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Ai detenuti. Papa Francesco: «Tutti sbagliamo ma l'importante è non rimanere sbagliati»

sabato 23 ottobre 2021

Papa Francesco

"Tutti sbagliamo nella vita ma l'importante è non rimanere sbagliati". Lo ha detto papa Francesco incontrando ieri a Santa Marta un gruppo di detenuti ed ex detenuti che stanno scontando o hanno scontato la loro pena all'interno di strutture della Comunità di don Benzi a Vasto, in provincia di Chieti, e a Termoli vicino Campobasso.

Occorre "sempre camminare" da soli o chiedendo la mano di qualcuno, bussando alla porta anche se si vive lo smarrimento e non si sa dove andare, ha continuato il Pontefice. "È il Signore che ti dà l'opportunità e ti fa fare un passo". Ad accompagnare il gruppo, don Benito Giorgetta, parroco della chiesa di San Timoteo a Termoli.

Dell'incontro riferisce Vatican News. Francesco ha scelto di sentire la loro voce e ha ringraziato i presenti per le testimonianze offerte, spesso dure e faticose. Poi ha auspicato che la loro rinascita sia "contagiosa" e anche "liberatrice" e soprattutto che aiuti altre persone a fare lo stesso cammino.

Quindi "l'importante, nella vita, è camminare, essere in strada". C'è chi non vede la direzione e nemmeno la via, c'è "gente parcheggiata" da aiutare, con il "cuore parcheggiato" nel quale non entra l'inquietudine che ti fa muovere. "Ci muoviamo ma come in un labirinto, non troviamo la porta di uscita, la strada e andiamo lì, girando e girando dentro le cose senza uscirne".

Il Papa ha citato un canto degli Alpini che invita a non restare per terra, una volta che si è caduti. Rialzarsi anche grazie a chi aiuta a risollevarsi, senza mai guardare dall'alto in basso chi è caduto, perchè "è indegno". "Tante volte noi nella vita troviamo una mano che ci aiuta a sollevarci: anche noi dobbiamo
farlo con gli altri: con l'esperienza che noi abbiamo, farlo con gli altri".

Prima di salutare ha invitato a mettere a frutto quanto vissuto per generare il bene vero: "Io mi auguro che la vostra esperienza sia feconda, che sia come il seme, che si semina e poi cresce, cresce... Che sia come una malattia buona: si contagia. Un'esperienza contagiosa. E che sia liberatrice, che apra delle porte a tanta gente che ha bisogno di vivere l'esperienza che voi avete vissuto".