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17 dicembre. Papa Francesco compie 82 anni. Gli auguri della Cei

Filippo Rizzi lunedì 17 dicembre 2018

Oggi papa Francesco compie 82 anni. Era il 17 dicembre del 1936 quando nasceva a Buenos Aires il 266° successore dell’apostolo Pietro, papa Francesco. Un anniversario quello di oggi che ci riporta a ripercorrere i dati più significativi e singolari di un Pontefice il primo ad essere nato nel Continente latino americano ma anche il primo a provenire dall'Ordine dei gesuiti.

Un primato quello di Bergoglio significativo anche per un altro dettaglio spesso poco ricordato dal mondo dei media e dei social: era dall’elezione di papa Gregorio XVI, nel 1831, il monaco benedettino camaldolese Bartolomeo Alberto Cappellari, che non veniva più scelto come Vescovo di Roma, un membro proveniente da un Ordine religioso.

L’allora arcivescovo di Buenos Aires il cardinale Jorge Mario Bergoglio è salito al soglio di Pietro, dopo la rinuncia al ministero petrino di Benedetto XVI, il 13 marzo 2013, scegliendo come nome quello di Francesco. Un omaggio il suo alla figura del Poverello d’Assisi.

Solo otto giorni dopo la nascita il futuro Papa viene battezzato, il 25 dicembre 1936, presso la parrocchia San Carlo Borromeo (basilica Maria Ausiliatrice), nel quartiere Almagro di Buenos Aires. Ad amministrare il Sacramento del battesimo fu il salesiano di origini italiane il salesiano don Enrique Pozzoli.

Fu proprio questo prete originario di Lodi a guidarlo nella sua crescita come suo primo direttore spirituale. Una storia quella della sua chiamata a farsi religioso cominciata a 17 anni quando si accende in lui la scintilla della vocazione al sacerdozio. Nella confessione nel 1954 con padre Carlos Duarte nella chiesa di San José de Flores, Bergoglio trova una guida capace di fargli scoprire la sua chiamata.

«Tornò a casa – si legge nel libro conversazione “El Jesuita” del Pontefice (dal 2013 tradotto in Italia con il titolo “Papa Francesco”, Salani editore) con Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti – con una convinzione ferma: voleva, doveva diventare sacerdote».

Passeranno ancora quattro anni prima di rispondere fermamente a quella chiamata che aveva tenuto solo per se. Solo a 21 anni l’ingresso nella Compagnia di Gesù con in tasca un diploma di perito chimico. All'interno dell’Ordine dopo aver conseguito il tradizionale cursus accademico teologico-filosofico dei gesuiti viene ordinato sacerdote il 13 dicembre del 1969 dall’allora arcivescovo della diocesi di Cordoba Ramon José Castellano.

Prosegue quindi la formazione tra il 1970 e il 1971 in Spagna, e il 22 aprile 1973 emette la professione perpetua nei gesuiti. Di nuovo in Argentina, è maestro di novizi a Villa Barilari a San Miguel, professore presso la facoltà di teologia. Il 31 luglio 1973 viene nominato provinciale dei gesuiti dell’Argentina. Sei anni dopo riprende il lavoro nel campo universitario e, tra il 1980 e il 1986, è di nuovo rettore del collegio di San Giuseppe, oltre che parroco ancora a San Miguel. Nel marzo 1986 va in Germania per ultimare la tesi dottorale; quindi i superiori lo inviano nel collegio del Salvatore a Buenos Aires e poi nella chiesa della Compagnia nella città di Cordoba, come direttore spirituale e confessore. È il cardinale e arcivescovo di Buenos Aires Antonio Quarracino a volerlo come vescovo ausiliare della arcidiocesi argentina nel 1992. Nel 1998, per volere di Giovanni Paolo II, viene nominato arcivescovo di Buenos Aires e nel 2001 sempre papa Karol Wojtyla lo crea cardinale. Nell’aprile del 2005 partecipa al Conclave in cui è eletto Benedetto XVI.

