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Viaggio. Papa Francesco è arrivato in Mongolia: "Un popolo piccolo in una terra grande"

Stefania Falasca, inviata a Ulan Bator (Mongolia) venerdì 1 settembre 2023

L'arrivo di papa Francesco a Ulan Bator

Il silenzio di un cielo azzurro e nuvole bianche ha dato il benvenuto a papa Francesco al suo arrivo a Ulan Bator, capitale dello sterminato Paese delle steppe. Appena sceso al Cengis Khan International Airport, una donna con il tradizionale abito deel ha offerto una tazza di yogurt secco di yak al primo Pontefice a mettere piede in Mongolia.

Non ci sono discorsi, solo la Guardia d’Onore con i militari nella divisa con i colori della bandiera nazionale e gli onori della ministra degli Esteri, Batmunkh Battsetseg. Non ci sono folle né cartelli nella strada che porta il Papa dall’aeroporto alla capitale. Ai lati corrono distese di praterie puntellate di bianche ger – le tende-abitazioni tipiche dei popoli nomadi – più in là Ulan Bator è nella tenaglia di un traffico caotico tra cantieri, palazzoni in stile sovietico e ciminiere.

L’auto con papa Francesco si dirige a sud della città, nel distretto di Khan Uul, tra le principali aree industriali della regione. Lo rivedremo domani mattina, 2 settembre, nella piazza Sukhbaatar davanti al Palazzo di Stato dove terrà il suo primo appuntamento pubblico con l’incontro con le autorità civili.

«È andare a un popolo piccolo in una terra grande – ha detto papa Francesco sul volo verso Ulan Bator – La Mongolia sembra non finire e gli abitanti sono pochi. Un popolo piccolo ma di grande cultura. Credo che ci farà bene capire questo silenzio così grande – ha affermato – Ci aiuta a capire cosa significa non con l’intelligenza ma con i sensi la Mongolia».

Poi ha fatto riferimento al poema sinfonico "Nelle steppe dell'Asia centrale" del compositore russo Aleksandr Porfir'evič Borodin: «Mi permetto di dire anche che farà bene ascoltare la musica di Borodin che è stata capace di descrivere cosa significa la vastità della Mongolia».

Diversi i telegrammi inviati ai presidenti dei Paesi sorvolati durante il viaggio. Oltre a quello indirizzato al presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, il Papa ha inviato telegrammi al presidente croato Zoran Milanović nel quale ha ricordato la recente visita in Vaticano del 2021. Nel telegramma alla Bosnia il Papa assicura la sua preghiera e invoca «benedizioni onnipotenti di unità, fraternità e concordia». «Preghiere per la pace e l’unità della nazione» anche in quello indirizzato al presidente serbo e al presidente del Montenegro. Ancora «doni di unità, gioia e pace» sono accompagnati dalla benedizione papale per la Bulgaria attraverso il telegramma al presidente. Nel messaggio al presidente turco Recep Tayyip Erdoğan e «al popolo tutto», papa Francesco assicura le sue preghiere, invocando «sulla nazione le benedizioni divine dell'armonia fraterna e della pace». Così alla presidente della Georgia e al presidente azero. Sorvolando il Kazakistan, visitato nel settembre dello scorso anno, le preghiere «affinché l'Onnipotente conceda abbondanti benedizioni alla nazione».

Prima di entrare in Mongolia, al presidente della Cina, Xi Jinping, papa Francesco ha inviato un saluto di augurio «nel momento in cui attraverso lo spazio aereo del suo Paese in rotta verso la Mongolia. Assicurandole le mie preghiere per il benessere della nazione – si legge – invoco su tutti voi le benedizioni divine di unità e pace». Il primo telegramma a Xi Jinping il Papa lo aveva inviato nel 2014 sorvolando la Cina in volo verso Seul. Aveva indirizzato il telegramma al presidente cinese esprimendo «cordialità» sia al capo di Stato che al suo popolo, invocando «la divina benedizione per la pace e il benessere della nazione».

Francesco è andato incontro ai giornalisti camminando con il suo bastone e ha salutato uno per uno i sessantasei giornalisti del volo per Ulan Bator. Con la corrispondete dell’emittente della Conferenza episcopale spagnola Eva Fernandez – che le ha mostrato una borraccia crivellata di pallottole di un soldato ucraino scampato alla morte – ha commentato quanto sia difficile la diplomazia in tempo di guerra. «A volte – ha ripreso papa Francesco – c’è bisogno anche di avere un po’ di senso dell’umorismo». Con il collega dell’Ansa ha commentato la grave notizia della morte degli operai sul lavoro avvenuta di recente nei pressi di Torino: «Una calamità e un’ingiustizia che avvengono sempre per mancanza di cura – ha affermato – I lavoratori sono sacri». Alla collega francese ha infine anticipato che sta scrivendo una lettera su Santa Teresa del Bambin Gesù che uscirà il prossimo 15 ottobre.