In aereo. Papa Francesco di ritorno da Malta: il viaggio in Ucraina? Sono disponibile
Papa Francesco a bordo del volo che lo riporta a Roma da Malta
Intervista breve ma intensa quella di papa Francesco sul volo di rientro da Malta. I giornalisti al seguito, facendo il loro mestiere, cercano di carpire dal Pontefice qualcosa in più, rispetto a quanto già detto riguardo all’ipotesi di un viaggio a Kiev o un giudizio più circoscritto su Vladimir Putin. Senza successo.
Ma andiamo con ordine. La prima domanda è sullo stato di salute del Papa. Durante tutto il viaggio infatti era evidente la sofferenza di Francesco nel camminare. «La mia salute – risponde il Papa – è un po’ capricciosa, perché ho questo problema al ginocchio che provoca problemi di deambulazione, nel camminare, è un po’ fastidioso, ma va migliorando». È «una cosa lenta; vediamo se torna indietro, ma c’è il dubbio: a questa età non si sa come finirà la partita, speriamo che vada bene». Riguardo al viaggio il Pontefice in particolare parla del problema dei migranti, «grave perché sia Grecia, Cipro, Malta, Italia, Spagna, sono i Paesi più vicini all’Africa e al Medio Oriente e sbarcano qui, arrivano qui». «I migranti vanno accolti sempre!», ammonisce. «Il problema – aggiunge – è che ogni governo deve dire quanti ne può ricevere normalmente perché possano vivere lì. Per questo ci vuole un’intesa con i Paesi dell’Europa, che non tutti sono disposti a ricevere i migranti». Francesco denuncia il fatto che i migranti respinti vanno a finire nei «lager che ci sono sulla costa libica». «Questo sembra criminale», commenta. E infine auspica che la «tanta generosità» manifestata in Europa per gli ucraini venga riservata anche «agli altri che vengono dal Mediterraneo».
Capitolo guerra in Ucraina. Francesco ribadisce che «è una crudeltà, una cosa inumana e va contro lo spirito umano, non dico cristiano, umano». È «lo spirito di Caino». Conferma di essere «disposto a fare tutto quello che si possa fare; e la Santa Sede, soprattutto la parte diplomatica, il cardinale Parolin (il Segretario di Stato, ndr), monsignor Gallagher (il "ministro degli esteri" vaticano, ndr), stanno facendo di tutto, di tutto; non si può pubblicare tutto quello che fanno, per prudenza, per riservatezza, ma siamo al limite del lavoro».
Ipotesi viaggio a Kiev. Il Papa dice di avere «in mente di andarci», «la disponibilità sempre c’è, non c’è un “no” a priori, sono disponibile». Quindi l’ipotesi «è sul tavolo», il progetto «è lì, come una delle proposte arrivate, ma non so se si potrà fare, se è conveniente farla, se farla sarebbe per il meglio, se conviene farla e devo farla, è in sospeso tutto questo».
Incontro con il patriarca Kirill. Ci si sta pensando «da tempo», «si sta lavorando a questo», e «si sta pensando di farlo in Medio Oriente».
I rapporti con Putin. Premessa del Papa: «Le cose che ho detto alle autorità di ogni parte sono pubbliche. Nessuna delle cose che ho detto è riservata per me». Francesco ricorda di aver parlato con Kirill, con il presidente ucraino Zelensky, con l’arcivescovo maggiore Shevchuk. Riguardo a Mosca dice: «Il presidente della Russia l’ho sentito alla fine dell’anno quando mi ha chiamato per farmi gli auguri, abbiamo parlato». Poi aggiunge: «E ho pensato, il primo giorno della guerra, che dovevo andare all’Ambasciata russa per parlare con l’ambasciatore, che è il rappresentante del popolo, e fare le domande e dire le mie impressioni sul caso». Infine ribadisce: «Il messaggio che ho dato a tutte le Autorità è quello che faccio pubblicamente. Non faccio un doppio linguaggio. È sempre lo stesso».
Il grazie ai giornalisti. Il Papa confida di aver sentito «con regolarità» Elisabetta Piqué, giornalista argentina amica di antica data ora inviata a Odessa. E ne approfitta offrire le «condoglianze» per i cronisti «caduti» nel «servizio del bene comune, dell’informazione». «Non dimentichiamoli – aggiunge –. Sono stati coraggiosi e io prego per loro, perché il Signore dia il premio al loro lavoro».
«Siamo tutti colpevoli!». Il Papa infine parla sulla questione delle «guerre giuste o le guerre ingiuste». Lo fa con toni drammatici. «Ogni guerra – rimarca – nasce da un’ingiustizia, sempre. Perché è lo schema di guerra, non è lo schema di pace. Per esempio, fare investimenti per comprare le armi. Mi dicono: ma ne abbiamo bisogno per difenderci. E questo è lo schema di guerra». Oggi, nonostante le tragedie del passato, «lo schema della guerra si è imposto un’altra volta». Conclude: «Siamo testardi come umanità. Siamo innamorati delle guerre, dello spirito di Caino. Non a caso all’inizio della Bibbia c’è questo problema: lo spirito “cainista” di uccidere, invece dello spirito di pace. Io sono addolorato per questo che succede oggi. Non impariamo. Che il Signore abbia pietà di noi, di tutti noi. Tutti siamo colpevoli!».