Certamente significativo è ritornare proprio oggi a quel 13 dicembre di 49 anni fa quando il quasi 33enne Jorge Mario Bergoglio veniva ordinato presbitero ma anche a quella chiamata a seguire il Signore che il futuro Papa avvertì a 17 anni nel lontano 1954 dopo il colloquio con il padre Duarte. «Fu la sorpresa, lo stupore di un incontro, mi resi conto che mi stavano aspettando. ¬– si legge ancora nel libro conversazione “El Jesuita” .- Questa è l'esperienza religiosa: lo stupore di incontrare qualcuno che ti sta aspettando. Da quel momento per me Dio divenne colui che ti "anticipa". Tu lo stai cercando, ma è Lui a trovarti per primo. Lo vuoi incontrare, ma è Lui che ti viene incontro per primo».

Chi è il sacerdote per papa Francesco? La risposta la si ritrova nei tanti discorsi e nelle omelie pronunciate in questi 5 anni di magistero. È, ad esempio, nell'incontro con i sacerdoti della diocesi di Roma nel 2014 che il Pontefice richiama alcune parole chiave del suo pontificato: “misericordia”. “Così a immagine del Buon Pastore, il prete - afferma - è uomo di misericordia e di compassione, vicino alla sua gente e servitore di tutti. Il prete è chiamato a imparare questo, ad avere un cuore che si commuove”. Un sacerdote è colui che, a suo giudizio, è in grado di curare le ferite.

O ancora recentemente per capire quale identikit del buon sacerdote il Vescovo di Roma abbia in mente. Basta riprendere in mano l’omelia per la Messa del Crisma pronunciata nel marzo scorso in cui Francesco ricorda che «il sacerdote vicino, che cammina in mezzo alla sua gente con vicinanza e tenerezza di buon pastore (e, nella sua pastorale, a volte sta davanti, a volte in mezzo e a volte indietro), la gente non solo lo apprezza molto, va oltre: sente per lui qualcosa di speciale, qualcosa che sente soltanto alla presenza di Gesù. Perciò non è una cosa in più questo riconoscere la nostra vicinanza. In essa ci giochiamo se Gesù sarà reso presente nella vita dell’umanità, oppure se rimarrà sul piano delle idee, chiuso in caratteri a stampatello, incarnato tutt'al più in qualche buona abitudine che poco alla volta diventa routine».

O alla luce di questo significativo anniversario torna ancora in mente la confidenza che il Pontefice manifestò alla scrittrice argentina Olga Wornat: «Ciò che mi piace di più è essere prete» e perciò «preferisco essere chiamato padre». E infatti, nelle sue stesse omelie di Casa Santa Marta e in svariati altri interventi, il Papa eletto il 13 marzo 2013 è e sarà sempre in un certo senso «Padre Bergoglio».

IL MESSAGGIO INVIATO DAI VESCOVI ITALIANI: AUGURI, SANTITÀ!

“Beatissimo Padre, in questo giorno di festa Le auguriamo di sentire la riconoscenza di tutta la nostra Chiesa e di sperimentare – come riflesso della Sua testimonianza – le ricchezze inestimabili che la Grazia suscita in questo nostro tempo”.

È un passaggio del messaggio di auguri inviato dalla Presidenza della Conferenza episcopale italiana a Papa Francesco, nel giorno del Suo compleanno. “Santità – si legge nel testo a firma del presidente e del segretario Cei, cardinale Gualtiero Bassetti e monsignor Stefano Russo -, nel giorno del Suo compleanno la pagina del Vangelo – con il racconto della genealogia di Gesù – ci offre lo spunto per rivolgerLe un pensiero affettuoso. Con il Suo magistero e la Sua personalità, infatti, Lei ci interroga e provoca a essere una Chiesa immersa nella storia, Chiesa capace di non scandalizzarsi delle contraddizioni e dei ritardi, Chiesa attenta a riconoscere i segni dello Spirito ovunque si manifestino. Lei, Santità, ci aiuta ad aprire sui poveri gli occhi e il cuore, spingendoci a farci loro prossimo con la comprensione benevola e creativa della carità. Lei ci riporta alla freschezza liberante di una Parola che si è fatta carne e chiede di essere annunciata nella sua conformità con i fatti. Il Suo incessante invito a non dimenticarci di pregare per Lei è il dono più prezioso che Le assicuriamo a nome di tutte le Comunità ecclesiali che sono in Italia. Auguri di vero cuore, Santità”.

E auguri anche da Avvenire!