Il viaggio. Papa Francesco in Thailandia e Giappone a novembre
E’ ufficiale il Papa visiterà la Thailandia dal 20 al 23 novembre e il Giappone dal 23 al 26 novembre. L’annuncio del 32mo viaggio internazionale del Pontefice è stato dato questa mattina contemporaneamente dalla Sala Stampa della Santa Sede. Il comunicato vaticano spiega che il Giapppone il Papa visiterà la capitale Tokyo e le città di Hiroshima e Nagasaki, entrambe devastate dalle bombe atomiche statunitensi sul finire del secondo conflitto mondiale quando il Giappone era alleato dell’Asse Roma-Berlino. Da Tokyo - dove la notizia è stata data in contemporanea - si aggiunge che ci sarà anche un incontro con l’imperatore Naruhito e il premier Shinzo Abe.
Quella di Papa Francesco sarà la seconda visita di un Pontefice in Giappone e Thailandia. San Giovanni Paolo II infatti arrivò nell'arcipelago nipponico nel febbraio 1981 nell’ambito di un periplo che lo portò anche in Pakistan, Filippine, Guam e Alaska. Anche lui visitò le città di Tokyo, Hiroshima, Nagasaki. Papa Wojtyla visitò invece la Thailandia nel 1984, quando si recò anche in Corea, Papua Nuova Guinea e Isole Salomone.
Il motto del Viaggio in Thailandia è “Discepoli di Cristo, discepoli missionari”, con un richiamo ad un anniversario importante: nel 2019, infatti, ricorrono i 350 anni dell’istituzione del Vicariato Apostolico di Siam, eretto nel 1669. Un evento ricordato anche dal logo preparato per la visita: Francesco vi appare sorridente e benedicente, mentre in basso vi è disegnata una barca, simbolo dell’evangelizzazione, sormontata da un albero a tre vele, che richiamano la Trinità. A sorreggere l’imbarcazione è la raffigurazione stilizzata della mano della Vergine Maria. Infine, una Croce dorata esorta tutta la Chiesa cattolica thailandese ad essere testimone della Buona Novella.
Vengono così richiamate - ricorda Vaticannews - alla memoria le parole di Papa Francesco, contenute nel messaggio inviato, a gennaio di quest’anno, all'incontro svoltosi a Bangkok tra i presidenti delle Commissioni dottrinali delle Conferenze episcopali dell’Asia con una delegazione della Congregazione per la Dottrina della Fede. “Vi riunite - scriveva il Papa - provenendo da tutto questo vasto continente, che è caratterizzato da diversità religiosa, linguistica e culturale, al fine di riaffermare la nostra responsabilità comune per l’unità e l’integrità della fede cattolica ed esplorare nuovi mezzi e metodi per dare testimonianza del Vangelo in mezzo alle sfide del nostro mondo contemporaneo".
Il portale della Santa Sede sottolinea poi che il tema del viaggio in Giappone "si concentra, invece, sulla tutela della vita e del Creato". “Proteggere ogni vita”, con la “t” nella parola “vita” a forma di croce, è infatti il motto scelto per la visita, tratto dalla “Preghiera cristiana con il creato” che conclude l’Enciclica di Francesco “Laudato si’ sulla cura della casa comune”. L’esortazione è a rispettare non solo la dignità di ogni persona, ma anche l’ambiente, soprattutto in un Paese come il Giappone in cui la minaccia nucleare – si legge nella descrizione del motto – “rimane un problema persistente”. Tre fiamme di tre colori diversi caratterizzano il logo: una fiamma rossa a ricordare i martiri, fondamento della Chiesa in Giappone; una fiamma azzurra a rappresentare la Beata Maria che abbraccia tutta l’umanità come suoi figli, ed una fiamma verde che richiama sia la natura del Giappone, sia la missione di proclamare il Vangelo della speranza. Un cerchio rosso, come un sole, avvolge ogni vita, a simboleggiare l’amore. Il Papa, raffigurato in modo stilizzato in blu, appare benedicente.
Thailandia e Giappone due Paesi in cui i cattolici sono davvero un piccolo gregge. In ambo i casi intorno allo 0,5% della popolazione: 540mila circa in Giappone dove la maggioranza della popolazione è di tradizione scintoista e buddista in un contesto sociale però fortemente secolarizzato, meno di 400mila in Thailandia dove i buddisti sono al 95%.
Il nuovo viaggio di Papa Francesco servirà a confermare nella fede i cattolici di quelle terre e si svolgerà all’insegna della promozione della pace e del dialogo interreligioso. Il Pontefice ha più volte confessato che da giovane gesuita desiderava partire missionario per il Giappone, ma i superiori decisero diversamente.
