Esplosione a Beirut. Papa Francesco invia al Libano 250.000 euro. La Cei un milione
L'Angelus di Papa Francesco lo scorso 26 luglio
Papa Francesco ha inviato, tramite il Dicastero vaticano per lo Sviluppo umano integrale, un primo aiuto di 250.000 euro "in sostegno alle necessità della Chiesa libanese in questi momenti di difficoltà e di sofferenza", si legge in una nota del Vaticano.
Anche la Conferenza episcopale italana ha deciso di destinare al Libano un milione di euro, dai fondi dell'8 per mille.
Per la Santa Sede tale dono vuole essere "un segno della premura" del Pontefice verso la popolazione coinvolta dalla deflagrazione al porto di Beirut, "significando la sua paterna vicinanza con quanti si trovano nel dolore e nelle difficoltà più stringenti".
L'aiuto di papa Francesco è stato trasmesso tramite la Nunziatura Apostolica a Beirut e servirà per soccorrere le persone colpite dalla terribile esplosione, che ha provocato morti, feriti, sfollati, distruggendo edifici, chiese, monasteri, strutture civili e sanitarie. "A fronte delle urgenti necessità, è stata immediata la risposta di soccorso da parte delle strutture cattoliche, mediante centri di accoglienza per gli sfollati, unitamente all'azione di Caritas Libano, Caritas Internationalis e varie Caritas sorelle".
La Cei fa sapere che l'aiuto stanziato è destinato ai bisogni più urgenti: "l'assistenza sanitaria per i feriti, cibo, acqua, alloggio per gli sfollati, sostegno psico-sociale per i soggetti più vulnerabili".
"La Chiesa italiana esprime cordoglio e vicinanza alla popolazione libanese e assicura la propria preghiera per le vittime, i loro familiari e i feriti". Lo stanziamento Cei è destinato al sostegno dei piani di intervento d'emergenza di Caritas Libano, tramite Caritas Italiana, per i prossimi 12 mesi. In coordinamento con le agenzie umanitarie presenti, la Caritas sta già fornendo cibo, farmaci, assistenza medica, beni di prima necessità, kit igienico sanitari, e prevede di continuare tali azioni per i prossimi mesi. Inoltre, sosterrà gli interventi per la riparazione delle abitazioni, le azioni di riabilitazione, l'accompagnamento e il sostegno al reddito per le fasce più povere e vulnerabili della popolazione.
E la Caritas ambrosiana ha lanciato una raccolta fondi per sostenere la Caritas Libano che da quando è avvenuta l'esplosione che ha dilaniato la capitale Beirut ha distribuito 2.300 pasti caldi a chi ne aveva bisogno in tende di emergenza dove fornisce anche pronto soccorso medico e psicologico.
"Siamo profondamente addolorati per quello che è accaduto e in segno di vicinanza - ha spiegato il direttore della Caritas Ambrosiania Luciano Gualzetti - vogliamo sostenere i tanti operatori della Caritas Libano alla quale ci lega una relazione di amicizia che dura da anni". Proprio in virtù di quella relazione, spiega una nota di Caritas, erano presenti a Beirut anche due volontarie del
servizio civile all'estero che fortunatamente, pur avendo subito gravi danni alla loro abitazione, sono incolumi e stanno bene. Si possono fare versamente sul conto corrente postale o sui conti bancari della Caritas (tutte le informazioni sul sito www.caritasambrosiana.it) mettendo la causale Emergenza Libano Agosto 2020. Ed è possibile fare donazioni anche all"Ufficio
Raccolta Fondi in Via S. Bernardino 4, aperto dal lunedì al venerdì.
In campo per portare aiuti anche tante associazioni di volontariato e Ong. Tra queste Oxfam, che è intervenuta dalle prime ore per soccorrere la popolazione e si prepara nei prossimi giorni a fornire materiali utili a ripararsi (teli di plastica, legname), mezzi per liberare le strade dalle macerie, supporto finanziario a comunità e famiglie. Lo fa sapere la Ong in un comunicato indicando il link su cui è possibile seguire il lavoro di Oxfam e donare: www.oxfamitalia.org/emergenza-beirut .
"Beirut e il Libano sono di fronte a una sfida enorme per i mesi a venire - ha detto Silvana Grispino, responsabile Libano per Oxfam Italia - Il paese era già in emergenza economica e sociale prima di questo disastro, con la moneta che ha perso circa l'80% del suo valore, l'aumento drammatico dei casi di coronavirus, gli ospedali già sotto pressione. Chi ha perso la casa non avrà soldi per ricostruire, beni essenziali, come grano o medicine, saranno presto insufficienti, visto che il porto di Beirut, principale punto di stoccaggio e approvvigionamento, è stato raso al suolo, e con esso ben 3 ospedali fortemente danneggiati."