Il viaggio. Francesco in Bulgaria e Nord Macedonia, al centro dialogo, pace, migrazioni
Papa Francesco nei suoi viaggi apostolici tende a privilegiare le periferie geografiche ed ecclesiali, a promuovere il dialogo ecumenico e inter-religioso e a costruire la pace. La visita in Bulgaria e Macedonia del Nord da questa domenica a martedì contiene un po’ tutti questi ingredienti. Con in più anche due elementi che risaltano con particolare evidenza nella sua predicazione in specie negli ultimi tempi: il dramma dei profughi e dei migranti, e il pericolo di un nazionalismo esasperato.
I due Paesi si trovano infatti ai margini sudorientali del Vecchio Continente. Sofia fa già parte dell’Unione europea, mentre la Macedonia del Nord, dopo l’accordo sul nome con la Grecia, può ora aspirare a farlo. Entrambi gli stati contano una percentuale esigua di cattolici (l’1% in Bulgaria e meno ancora in Macedonia). Si tratta di un “piccolo gregge” che il successore di Pietro viene a confermare nella fede. E che avrà un momento particolarmente commovente nella Messa papale a Rakovsky, cuore della Bulgaria cattolica, dove più di duecento bambini riceveranno la prima Comunione.
Siamo in terre a grande maggioranza ortodossa e con una corposa presenza islamica. E proprio il dialogo ecumenico è uno dei punti più delicati del viaggio papale. Il patriarcato bulgaro è infatti tra i più rigidi nel trattare con le altre confessioni cristiane. Non ammette in nessun caso liturgie e preghiere in comune. Significative a questo proposito le due variazioni lessicali approntate, evidentemente per non urtare la controparte, nell’ultima versione del programma del viaggio rispetto alla prima diffusa il 7 marzo (la «preghiera in privato» del Papa nella Cattedrale ortodossa di Sofia è diventata «preghiera in silenzio» e «la preghiera per la pace» in piazza Nezavisimost è stata cambiata in «incontro per la pace»).
In Macedonia poi non ci sarà un incontro formale con i leader ortodossi perché la Chiesa locale, proclamatasi autocefala staccandosi dal Patriarcato serbo nel 1967, non è riconosciuta canonicamente da nessuna chiesa ortodossa. Aldilà di questo però papa Francesco incontrerà il patriarca Neofit col Santo Sinodo e ci sarà uno scambio di discorsi. Mentre i vescovi locali sottolineano i rapporti di “buon vicinato” e l’esistenza e la progressione di un “ecumenismo pratico” che va oltre le rigidità liturgiche e dottrinali.
Siamo nel Balcani, tradizionalmente il “ventre molle”, la “polveriera” d’Europa. Dove i ricordi di guerra non risalgono ai giorni del secondo conflitto mondiale, ma sono molto più recenti. E dove il nazionalismo esasperato ha prodotto morte e distruzione, con ferite che ancora non si sono rimarginate.
Non è un caso che il Papa abbia visitato più volte questa regione oggi più che mai particolarmente bisognosa di un messaggio di pace: Tirana nel 2014 e Sarajevo nel 2015. Ora Sofia e Skopje. A fine maggio e inizio giugno Bucarest, con Iasi e Blaj. E se ci fosse il via libera del patriarcato serbo, non c’è dubbio che il vescovo di Roma si recherebbe anche a Belgrado.
Nel suo viaggio il Papa pronuncerà 12 interventi. Ed è prevedibile che nei due discorsi alle autorità civili e diplomatiche non mancherà un riferimento al pericolo costituito dai nazionalismi esasperati e al tema dell’accoglienza verso i profughi e i migranti. Ma il Pontefice non si limiterà alle parole. Ci saranno anche gesti speciali. Uno su tutti la visita privata al campo profughi di Vrazhdebna a Sofia, dove è previsto un momento molto toccante, quando riceverà i disegni dei bambini che vi sono ospitati.
Siamo infine nelle terre evangelizzate dai santi Cirillo e Metodio, che san Giovanni Paolo II volle compatroni d’Europa. E Francesco intraprende questo pellegrinaggio sulle orme di altri due santi: Giovanni XXIII, il “Papa bulgaro” perché primo Delegato apostolico a Sofia e autore della Pacem in terris, e Madre Teresa di Calcutta che è nata è cresciuta a Skopje prima di diventare “missionaria della carità di Cristo” in tutto il mondo.
Il programma del viaggio e i videomessaggi di papa Francesco