Nei primi anni del suo pontificato, nonostante ripetuti inviti e sollecitazioni, non sembrava intenzionato intraprendere questo viaggio. L’arcivescovo di Nagasaki, Joseph Mitsuaki Takami, ha confidato di aver scritto una lettera di invito almeno cinque volte, senza ricevere risposta. Ma poi, quasi a sorpresa, un anno fa, il 12 settembre 2018, arrivò l’annuncio. Nell'Auletta Paolo VI Papa Francesco ebbe un incontro con un gruppo di persone membri dell'Associazione giapponese "Tensho Kenoh Shisetsu Kenshoukai" e alla fine parlando a braccio disse: "Approfittando di questa visita, vorrei annunciarvi la mia volontà di visitare il Giappone l’anno prossimo. Speriamo di poterlo fare”.
L’associazione era accompagnata dal provinciale dei gesuiti padre Renzo De Luca, argentino, che ebbe come direttore spirituale l’allora padre Jorge Mario Bergoglio. In una intervista all’Osservatore Romano del 2013 De Luca ha anche ricordato che padre Bergoglio lo andò a trovare in Giappone nel 1987. Quindi per Papa Francesco sarà un ritorno nella terra del Sol Levante dove la presenza dei figli di Sant’Ignazio, risale alla prima evangelizzazione del XVI secolo con San Francesco Saverio e altri grandi missionari. Molti furono martirizzati tra il XVI e il XVII secolo, quando il Giappone mise fuori legge i cristiani e si chiuse totalmente all’Occidente. Oggi i gesuiti gestiscono l’apprezzata Sophia University di Tokyo.
Le tappe di Nagasaki e Hiroshima sono legate al triste e drammatico ricordo delle uniche due città che nella storia hanno sperimentato la potenza distruttrice degli ordigni atomici. E’ facile immaginare che in tale contesto il Papa rinnoverà la sua ferma condanna dell’uso e anche del possesso delle armi nucleari. Un tema che sta molto a cuore al Papa. Basti ricordare che durante il volo verso il Cile nel gennaio 2018 ai giornalisti che seguivano il suo 22mo viaggio apostolico, Papa Francesco aveva voluto fosse distribuita la foto del “bambino di Nagasaki”. L’immagine, scattata dopo il bombardamento atomico di Nagasaki, mostra un bimbo che porta in spalla il fratellino morto. Il Pontefice l’aveva già fatta distribuire a fine dicembre, con la lapidaria didascalia: “Il frutto della guerra”.
La visita a Nagasaki sarà anche l’occasione per ricordare la storia dei “cristiani nascosti”, i kakure kirishitan, che vissero nel nascondimento la loro fede nei due secoli in cui il cristianesimo bandito dal Paese, per poi riapparire ai missionari che tornarono in Giappone dopo la riapertura dei rapporti con l’Occidente del 1853. Tra i discendenti di questi cristiani nascosti c’è anche l’arcivescovo di Osaka Manyo Maeda, creato cardinale da Papa Francesco nel giugno 2018.
In una Tokyo impegnata nei preparativi per ospitare le Olimpiadi 2020 Papa Francesco incontrerà l’imperatore Naruhito - che verrà solennemente intronizzato il 22 ottobre nel corso di una cerimonia in cui parteciperà come inviato speciale del papa il cardinale Francesco Monterisi – e il premier Shinzo Abe, già ricevuto in udienza in Vaticano nel giugno 2014. Il capo di governo nipponico all’epoca ebbe come interprete una funzionaria che oggi è il numero due dell’ambasciata nipponica presso la Santa Sede, Teruyo Shimasaki. Mentre titolare della rappresentanza diplomatica è dal 2016 Yoshio Matthew Nakamura, primo cattolico a ricoprire tale incarico. Nel comunicato rilasciato dalla Sala Stampa Vaticana al termine dell’udienza del 2014 vennero ribadite “le buone relazioni esistenti tra il Giappone e la Santa Sede”, nonché “l’intesa e la collaborazione tra la Chiesa e lo Stato, in ambito educativo, sociale e sanitario”.
La prevista visita del Papa in Thailandia, come già detto, cade nel 350° anniversario del Vicariato apostolico del Siam (1669-2019), che ha segnato l’inizio della presenza della Chiesa cattolica. A maggio il cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, si era recato il Paese visitando la capitale Bangkok e Chiang Mai, nel nord, dove è forte la presenza delle popolazioni tribali. “Questo momento storico del 350° anniversario dell'inizio dell'istituzione della gerarchia - aveva dichiarato nell'occasione il porporato - porta alla nostra attenzione la necessità di un nuovo slancio missionario. Gli sforzi pionieristici dei missionari che hanno portato la Buona Novella della Salvezza al popolo thailandese devono continuare. La formazione missionaria è ora compito della Chiesa locale. Questo lavoro deve essere visto come centrale per la missione della Chiesa in Thailandia. Pertanto, ogni sforzo per l'evangelizzazione deve essere un elemento chiave nell'attività pastorale degli istituti religiosi, di parrocchie, scuole, movimenti laicali e, in particolare, dei gruppi di giovani nelle vostre Chiese particolari”.