4 aprile 1968. Paolo VI, Francesco e Martin Luther King: un legame nel segno della pace
(Archivio Ansa)
Papa Francesco e Martin Luther King, «due persone che hanno portato all'attenzione universale una nuova visione del mondo». Ad evidenziare il legame tra papa Francesco e il pastore afroamericano premio Nobel per la pace è stato monsignor Ivan Jurkovič, osservatore permanente della Santa Sede all’Ufficio Onu di Ginevra.
In un'intervista a Vatican News, in occasione del cinquantesimo anniversario della morte del leader del movimento nonviolento per i diritti civili degli afroamericani in America, avvenuta il 4 aprile 1968 a Memphis, nel Tennessee, mentre il pastore battista era impegnato in una campagna per i lavoratori afroamericani, impiegati nei servizi igienico-sanitari, sottopagati e sfruttati, monsignor Jurkovič ne ha ricordato l’eredità e la figura. "Indubbiamente si tratta di un personaggio monumentale nella storia della difesa dei diritti dell’uomo», dice, «si potrebbe dire che con lui c'è l'inizio di un'epoca nuova accompagnato anche da uno sviluppo generale della società, della democrazia".
A cinquant'anni dalla morte di Martin Luther King, ci si prepara a onorarne il ricordo con manifestazioni e commemorazioni in tutto il mondo. Martin Luther King Jr. resta oggi uno dei protagonisti del ventesimo secolo. Pastore battista, King giocò un ruolo fondamentale nella storia del movimento per i diritti civili nonché nella conquista dell'uguaglianza dinanzi alla legge
da parte della comunità afroamericana con la fine della segregazione. Lo stesso papa Francesco - che meno di un mese fa aveva ricevuto in udienza privata la figlia minore Bernice Albertine King, anche lei impegnata per la non-violenza e contro ogni discriminazione - aveva richiamato la figura di Martin Luther King nel monumentale discorso al Congresso degli Stati Uniti, il 24 settembre 2015, elencandolo tra i «grandi americani», insieme ad Abraham Lincoln, Dorothy Day e Thomas Merton, e affermando che il suo «sogno» continua ad ispirarci.
Nel video il Papa con la figlia Martin Luther King: "Leader e autorità morale. Abbiamo bisogno di lui"
Quando Paolo VI e Martin Luther King s'incontrarono nel nome della pace
La sera di venerdì 18 settembre 1964 nei locali dei Palazzi Apostolici in Vaticano Paolo VI incontrò Martin Luther King. Di questo evento rimangono qualche immagine e poche parole che descrivono quel memorabile incontro che non fu la sola occasione che unì papa Paolo VI e al pastore protestante venuto dagli Stati Uniti per incontrarlo: tre giorni dopo l’assassinio di Martin Luther King – avvenuto il 4 aprile 1968 – nel giorno della Domenica delle Palme papa Montini lo ricordò all’Angelus con queste parole:
"La Nostra speranza cresce altresì vedendo che da ogni parte responsabile e dal cuore del popolo sano cresce il desiderio e l’impegno di trarre dall'iniqua morte di Martin Luther King un effettivo superamento delle lotte razziali e di stabilire leggi e metodi di convivenza più conformi alla civiltà moderna e alla fratellanza cristiana. Piangendo, sperando, Noi pregheremo affinché così sia".
L'appello dei vescovi Usa a 50 anni dalla morte di Martin Luther King
Nel suo discorso finale, la sera prima di essere assassinato da un colpo di fucile di precisione mentre si affacciava dal balcone del Lorraine Motel, Martin Luther King aveva fatto esplicito riferimento alle numerose minacce contro di lui e aveva chiarito che avrebbe amato una lunga vita, ma più importante di tutto, per lui, era fare semplicemente la volontà di Dio.
La Conferenza episcopale statunitense considera la vita di Luther King un esempio e un’ispirazione proprio per quel principio di resistenza non violenta che ha animato sempre la sua esistenza e le sue battaglie anche di fronte alle minacce, al ridicolo di cui veniva coperto, all'acquiescenza del potere.
"La nostra fede ci spinge ad essere coraggiosi, a rischiare qualcosa di noi stessi, nel difendere la dignità del prossimo che è fatto a immagine di Dio – proseguono i vescovi americani – papa Francesco ci ricorda spesso che non dobbiamo sederci in disparte di fronte al grande male o al bisogno estremo, anche quando il pericolo ci circonda". Onorare al meglio Martin Luther King e preservare la sua eredità si traduce, quindi, "nell'approfondire il nostro impegno a seguire la volontà di Dio, ovunque essa porti quando si lavora per la promozione della giustizia".