gli è venuto in mente di dimettersi, fino ad oggi. Tuttavia, "se vedo che non posso, o mi faccio male o sono un ostacolo", aspetto l'"aiuto" per prendere la decisione di ritirarmi, dichiara.
Intanto, il Vaticano ha bisogno di regolamentare meglio la figura del Papa emerito, dice Francesco nell'intervista. "La prima esperienza è andata piuttosto bene perché è un uomo santo e discreto (Benedetto, ndr), e l'ha gestita bene", osserva. "Ma in futuro, le cose dovrebbero essere delineate di più, o le cose dovrebbero essere rese più esplicite". "Penso che per aver fatto il primo passo dopo tanti secoli, ottiene 10 punti. È una meraviglia", aggiunge Bergoglio.
Francesco dice che anche lui farebbe tale passo se fosse il momento giusto prima di morire, ma ancora prestando servizio, "se sopravvivo". E risponde "sicuramente no" quando gli viene chiesto se vivrebbe in Vaticano come Papa in pensione o se tornerebbe in Argentina, e replica invece "forse" al suggerimento che potrebbe stabilirsi presso la Basilica di San Giovanni in Laterano, la tradizionale sede del vescovo di Roma.
Ricorda inoltre che aveva programmato di ritirarsi dalla carica di arcivescovo di Buenos Aires al momento del Conclave del 2013, che lo ha portato a diventare Papa. E aggiunge che aveva preparato un bell'appartamento a Buenos Aires dove avrebbe potuto continuare ad ascoltare le confessioni in una chiesa vicina e a visitare i malati in un ospedale. "Questo è quello che ho pensato per Buenos Aires. Penso che questo scenario, se sopravvivo fino alle dimissioni - potrei anche morire prima - ... mi piacerebbe qualcosa del genere", conferma.
Tra gli altri temi toccati nell'intervista, Francesco mette in guardia sul rischio che il mondo stia precipitando verso una terza guerra mondiale e afferma che "guerre selvagge di distruzione" come quella che affligge l'Ucraina sono vissute da anni. "Da anni viviamo la terza guerra mondiale a pezzi, a capitoli, con guerre ovunque", anche se la guerra in Ucraina "ci tocca più da vicino". "Abbiamo perso coscienza della guerra", lamenta e "l'umanità continua a fabbricare armi", aggiungendo con fermezza che la guerra "riduce in schiavitù", disumanizza, e che, secondo il Catechismo cattolico, "l'uso e il possesso di armi nucleari è immorale e non si può giocare con la morte alla mano".
Riguardo all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, Francesco sottolinea che preferisce parlare delle vittime piuttosto che dei carnefici, "del Paese che viene attaccato" e delle "cose selvagge che leggiamo e che sappiamo già chi le fa". Si mostra favorevole a "lasciare la porta aperta alla coscienza della persona" e sorride quando gli vengono ricordate le accuse di essere "filorusso": "Rido. La capacità delle persone di esprimere la propria opinione non ha limiti" e "molte delle opinioni sono costruite sull'onda dell'ultimo Twitter", taglia corto.
Intanto, a margine della presentazione del Meeting di Rimini, il segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, mons. Paul Richard Gallagher, ha confermato oggi che "il Papa sicuramente andrà a Kiev, quando e come non si sa".