La Messa. Il Papa ai preti: «Non siate sprezzanti: no lamentele, ma misericordia»
Un momento della Messa crismale, nella Basilica di San Pietro
Ai sacerdoti di tutto il mondo, nella Messa crismale del Giovedì Santo in cui vengono rinnovate le promesse sacerdotali e i preti in tutte le cattedrali si riuniscono intorno ai loro vescovi, il Papa ha indicato con una parola da lui stesso definita «desueta» ma importante, l'atteggiamento da tenere per una autentica vita spirituale, in questo Anno della Preghiera, e dunque per aprire il cuore alla grazia di Dio. La parola è «compunzione». E Francesco l'ha tratta dal commento al pentimento di Pietro, dopo aver rinnegato tre volte Gesù. La compunzione - sottolinea - «è “una puntura sul cuore”, una trafittura che lo ferisce, facendo sgorgare le lacrime del pentimento». Quindi non è un piangersi addosso. «Non un senso di colpa che butta a terra, non una scrupolosità che paralizza, ma una puntura benefica che brucia dentro e guarisce». E libera anche dallo sparlare e dal lamentarsi. »Il Signore - ha indicato - cerca, specialmente tra chi è consacrato a Lui, chi pianga i peccati della Chiesa e del mondo, facendosi strumento di intercessione per tutti».
Papa Francesco ha letto in prima persona, e completamente, la lunga omelia, anche con alcune brevi aggiunte a braccio e con un grazie finale ai presbiteri. La Messa si è svolta nella Basilica di San Pietro, presenti 4.000 persone, tra cui concelebranti 1.500 sacerdoti, tra i quali 40 cardinali e 40 vescovi, e nel suo corso sono stati benedetti l’olio degli infermi, l’olio dei catecumeni e il crisma, come previsto dal rito. La liturgia eucaristia all'altare della Confessione è stata presieduta dal vicario di Roma, cardinale Angelo De Donatis. Ma soprattutto il Pontefice ha messo in evidenza l'invito a eliminare la durezza del cuore. «La compunzione, infatti, richiede fatica ma restituisce pace; non provoca angoscia, ma alleggerisce l’anima dai pesi, perché agisce nella ferita del peccato, disponendoci a ricevere proprio lì la carezza del Signore, che trasforma il cuore quando è contrito e affranto, ammorbidito dalle lacrime».
«Il cuore, infatti, senza pentimento e pianto - ha aggiunto -, si irrigidisce: dapprima diventa abitudinario, poi insofferente per i problemi e indifferente alle persone, quindi freddo e quasi impassibile, come avvolto da una scorza infrangibile, e infine di pietra». Ancora una volta il Papa ha messo in guarda dal clericalismo e dalle «ipocrisie clericali», nelle quali spesso si scivola. E soprattutto dall'essere giudizi senza misericordia. «A noi, suoi Pastori - ha detto -, il Signore non chiede giudizi sprezzanti su chi non crede, ma amore e lacrime per chi è lontano. Le situazioni difficili che vediamo e viviamo, la mancanza di fede, le sofferenze che tocchiamo, a contatto con un cuore compunto non suscitano la risolutezza nella polemica, ma la perseveranza nella misericordia. Quanto abbiamo bisogno di essere liberi da durezze e recriminazioni - ha aggiunto -, da egoismi e ambizioni, da rigidità e insoddisfazioni, per affidarci e affidare a Dio, trovando in Lui una pace che salva da ogni tempesta! Adoriamo, intercediamo e piangiamo per gli altri: permetteremo al Signore di compiere meraviglie. E non temiamo: Lui ci sorprenderà».
Non bisogna essere amari e pungenti, in sostanza «sempre sparlando, sempre trovando qualche occasione per lamentarsi». Ma capaci di compunzione, che libera anche dal pericolo dell'impotenza quando si è solo «molto attivi» in una società secolarizzata». Tre cose ha raccomandato il Papa. La preghiera, le lacrime e la solidarietà. Con la preghiera va chiesto il dono del pentimento che è frutto dell’azione dello Spirito Santo. «Per facilitarne la crescita» bisogna «non guardare la vita e la chiamata in una prospettiva di efficienza e di immediatezza, legata solo all’oggi e alle sue urgenze e aspettative, ma nell’insieme del passato e del futuro». «Riscopriamo la necessità di dedicarci a una preghiera che non sia dovuta e funzionale, ma gratuita, calma e prolungata. Torniamo all’adorazione e alla preghiera del cuore».
Per quanto riguarda le lacrime, poi, «domandiamoci se, col passare degli anni, le lacrime aumentano. Sotto questo aspetto è bene che avvenga il contrario rispetto alla vita biologica, dove, quando si cresce, si piange meno di quando si è bambini. Nella vita spirituale, invece, dove conta diventare bambini, chi non piange regredisce, invecchia dentro». Infine la solidarietà. «Un cuore docile, affrancato dallo spirito delle Beatitudini, diventa naturalmente incline a fare compunzione per gli altri: anziché adirarsi e scandalizzarsi per il male compiuto dai fratelli, piange per i loro peccati. Avviene una sorta di ribaltamento, dove la tendenza naturale a essere indulgenti con sé stessi e inflessibili con gli altri si capovolge e, per grazia di Dio, si diventa fermi con sé stessi e misericordiosi con gli altri».
Il Papa ha concluso la sua omelia con un grazie a tutti i sacerdoti. «Grazie, cari sacerdoti, per il vostro cuore aperto e docile; grazie per le vostre fatiche e i vostri pianti; grazie perché portate la meraviglia della misericordia Dio ai fratelli e alle sorelle del nostro tempo. Il Signore vi consoli, vi confermi e vi ricompensi». A loro il Papa ha donato il libro "Francesco sul discernimento", con un saggio di Miguel Angel Fiorito e Diego Fares, a cura di Antonio Spadaro (EDB).